La Nouvelle Théologie: eresia del secolo XX

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n. 78 Giugno 2018

Karl Rahner si inserisce nelle correnti più estreme della chiamata Nouvelle Théologie, più volte condannate da Pio XII, che nel 1950 pubblicò perfino un’enciclica specificamente contro di essa: Humani Generis.

La Nouvelle Théologie fu l’erede diretta del Modernismo, condannato nel 1908 da s. Pio X, che lo definì “la sintesi di tutte le eresie”. Condannati, i modernisti si nascosero in ciò che Antonio Fogazzaro, figura di spicco della corrente, chiamò una “frammassoneria cattolica”. Lungi dal velare il carattere di setta segreta, essi anzi se ne vantavano: “Non ci resta che aspettare il giorno in cui, grazie a un lavoro silenzioso e segreto, avremo guada­gnato per la causa della libertà una porzione più ampia delle truppe della Chiesa “, scriveva il mo­dernista George Tyrrell nel 1910.

Questo “lavoro silenzioso e segreto” cominciò a dare i primi frutti negli anni Trenta del secolo scorso, col cosiddetto “problema teologico”. I grandi focolai furono la facoltà domenicana Le Saulchoir e la facoltà gesuita di Lyon-Fourvière. Si parlava – già allora! – di “cambio di paradigma teologico”. “Il cambiamento di prospettiva operatosi dolorosamente e tragicamente con il modernismo fu ripreso e riproposto dalla Nouvelle Théologie“, spiega don Germano Pattaro, allora docente di teologia al Seminario Patriarcale di Venezia

I nuovi teologi adducevano come pretesto quello stesso dei modernisti, e prima di loro dei cattolici liberali: adattare la Chiesa allo “spirito dei tempi”. A tale scopo, si adoperarono per reinterpretare tutta la dottrina cattolica, a cominciare dalla filosofia che ne era alla base, secondo i canoni dell’esistenzialismo, non si sa perché ritenuto più à la page. Secondo loro, la Rivelazione non è avvenuta nella storia, ma dalla storia. In altre parole, la stessa storia è veicolo di Rivelazione. “Dio parla per eventi — secondo Marie Dominique Chenu — l’economia della rivelazione non è una storia in cui avviene una rivelazione, ma una storia di per sé rivelatrice “.

Non era, però, qualsiasi storia che mediava la Rivelazione, bensì quella rivoluzionaria: “La progressiva socializzazione. Lo sviluppo della classe operarla, la militanza sociale della donna, l’organizzazione della coscienza internazionale, la liberazione dei popoli dal giogo coloniale, la liberazione sessuale “.

I nuovi teologi introdussero così una confusione fra la storia della salvezza (soprannaturale), e la storia profana. Essendo mediatrice di Rivelazione, quest’ultima è di per sé sacra. In questo modo, sacralizzarono le rivoluzioni in corso all’epoca, specialmente quelle di segno socialista e comunista.

Pari passu, svilupparono una nuova ecclesiologia, manipolando il concetto di “popolo di Dio”. Volevano distruggere ogni gerarchia nella Chiesa, in favore di una visione ugualitaria, laica e desacralizzata. “La mia visione della Chiesa mette in di­scussione il sistema piramidale, gerarchico e giuridico — affermava Yves Congar — la mia ecclesiologia è quella del «popolo di Dio» “.

Pio XII condannò più volte questa corrente. Nel 1943 pubblicò l’enciclica Mystici Corporis Christi, nella quale avvertiva contro gli errori della Nouvelle Théologie in campo ecclesiologico. Poi, in due allocuzioni nel 1946 ai Padri Gesuiti e ai Padri Domenicani, il Pontefice fu molto chiaro: “Che nessuno indebolisca o sconvolga ciò che non dovrebbe mai cambiare. Molto si è detto, e in maniera assai leggera, su una «nuova teologia» secondo cui la teologia cattolica dovrebbe svilupparsi seguendo l’evoluzione generale delle cose, diventando così qualcosa in perpetuo movimento senza mai essere saldamente ancorata. Se dovessimo assumere un tale parere, cosa diventerebbe dei dogmi immutabili della Chiesa cattolica? Che ne sarebbe dell’unità e della stabilità della fede?“.

Nel 1947 il Papa promulgò l’enciclica Mediator Dei, una condanna alla Nouvelle Théologie in campo liturgico. Finalmente, il 12 agosto 1950, Pio XII pubblicò l’enciclica Humani generis, specificamente rivolta alla Nouvelle Théologie. In essa, il Papa mette in guardia contro coloro che “senza prudenza né discernimento, ammettono e fanno valere per origine di tutte le cose il sistema evoluzionistico, pur non essendo esso indiscutibilmente provato nel campo stesso delle scienze naturali, e con temerarietà sostengono l’ipotesi monistica e panteistica dell’universo soggetto a continua evoluzione“.

Purtroppo, i venti della storia – anche all’interno della Chiesa -soffiavano dall’altra parte. Tutti i nuovi teologi si ritrovarono “periti” durante il Concilio Vaticano II.