Preambolo antropologico

Italiani, rivista che ignora il politicamente corretto n.2013 del 7 Giugno 2018

di Luigi Fressoia

(archifress@tiscali.it)

Giustamente si diffida del matrimonio politico tra chi vuole rimuovere la Fornero e ridurre le tasse grazie alla FlatTax e chi chiede Reddito di Cittadinanza cioè maggiori uscite dalle casse statali. Tuttavia è bene constatare che di siffatti ossimori erano pieni tutti i governi precedenti, tutti i governanti infatti capiscono bene che servirebbero tasse molto meno pesanti però nel contempo vogliono accontentare il più possibile mediante spesa pubblica.

Forse conviene appuntare lo sguardo su un fattore di altra natura che potrebbe funzionare: l’essere entrambi i soggetti (Lega e 5Stelle) fuori da quegli equilibri socio-politici consolidati da decenni che dissanguano e provocano la crisi. La dura prova del governo può insegnare velocemente ai 5Stelle, come è stato per Tsipras, che il denaro è un bene finito e non infinito e precisamente dipende dalla capacità di ricchezza di un sistema economico nazionale, più sei produttivo più avrai denaro pubblico da spendere.

Un siffatto apprendimento in tempo reale, in corsa, è molto scomodo e provocherà scossoni. Noi con questo scritto vorremmo aiutare tale processo comunque virtuoso, il parto doloroso della consapevolezza, e quindi richiamiamo due verità antropologiche necessarie e utilissime che viceversa il delirio ideologico degli ultimi cinquant’anni ha catastroficamente espunto dall’orizzonte della politica italiana.

Prima verità inaffondabile. Non solo il denaro disponibile nelle mani della politica dipende dalla capacità produttiva del sistema nazionale, bensì tale produttività e il denaro che ne consegue (e che tutti vogliono: denaro per i koala in estinzione, per le zitelle da maritare, per il cinema d’autore, per parchi e giardini, per case e ospedali ai migranti e un’infinità di altri “servizi” e “diritti” che tutti conosciamo a memoria), scaturiscono solo mediante quell’impresa che chiamiamo

Primaria, quella che senza committenza pubblica sa farsi preferire dal pubblico utente e consumatore, locale e planetario. Solo tale impresa primaria  infatti generando scambio libero di beni reali (merci, beni, servizi) provoca la nascita del denaro e sua circolazione; denaro che qualunque sia il suo ammontare e qualunque sia la sua ripartizione, è destinato a ricadere per forza di cose sull’intera società mediante stipendi, remunerazione dei fornitori, investimenti, spesa e tasse. Soprattutto tasse con cui lo Stato commette lavoro a un’infinità di altre imprese (che chiamiamo Secondarie), aziende, enti e via cantando.

Ben diverso è infatti quest’ultimo soggetto economico che vive di committenza pubblica, dovendosi in tal caso accertare se l’opera commessa sia necessaria e poi ben fatta prima di poter affermare di aver concorso alla prosperità nazionale. Sintesi: senza sufficiente impresa Primaria non c’è denaro per lo Stato.

Seconda verità inaffondabile da qualsiasi governance o ingegneria istituzionale, inaffondabile da qualsiasi volontà. Il denaro pubblico è in sé il più gran corruttore che esiste poiché spendere denaro non proprio (da parte di politica e burocrati), alla lunga non può che provocare personalismi, egoismi, familismi, clientelismi. Invece la natura privatistica del rapporto economico è in se l’antidoto più naturale alla corruzione.

Se io e il fornaio sotto casa fossimo i due peggiori delinquenti della città, ugualmente il rapporto economico che ogni mattina instauriamo quando vado a comprare il pane non potrebbe che essere corretto. Infatti se mi da pane cattivo o troppo caro, io il giorno dopo andrà da un altro fornaio…

Ben diverso se il fornaio deve fornire una scuola, in tal caso entra in ballo, tra il fornaio produttore e gli alunni consumatori, un terzo soggetto, il dirigente scolastico (o il corrispondente ufficio comunale), cioè lo Stato. Tale terzo soggetto né mangia il pane che compra né mette i soldi per comprarlo. Tirate voi le conclusioni… Sarà pure la persona più onesta di questo mondo ma oggettivamente la natura della sua posizione non può che favorire malandrinaggi prima o poi. Sintesi: la contrapposizione tra Pubblico (buono per definizione) e Privato (egoista per forza di cose) è trappola da cui rifuggire se si vuole salva la vita.

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Ecco per oggi basta. In verità non saprei bene come ricondurre a due tutte quelle prestazioni che lo Stato (per definizione soggetto terzo tra il fornitore e il cittadino utente) deve comunque fare, ferrovie, scuole, ospedali, etc. Il modo ci sarà senz’altro ma ora non è il momento e poi non sono così sicuro che sempre si otterrebbe una cosa diversa dallo Stato soggetto terzo o che le cose vengano meglio.

Basti però avvedutezza del concetto, del principio anzidetto. Già è molto e moltissimo capire che lo Stato (ovvero l’insieme di uffici pubblici dall’Onu al consiglio di quartiere) facilmente diventa il problema quando tutti ci aspettavamo che fosse la soluzione. Con tale illuminata coscienza, mantenendo sufficiente estraneità ai poteri forti padroni dello Stato, Lega e CinqueStelle potrebbero anche riuscire in qualche novità che aspettiamo da decenni come l’acqua la piantina nel deserto.

P.S. Appendice necessaria delle due verità antropologiche è una verità socio-politica italiana: con voto del 4 marzo i post comunisti o comunque di ispirazione marxista sono politicamente azzerati e insignificanti nel parlamento però, attenzione, dopo decenni di attenta strategia togliattiana di infiltrazione dentro lo Stato, rimangono largamente padroni di Istruzione, Giustizia, Burocrazia, Informazione. Tutte “cosucce” che quando giocano di squadra possono buttarti giù come un birillo…