Libano, una nuova primavera?

Il Corriere del Sud.it 10 Gennaio 2018

 di Andrea Bartelloni

Nello scorso mese di novembre i media internazionali davano il paese dei cedri sull’orlo di una nuova crisi. Titoli drammatici rappresentavano una realtà che dava l’impressione che il paese fosse sull’orlo di una nuova guerra civile con l’aggravante della presenza di un numero impressionante di profughi.

La crisi era comunque reale, un primo ministro che si dimette e praticamente è prigioniero in Arabia Saudita era qualcosa che non si era mai verificato anche nella travagliata storia del paese medio-orientale. Ma il Libano non è un paese arabo come gli altri, ha una forte e istituzionale presenza cristiana, è infatti cristiano maronita il Presidente della Repubblica e gli altri poteri sono suddivisi con gli sciti, il presidente del parlamento e i sunniti, il capo del governo. Una suddivisione dei poteri che ha garantito la convivenza tra cristiani e musulmani.

Il gen. Michel Aoun, attuale Presidente della Repubblica,  è uomo di grande esperienza ben visto da tutti e che, col pieno appoggio delle gerarchie ecclesiali, ha risolto rapidamente la recente crisi salvando letteralmente il paese. Eletto il 31 ottobre 2016, dopo che il paese era stato per 29 mesi senza presidente, ha affrontato le crisi con decisione e equilibrio ed è riuscito a risolverla grazie alla visione politica e non solo che il gen. Aoun ha ed ha sempre avuto.

Il Libano è il paese che è, proprio perché i cristiani sono parte integrante della società a livello politico e la loro visione del mondo, frutto anche  della Dottrina Sociale della Chiesa, non è estranea a questi risultati. Molti si possono scandalizzare vedendo Aoun, a d esempio,  legato a Hezbollah (sciti appoggiati da Teheran), ma nei territori dove questi sono in maggioranza, nessun cristiano e nessuna chiesa ha mai subito degli attentati. E non è poco.

La realtà libanese è molto complessa e ha molto risentito della recente crisi medio orientale fosse solo per l’altissimo numero di profughi che sta ospitando in una percentuale che farebbe vergognare i paesi europei.

Tornando alla recente crisi molto interessante è il fatto che proprio negli stessi giorni il Patriarca di Antiochia del Maroniti, cardinale Bechara Boutros al-Rahi abbia compiuto una storica visita in Arabia saudita (13 e il 14 novembre) come riferito anche dall’Agenzia Fides del 15 novembre. Il viaggio potrebbe portare alla nascita di un centro interreligioso per il dialogo con sede in una chiesa  antica di 900 anni che verrebbe restaurata allo scopo.

Da notare che il cardinale libanese è comparso in pubblico con la sua croce pettorale in bella vista nel paese dove non esiste libertà religiosa e poi si è recato in visita dal premier libanese Hariri. Tutte notizie che confermano la difficoltà di interpretare le vicende medio orientali in modo semplicistico.

E nel maggio del prossimo anno il Libano andrà alle urne per rinnovare il Parlamento, unico paese arabo dove la democrazia non è una malattia.