La vera storia dei “Re” Magi

In Terris Sabato 6 Gennaio 2017

Il viaggio dei sapienti d’Oriente, tra verità e leggenda

 Laura Boazzelli

Non erano tre, non erano re e i loro nomi non erano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. Dei Magi, a cui la tradizione ha impropriamente aggiunto l’appellativo di “re”, sappiamo ben poco. Le uniche notizie sul loro conto ci vengono dal Vangelo di Matteo, l’unico testo della Bibbia a narrare l’episodio dell’adorazione del Bambinello da parte di alcuni sapienti giunti dall’Oriente. Un evento straordinario che la Chiesa celebra ogni anno il 6 gennaio, giorno della solennità dell’Epifania. Ed è proprio da questa festa che dobbiamo partire per capire chi sono gli uomini che videro sorgere una stella in Oriente.

L’EPIFANIA

L’Epifania è la solennità nella quale la Chiesa celebra la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo. Il termine deriva dal greco epipháneia (ἐπιφάνεια) e significa “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”, “presenza divina”. Inizialmente, con questa parola si indicava non solo l’episodio dell’Adorazione dei Magi, ma anche quello del Battesimo di Gesù e del Miracolo alle Nozze di Cana, proprio perché in questi tre racconti si manifesta agli uomini la divinità di Cristo. Col passare del tempo, i tre episodi sono stati divisi.

Nella liturgia del 6 gennaio, dunque, il Vangelo che viene proclamato è quello di Matteo. Secondo questo testo, i Magi, al loro arrivo a Gerusalemme, per prima cosa, fecero visita a Erode, il re della Giudea, domandando dove fosse ‘il re che era nato’, in quanto avevano ‘visto sorgere la sua stella’. Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell’Antico Testamento (cfr. Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi quale fosse il luogo nel quale il Messia sarebbe dovuto nascere. Li inviò così a Betlemme, esortandoli a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, ‘affinché anche lui potesse adorarlo’.

Guidati da una “stella”, giunsero presso il luogo dove era nato Gesù. Tre i doni che offrirono al Bambino: oro, incenso e mirra. Regali non privi di simbologie. I magi riconobbero nel figlio di Maria e Giuseppe il Cristo re (oro), sacerdote (incenso) e profeta (mirra) che salverà il mondo. Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro terra per un’altra strada. Scoperto l’inganno, Erode s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni, dando luogo alla Strage degli Innocenti.

I MAGI

Il testo biblico parla solo di “alcuni Magi dall’Oriente”. La parola Magi è la traslitterazione del termine greco magos (μαγος). Si tratta di un titolo riferito specificamente ai re-sacerdoti dello zoroastrismo tipici dell’ultimo periodo dell’impero persiano. Ludolfo di Sassonia, un religioso tedesco del XIV secolo, nel libro Vita Christi scrive: “I tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi”.

In alcune traduzioni vengono indicati come “uomini saggi”, termine arcaico per indicare i maghi con il carattere di filosofi-scienziati. Grazie ai testi di Erodoto possiamo avere alcune certezze circa la loro provenienza. Infatti, l’aggiunta “dall’Oriente” ne indica l’origine persiana. Inoltre, secondo gli studiosi, il termine magi è una traduzione artificiosa atta ad evitare la parola, piuttosto sgradevole, “maghi” che indicava i ciarlatani e gli imbroglioni.

I NOMI DELLA TRADIZIONE

Ad identificarli con i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare è stata la tradizione cristiana, influenzata da Marco Polo, che al capitolo trenta de Il Milione, scrive: “In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son seppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re seppelliti anticamente”. Ovviamente, nessuno di questi tre nomi è di origine persiana, né si può dire che abbiano un significato specifico.

DA “SACERDOTI” A “RE”

Fin dai tempi delle prime comunità cristiane, ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della “luce”. E poiché erano sacerdoti, anche se di un’altra religione, seguendo la stella trovarono Gesù Bambino e lo riconobbero come l’unico Dio. Sarebbero state, dunque, le prime autorità religiose ad adorare il Cristo. Ma se erano sacerdoti, perché la tradizione gli ha assegnato il titolo di re? La risposta ci arriva dal biblista Mark Allan Powell secondo il quale l’idea di “un’autorità regale dei Magi è posteriore a Costantino, e strumentale alla giustificazione del ruolo dei monarchi cristiani”.

Un’interpretazione successiva alla Riforma protestante vuole che questi “re” provenissero da Paesi lontani posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), a significare che la missione redentrice di Gesù era rivolta a tutte le nazioni del mondo. Per questo motivo i tre re sono raffigurati, in genere, come un bianco, un arabo e un nero.

LA STELLA COMETA

Il testo biblico sostiene che i Magi intrapresero il loro viaggio verso la Palestina poiché videro una “stella” apparire in cielo; un astro che riapparve a Gerusalemme (dopo l’incontro con Erode) e che li guidò per fermarsi sul posto dove si trovava il Bambinello. Siamo abituati a vedere in tutti i presepi una cometa che splende sulla capanna della Natività. Ma era davvero una cometa? Origene, teologo alessandrino del III d.C., ne era più che convinto; ma è solo nel XIV che la tradizione appone una cometa sulle scene della nascita di Cristo. Giotto era rimasto affascinato dal passaggio della cometa di Halley del 1301 e da un’altra brillantissima cometa apparsa subito dopo, tanto da immortalare tali eventi in uno dei suoi affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.

Gli astronomi si sono chiesti se effettivamente non sia stato proprio uno dei passaggi della cometa di Halley l’evento astronomico che annunciò la nascita di Gesù. La risposta è no. La cometa di Halley apparve nel 12 a.C., e ciò è ben documentato dalle cronache antiche, secondo le quali però negli anni che vanno dall’8 al 4 a.C. (tempo in cui secondo la datazione di oggi sarebbe nato Gesù) non apparve nessuna stella brillante. E quella che seguirono i Magi, in effetti, non doveva esserlo. Erode stesso non era a conoscenza della presenza di questo astro luminoso. E’ impossibile che un corpo celeste del genere possa essere sfuggito all’osservazione degli studiosi del tempo. In altre parole, la stella dei Magi molto probabilmente è stato un evento astronomico poco appariscente, ignorato dai più, ma carico di significato dal punto di vista astrologico.

L’IPOTESI DI KEPLERO

Un’ipotesi suggestiva che spieghi il fenomeno venne da Keplero, secondo il quale l’evangelista usò il termine stella per descrivere la tripla congiunzione di Giove e Saturno avvenuta nell’anno 7 a.C. nella costellazione dei Pesci. Supponendo che le orbite dei pianeti attorno al Sole si trovino sullo stesso piano, potrebbe capitare che due o più pianeti si vengano a trovare nella stessa zona di cielo; quando ciò accade si dice che i pianeti sono in congiunzione. Quella fra Giove e Saturno è molto rara: avviene una volta ogni venti anni. E nella costellazione dei Pesci si verifica una volta ogni 805 anni.

Facendo i dovuti calcoli se ne verificarono ben tre, nel corso di 365 giorni, nel 7 a.C. I popoli del Medio Oriente consideravano Giove simbolo di regalità e potere, Saturno di giustizia. La costellazione dei Pesci, segno d’acqua, veniva associata a Mosè e al popolo ebraico. Dunque, il significato astrologico della congiunzione era il seguente: un grande re, portatore di giustizia nel mondo, stava per nascere nella terra di Mosè. Un evento astronomico rarissimo e privo di spettacolarità ignorato dalla stragrande maggiornaza delle persone ma non dai magi persiani, consci del messaggio che la congiunzione stava trasmettendo.

Gli astronomi, grazia alla meccanica celeste, sono riusciti a ricreare il cielo della Palestina nel 7 a.C., quando Giove e Saturno furono in congiunzione per ben tre volte (29 maggio, 3 ottobre, 4 dicembre). A fine maggio osservarono il primo avvicinamento. Compresero il messaggio e partirono alla volta di Gerusalemme, dove vi arrivarono in corrispondenza del secondo avvicinamento. Da Erode, al quale fanno osservare la “stella”, appresero le profezie e, dunque, la città nel quale sarebbe dovuto nascere il Messia.

I due pianeti, nel dicembre del 7 a.C., si trovarono in direzione sud-est; la presenza della Luna ne risaltava ancora di più la luce poiché indeboliva quella delle stelle. Inoltre, viaggiando verso sud, i pianeti si trovano proprio davanti ai Magi; ebbero così l’impressione di essere preceduti e guidati. E quando i sapienti giunsero a Betlemme si può supporre che i pianeti fossero al meridiano (ciò significa che raggiunsero la massima altezza sull’orizzonte). Videro così la congiunzione “fermarsi” sulla casa, entrarono e adorarono il Bambino. “Poi, per un’altra strada, fecero ritorno alla loro terra”.