TERZA GUERRA MONDIALE/ Il piano dell’Arabia (benedetto da Trump) per incendiare il Medio oriente

a sinistra Saad Hariri

ilsussidiario.net 16 novembre 2017

Dietro le quinte, secondo CAMILLE EID, l’Arabia Saudita insieme ad Israele sta mettendo a punto un piano preciso per eliminare gli hezbollah dal Libano. Ma le conseguenze…

di Paolo Vites

Pensavamo che la terza guerra mondiale sarebbe scoppiata come conseguenza della guerra all’Isis; siamo tornati all’incubo della guerra nucleare quando la Corea del Nord si è messa a sfidare il mondo. Ma l’autentico scenario di una guerra che potrebbe avere conseguenze devastanti per tutto il mondo si sta invece profilando là dove nessuno se l’aspettava fino a oggi. “Quello del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman è un autentico golpe” ha detto a ilsussidiario.net il docente libanese Camille Eid “che si è consumato in 24 ore con l’arresto di tutti coloro che in Arabia sostengono la linea morbida contro l’Iran, inscenando il lancio di un missile dallo Yemen verso Riyad e creando un mistero sulla sorte del primo ministro libanese Saad Hariri”.

Il tutto, ci  ha detto ancora, “fa parte di un piano preciso con l’appoggio di Trump per far scattare una guerra forte dell’alleanza israeliana che porti all’eliminazione degli Hezbollah in Libano e Siria, per fermare l’influenza iraniana sempre maggiore”. Le conseguenze di tutto questo possono portare nei prossimi mesi a una guerra tra Arabia Saudita e Iran che sconvolgerebbe tutto il Medio Oriente. Sembra un film di James Bond, ma ormai da tempo la realtà ha superato i film.

 

Professore, il “mistero Hariri” ha fatto nascere svariate ipotesi: il rapimento, le dichiarazioni forzate contro il suo paese, la corruzione con miliardi di dollari per destabilizzare il Medio Oriente. Qual è la pista più plausibile per lei?

Ci sono in giro moltissime ipotesi. Quella più realista e anche più paurosa è che ci sia un piano saudita per sobillare i sunniti in Libano e portare a scontri civili e poi ai primi di dicembre far scattare una operazione militare in Libano contro gli Hezbollah. Ma tutta la faccenda è assai oscura.

Quali sono gli elementi che suggeriscono questo scenario inquietante?

Il timing con cui si è svolto tutto. E’ vero che Saad Hariri è stato convocato in Arabia, ma aveva un’agenda già pronta fitta di appuntamenti per i giorni successivi, non c’era stato alcun segnale evidente delle sue intenzioni di dimettersi. Impossibile che un primo ministro vada all’estero e dopo neanche 24 ore dichiari le sue dimissioni senza neanche aver avvisato il suo partito, i suoi parlamentari, il suo vice. E poi il modo con cui è stato accolto: poliziotti e sequestro di tutti i cellulari dei suoi collaboratori. Poi il filmato trasmesso con un foglio messogli in mano di cui lui quasi non capisce il contenuto, scritto con parole che lui non ha mai usato e infine le dimissioni. Il tutto nelle stesse ore in cui si svolgeva la “notte dei lunghi coltelli” con l’arresto di ex membri del governo saudita e il lancio di un missile hezbollah verso Riyad.

Sembra la descrizione di un golpe, ma il Libano che c’entra in tutto questo?

E’ un golpe. Ci è chiaro da quando nelle ultime ore il presidente libanese per la prima volta ha detto ufficialmente che il primo ministro è ostaggio degli arabi, mentre il ministro degli Esteri è partito per tutte le capitali europee a chiedere aiuto. E’ in atto un preciso atto di ingerenza in un paese terzo contrario agli accordi di Vienna.

Le chiedo ancora: cosa vuole l’Arabia Saudita dal Libano?

L’Arabia Saudita ha fatto una dichiarazione di guerra nei confronti del Libano, il motivo è risaputo: eliminare la presenza degli Hezbollah filoiraniani dal Libano. Quanto hanno detto ben due ministri sauditi è sconcertante: il governo libanese è ostile e vuole la guerra, chi tiene gli Hezbollah nei propri confini è loro complice. L’erede al trono ha intorno un gruppetto di fedelissimi tra i quali anche l’erede al torno degli Emirati arabi, con i quali ha elaborato un piano, benedetto da Trump, che prevede un attacco a sorpresa contro tutte le basi Hezbollah in Libano, e poi da lì, se il governo libanese non soddisfa le richieste saudite, la guerra si sposterà contro Beirut.

Tutto questo nella logica di fermare l’infiltrazione iraniana in Siria e verso il Libano, risultato della guerra all’Isis? Si legge su vari media israeliani che ci sarebbe un accordo esplicito tra Tel Aviv e Riyad di attacco agli Hezbollah.

Tutti gli israeliani sanno dal 2006 che prima o poi la guerra contro gli Hezbollah ci sarà, ma non sanno quando. Che a decidere quando siano i sauditi è intollerabile per i cittadini israeliani, ma evidentemente non lo è per il governo. Se poi questo attacco ci sarà, è facile che intervenga l’Iran per difendere i suoi alleati e allora sarà guerra diretta tra Riyad e Tehran.

Uno scenario sconvolgente, che spiegherebbe anche i recenti attacchi di Trump contro Teheran.

Un asse Tel Aviv-Riyad esiste già. Lo dimostra l’imbarazzo della diplomazia americana, quando la portavoce della Casa Bianca alla domanda se Hariri è un ostaggio ha risposto: non possiamo dirlo.

Come sta reagendo il Libano a tutto questo?

Con grande responsabilità, anche le formazioni politiche più radicali hanno chiesto che Hariri venga in parlamento a dare le sue dimissioni per poter dar vita a dei colloqui su un piano politico, anche costringere gli Hezbollah a rinunciare alle armi. Si cerca di calmare le acque, evitare che tutto quello che è sunnita in Libano porti a un’escalation di violenze interne. Ma c’è paura, abbiamo paura che ancora una volta il Libano sia devastato in nome di interessi esteri.