Miracolo eucaristico di Moncada

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di Rino Cammilleri

Spagna, 1392. È del 1378 il grande scisma che, alla morte di Gregorio XI, ha opposto all’eletto a Roma (Bartolomeo Prignano, col nome di Urbano VI), Roberto di Ginevra (Clemente VII, scelto dai cardinali francesi e ritiratosi ad Avignone dopo un infruttuoso colpo di mano).

Jaime Carrós, prete di Moncada, non sa se deve la sua ordinazione a un vescovo consacrato dal papa giusto. Chiede a Dio lumi nella messa di Natale. In chiesa ci sono anche la nobile Angela Alpicat e sua figlia Inés di cinque anni. Al termine, quest’ultima insiste per restare a giocare col bambino che, a suo dire, il prete teneva in braccio durante la consacrazione.

Alla messa dell’indomani, stessa storia. A quel punto la gentildonna ne parla col prete. Questi, incuriosito, interroga la bambina e rimane perplesso a sentire le decise e precise risposte. Allora decide di fare un esperimento. Invita la signora e la piccola alla messa del giorno appresso; nel celebrare, prende due ostie ma ne consacra soltanto una. Al momento dell’elevazione solleva quella consacrata e chiede a Inés cosa vede

Quella risponde che vede un bambino splendente. Don Jaime posa l’ostia e prende l’altra, la solleva e chiede ancora alla piccola cosa veda. Risposta: adesso c’è un tondino bianco. Tutto questo avviene davanti a una folta assemblea di fedeli che poi diventano testimoni giurati. La piccola Inés diverrà eremita e trascorrerà quasi tutta la sua vita in una grotta in località El Rodeno; alla sua morte sarà venerata come santa Inés de Moncada. Don Jaime intanto ha avuto la prova della validità del suo sacerdozio.

Il Giornale 27 dicembre 2005