Il mito del bravo genitore

genitori_scuolaArticolo pubblicato sulla rivista ufficiale dell’UNUCI n. 112 di Gennaio / Mazo 2017

Francesca Spadaccia

(Socia della Sezione UNUCI di Roma)

Oggi il genitore vive con grande apprensione il suo ruolo. CosÌ, per non lasciarsi sfuggire niente, diventa onnipresente, preoccupato non tanto per il figlio quanto di essere, per quel figlio, un genitore perfetto. Un’ansia da prestazione che spesso degenera in una vera e propria intrusione nella vita di bambini e adolescenti, incaricati di dimostrare il valore dei propri genitori.

Essendo bravi, madri e padri moderni chiedono continuamente al proprio figlio come sta e, simmetricamente, provano ansie crescenti qualora il fanciullo stia attraversando un momento critico, come spesso accade durante I’adolescenza. Il genitore onnipresente desidera infatti sommamente la felicità dei figli e considera il conflitto un’ esperienza da evitare perché lui, che è così bravo, non sopporterebbe di essere “odiato”.

Al figlio del bravo genitore non resta quindi che scappare nel silenzio: comprende bene infatti che tutte quelle domande sono volte più a rassicurare I’adulto fragile che a trovare risposte. A volte bisognerebbe ignorarli un po’ i figli, spostare I’attenzione e non farli sentire costantemente sotto osservazione. Lasciarli nel loro giardino segreto e accettare che siano arrabbiati con noi, senza cercare la pace ad ogni costo: per loro è importante sapere che gli adulti sono in grado di sostenere il conflitto.

Questa intrusione appare evidente nel fenomeno delle chat di classe. Molti genitori fanno parte di gruppi whatsapp, con i quali si tengono informati su tutto quello che riguarda la vita della scuola: gite, compiti, materiale scolastico, riunioni.

Purtroppo, sempre più spesso, questi gruppi diventano un focolaio di pettegolezzi, un tribunale per processare I docenti, un luogo per reperire informazioni sui ragazzi. ogni dettaglio può scatenare litigi e polemiche. I genitori sembrano preoccupati soprattutto per i compiti da eseguire a casa, valutati con attenzione in qualità e quantità. Grande apprensione,  anche la possibilità che il prezioso pargolo possa dimenticare squadre e matite, cosicché, mamme e papà sull’orlo di una crisi di nervi, si consultano per sapere che cosa prevede I’orario del giorno.

Queste chat sono, evidentemente,la versione aggiornata dell’ansia genitoriale e della smania di controllo. Ciò che dovrebbe essere lasciato alla responsabilità dello studente, viene preso indebitamente in carico da mamme apprensive e papà incapaci di accettare che il proprio figlio venga sgridato dall’ insegnante.

Se infatti è auspicabile che i genitori conoscano i docenti e frequentino i colloqui previsti, questa continua e inopportuna ingerenza nelle faccende scolastiche agisce come un freno sulla autonomia dei ragazzi. Continuamente controllati e giustificati, i bambini e gli adolescenti delle nostre scuole sono schiacciati dall’ ansia da prestazione dei loro genitori’ crescendo spesso come piccoli tiranni a cui tutto è dovuto.

I compiti, il materiale da portare così come gli avvisi da riferire fanno parte dell’ impegno scolastico e non devono essere gestiti dai genitori. Del resto, da qualche anno i compiti non sono più solamente un “dovere” degli alunni ma un problema che investe I’ intero gruppo familiare.

I genitori sono sempre più preoccupati del tempo che i loro figli trascorrono sui libri, sentendosi in obbligo di aiutarli ó addirittura di eseguire i compiti al posto loro, allo scopo di accelerare e semplificare un’attività percepita sempre di più come inutile e controproducente. Sembra in effetti che molti genitori abbiano il timore che i propri “cuccioli” non ce la facciano ad affrontare lo studio da soli, che si affatichino troppo e perdano del tempo prezioso per giocare.

Dobbiamo però ricordare che lo studio casalingo è fondamentale per stabilizzare le conoscenze, elaborare in autonomia i concetti proposti a scuola, confrontarsi con le proprie difficoltà. Lo studio pomeridiano inoltre permette di imparare ad essere responsabili, acquisendo quella capacità di impegnarsi e sacrificarsi che sarà fondamentale più avanti nella vita adulta.

Proteggere i nostri figli da qualunque fatica e frustrazione, compresa quella di non poter dedicare tutto il proprio tempo al gioco, non li aiuta a diventare grandi. Piuttosto incoraggiamoli senza sostituirci a loro, aiutiamoli ad organizzare il tempo di studio e interveniamo solo se è necessario chiarire un passaggio particolarmente complicato cercando, però, di non offrire una soluzione pronta ma soltanto indicazioni che il bambino utilizzerà poi in autonomia. Fare meno domande, ascoltare di più, uscire dalle chat e lasciare che la scuola sia un problema loro.  Ce la possiamo fare.