Benedetto XVI: “Contro ateismo e radicalismo islamista, serve una concezione convincente dello Stato”

Benedetto XVIAg Zenit (Zenit.org) 20 Aprile 2017

Messaggio del Papa emerito a un simposio in suo onore a Varsavia, patrocinato dal presidente Duda e vescovi polacchi. Lettera anche di Papa Francesco.

“Il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici, conduce il nostro tempo in una situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno”. Quattro anni sono passati dalla rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI, ma la sua lucida visione politica oltre che teologica continua ad illuminare.

Così si esprime il Papa emerito in una lettera ai partecipanti al simposio in suo onore, che si è tenuto ieri, 19 aprile 2017, a Varsavia, dal titolo “Il concetto di Stato nella prospettiva dell’insegnamento del Cardinal Joseph Ratzinger / Benedetto XVI”. L’evento, organizzato in occasione del 90esimo compleanno di Joseph Ratzinger, è organizzato dai vescovi polacchi ed ha il patrocinio del presidente della Polonia, Andrzej Duda.

Benedetto XVI si dice commosso, grato e felice per questo riconoscimento. E nella sua missiva abbozza un’analisi delle sfide dell’attualità politica. Parla di “situazione esplosiva” a proposito del confronto tra ateismo e fondamentalismo islamico e lancia un appello ai cristiani: “Questi radicalismi esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle”.

A chi oggi governa nazioni e istituzioni religiose cristiane il compito di raccogliere il testimone di Ratzinger, guardando a “due grandi figure” che “la Polonia ha donato all’umanità”: il cardinale Stefan Wyszyński e San Giovanni Paolo II. Nel suo messaggio, Benedetto XVI sottolinea che questi due uomini di Chiesa “non solo hanno riflettuto su tale questione, ma ne hanno portato su di sé la sofferenza e l’esperienza viva, e perciò continuano ad indicare la via verso il futuro”.

Il simposio in onore di Benedetto XVI – patrocinato pure dalla Fondazione Ratzinger e dall’agenzia cattolica polacca Kai – è stato apprezzato da Papa Francesco. Anche il Pontefice regnante ha inviato un messaggio, firmato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nel quale sottolinea “la benemerita opera del Suo amato Predecessore”. L’auspicio di Bergoglio è che l’evento susciti “rinnovato impegno per un dialogo rispettoso e fecondo tra Stato e Chiesa in vista della costruzione della civiltà dell’amore”.

I lavori a Varsavia – a cui ha preso parte, tra gli altri, il card. Gerhard Müller, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede – sono stati aperti da un intervento di padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede e presidente della Fondazione Ratzinger. Egli ha chiarito che il simposio ha l’obiettivo sia di “rendere omaggio” a Benedetto XVI e ringraziarlo per il suo servizio alla Chiesa, sia di “tener viva l’eredità del suo pensiero e della sua ispirazione spirituale”.

Il gesuita ha ricordato gli anni passati al fianco del Papa tedesco, durante i quali ha potuto “comprendere sempre meglio come la sua prospettiva di servizio, benché primariamente orientata verso la comunità dei fedeli cattolici, non fosse per nulla limitata ad essa, ma si allargasse al bene di ogni persona umana, vista come immagine di Dio, al rispetto e alla promozione della sua altissima dignità, alla sua difesa da tutte le forme di disprezzo, di arbitrio, di violenza”.

Si pone in questa prospettiva “il suo monito”, pronunciato nel settembre 2011 nel Parlamento tedesco, “sulle terribili conseguenze di un esercizio del potere svincolato dalla coscienza della sua natura relativa, che quindi non si riconosce più responsabile in rapporto a un ordine morale oggettivo, a un fondamento superiore e indisponibile al potere stesso”.

Benedetto XVI – ricorda ancora l’ex portavoce vaticano – ha affrontato questi temi con coraggio, rilevando come “la negazione di Dio o il suo oblio, la emarginazione della religione dalla vita pubblica e di ogni prospettiva di trascendenza dalla cultura, siano in realtà cause di un processo molto negativo e di gravi rischi per la vita della società e per la difesa della dignità di ogni persona umana”. Il Papa tedesco lo ha ribadito spesso, a costo di non ricevere applausi bensì “forte opposizione”, ma “nella convinzione che ciò fosse sua precisa responsabilità nei confronti dell’odierna evoluzione culturale della società europea e del ruolo dell’Europa di fronte alla storia del mondo”.

Ecco allora – ricorda ancora padre Lombardi a proposito del pensiero di Ratzinger – che Stato e Chiesa debbono condividere “l’impegno” a giungere alla verità attraverso “la ragione umana”. Pertanto quest’ultima “non deve chiudersi nei limiti del positivismo ma, proprio per poter trovare e fare la giustizia e la pace in questo mondo, deve rimanere fiduciosamente e coraggiosamente aperta ai grandi orizzonti dell’umano, del suo senso e dei suoi fondamenti”. Si tratta di una proficua collaborazione tra fede e ragione. “In ciò – conclude Lombardi – la fede offre alla ragione il suo aiuto, e la ragione a sua volta tutela la religione dal grave rischio degli integralismi”.