Io, olandese che vive in Italia da anni, vi spiego il voto

pvv_olandaLa Croce quotidiano 22 marzo 2017

La sostanziale affermazione alle ultime elezioni olandesi del partito sovranista e anti-islamico di Geert Wilders ci è confermata non solo da “Euronews.com”, nota testata informativa filo-Ue, ma anche da Marianne Boom, una cittadina olandese che risiede da anni in Italia. L’abbiamo intervistata per un commento alla situazione sociale, culturale e politica del suo Paese

di Giuseppe Brienza

Su questo giornale la settimana scorsa abbiamo commentato l’esito delle elezioni politiche olandesi del 15 marzo in modo del tutto difforme rispetto alla versione offerta dai grandi media italiani e internazionali. L’esultanza degli euro-entusiasti, infatti, ci è sembrata del tutto fuori luogo, se non altro perché il “Partito per la libertà” (PVV), di orientamento sovranista, anti-islamico e anti-Ue, ha ottenuto ben 20 seggi parlamentari, 5 in più rispetto alle politiche del 2012, divenendo il secondo partito a livello nazionale.

Tutto ciò, poi, l’ha raggiunto «in poco più di dieci anni, perché è stato fondato nel 2006 da Geert Wilders che, dal 2004 è costretto a vivere sotto scorta in quanto risultato nella “lista nera” di Al-Qāʿida. Wilders, ora demonizzato, precedentemente militava tranquillamente nel partito attualmente al governo, il VVD, che nel 2004 dovette abbandonare perché si dichiarò improvvidamente a favore dell’ingresso della Turchia nell’Ue, posizione oggi in gran parte rivista» (Giuseppe Brienza, Olanda: un voto da leggere bene, in “La Croce quotidiano”, 16 marzo 2017, p. 2).

Dai dati ufficiali divulgati ieri il VVD di Mark Rutte, l’attuale premier, si conferma il primo partito con 33 seggi ma, come titolato dal giornale ufficioso della Santa Sede, fin dalle sue prime consultazioni, sono già iniziate per lui non poche «difficoltà» (cfr. Consultazioni al via dopo il voto: difficoltà per Rutte, in “L’Osservatore Romano”, 18 marzo 2017, p. 2). C’è quindi poco da esultare per un Olanda rimasta «liberale e pro-europea», come fatto per esempio da Guy Verhofstadt, capogruppo dell’Alleanza dei democratici e liberali per l’Europa (Alde), di cui fanno parte sia il VVD di Rutte che i liberali di sinistra del D66, scesi al terzo posto con soli 19 seggi conquistati.

La visione distorta propinata negli ultimi giorni dal mainstream informativo è stata smentita anche dal corrispondente a L’Aia di “Euronews.com”, la testata informativa dell’Ue. James Franey, infatti, che ha seguito attentamente le elezioni e la campagna elettorale sul campo, ha così commentato i risultati: «molte persone in tutta Europa stanno tirando un sospiro di sollievo per la sconfitta di Wilders. Ma vorrei aggiungere una parola di cautela, perché il leader del PVV ha guadagnato molti punti e le sue politiche dalla linea dura hanno attirato più di un milione di voti. I Paesi Bassi sono uno dei membri fondatori dell’Unione europea, e proprio qui le proposte di vietare il Corano e la chiusura delle moschee sembrano avere presa su gran parte della popolazione. Quindi penso che sia troppo presto per parlare veramente della fine dell’effetto domino a cui Mark Rutte faceva riferimento in questi giorni. Non ci resta che aspettare e vedere» (cit. in Elezioni olandesi: scongiurato l’effetto domino?, in “Euronews.com”, 16 marzo 2017 – http://it.euronews.com).

Quest’opinione ci è confermata da Marianne Boom, «una olandese che in Sicilia si è ambientata alla perfezione», la quale ha sempre continuato a seguire le vicende politiche, sociali e culturali del suo Paese.

D. Iniziamo con una domanda per farti conoscere ai nostri lettori: perché non abbiamo fatto questa intervista il 19 marzo?

R. Beh, la festa di San Giuseppe, il servo saggio e fedele, è una festa meravigliosa e da vivere tipicamente di famiglia. Anche nella mia il santo Patriarca è molto onorato e non solo perché è l’onomastico di mio marito, che si chiama appunto Giuseppe detto “Pippo”. Noi conserviamo una devozione per questo santo e cerchiamo di tramandarla ai nostri figli e nipoti, per questo ci siamo dedicati tutta la giornata di questa festa. Vedi un’olandese in Sicilia che si è ambientata alla perfezione!

D. Dove sei nata, quando e come hai lasciato l’Olanda?

R. Sono nata a Nimega, una città antica, molto bella, una delle capitali di Carlo Magno, da una famiglia tradizionale di fede protestante, nel 1947. A 5 anni la mia famiglia si è trasferita a Wageningen, una cittadina famosa per la sua grande università d’agraria. Mio padre lavorava li già dopo la seconda guerra mondiale. Papà era un botanico noto in tutto il mondo. Sono cresciuta lì fino al 1969, quando ho conosciuto mio marito, un siciliano doc. Ci siamo conosciuti a casa mia. Fu un colpo di fulmine vero e proprio. Lui era in Olanda per una borsa di studio con mio padre. Alla fine di tale periodo ci siamo sposati in Olanda e subito dopo ci siamo trasferiti in Sicilia. Qui ho iniziato la grande avventura della mia vita. Tre figli, una vita dedicata al marito, ai figli, ai miei ideali ed ora ai miei nove nipoti. Nel 1974 mi sono convertita al cattolicesimo. Mi sono occupata a lungo per lavoro di formazione giovanile. Sono stata sempre molto attiva. Cerco di essere utile a tutti e non solo alla famiglia e nonostante una salute precaria faccio di tutto e di più. Tengo molto al mio Paese d’origine, lo amo ma non ci voglio vivere. Mi tengo sempre molto informata sulle vicende dell’Olanda, perché non mi sento in alcun modo di “tradire” le mie radici. Mi piace soggiornare in Olanda per brevi periodi e fare nella mia terra tutto ciò che qui mi manca. Da quando Pippo è andato in pensione, non viviamo più a Catania ma in un paesino sull’Etna, che si chiama Pedara. Qui abbiamo ampliato le nostre amicizie e continuiamo ad essere attivi e partecipi alla vita della comunità. Ogni anno organizziamo per esempio dei corsi prematrimoniali, molto frequentati da giovani coppie di fidanzati che e provengono da Pedara o dai paesi del circondario. Mi piace poi fare la nonna, ma non “in sostituzione” della mamma, il cui compito è e deve rimanere essenziale.

D. Passiamo quindi all’esito del voto del 15 marzo, hanno cercato di farci intendere che sarebbe pro-Unione europea e di piena rassicurazione dell’establishment eurocratico. Ma è andata proprio così?

R. Il voto olandese si può capire solo conoscendo la società e la storia di questo Paese. La sua “tolleranza”, diciamo certe volte estrema, in tema di libertà di espressione, di stampa etc. è tale da costituire un suo carattere fondamentale. Per questo il partito di Wilders, il PVV, non ha affatto perso in quest’ultima tornata elettorale, ansi ha vinto. La sua affermazione dipende dal fatto che, purtroppo, si potrebbe dire che il popolo olandese in quanto tale quasi non esiste più. Poche volte si sentono riconoscere, da parte dei nostri politici, le peculiarità tipiche del popolo olandese. I giornali non dicono quello che ci sarebbe da dire. Il voto mi sembra quasi una reazione di paura. Sentendo le interviste in tv ho avuto conferma che molte persone che hanno votato il VVD per paura che vincesse il partito governativo PVV.

D. Ma questa avversione popolare al partito di governo come ce la spieghi?

R. La risposta è semplice: l’Olanda è sempre stato un Paese prospero e, l’attuale crisi globale, ha costretto un po’ tutti a fare sacrifici. Con Wilders ci sarebbe stata la possibilità concreta di attenuare questa situazione uscendo dall’Ue. L’allora Regina Beatrice è stata una grande sostenitrice del nuovo indirizzo politico ma, purtroppo, la Cee e poi la Ue non hanno corrisposto alle tante aspettative suscitate.

D. Cosa ci puoi dire a proposito del partito liberale di centrodestra del premier Mark Rutte, il VVD? Qual è stato ed è ora il suo atteggiamento rispetto ai “principi non negoziabili”?

R. Mark Rutte è un grande politico di professione. Non sono del tutto d’accordo con il suo operato, perché non ne approvo il buonismo e l’accomodamento alle logiche dell’Ue. Ricordiamoci che la tolleranza può diventare anarchia. Rutte ha capito che deve cambiare rotta e ha iniziato a riflettere sulle idee di Wilders tanto dar farle parzialmente sue. Abbiamo per esempio visto che ha adottato la linea dura contro la Turchia. Tutto ciò dimostra che Wilders sta rivestendo un ruolo e che per il momento forse è più utile che non sfoci direttamente nel governo del Paese. È importante a mio avviso che continui a far riflettere sulle prerogative attuali della società e sui cambiamenti in atto nel contesto delle peculiarità del popolo olandese. La “tolleranza” va bene ma fino ad un certo punto. È giusto accogliere chi ha bisogno ma fino a quando le persone accolte accettano le consuetudini del paese che li ospita. Neanche a casa tua puoi proprio fare quello che vuoi… Non va bene che il governo consenta che certe immigranti non accettino la cultura e le consuetudini olandesi. Che non imparino la lingua olandese, che abbiano quartieri loro riservati, così come ospedali, università etc. Con questo modo di procedere non è né chiaro né roseo il futuro dell’Europa. Mi chiedi a proposito dei “principi non negoziabili”. Direi che il diritto alla vita non esiste in Olanda. L’aborto e l’eutanasia sono ormai frequenti nel nostro Paese ed a ciò si è aggiunta la teoria gender, la frequenza nel cambio di sesso, la diffusione dell’omosessualità. Le leggi nazionali favoriscono questi stili di vita. La famiglia è completamente ignorata come fondamento della società. Ma anche in Italia ci stiamo incamminando verso queste derive, non solo con il gender, ma anche con le Unioni civili omosessuali, le adozioni gay e tutte quelle “pazzie” che secondo me portano alla degenerazione del genere umano.

D. Ma i populisti anti-islamici e anti-Ue del “Partito per la Libertà” (PVV), sono davvero pericolosi ed estremisti?

R. No secondo me no. Attenzione io non sono una seguace di Geert Wilders ma, secondo me, è uno di quei personaggi che sono utili oggi al panorama politico di una società come quella olandese. Per quello che ho capito si tratta di una persona corretta, coerente, che difende le sue idee costi quel che costi. Lui proviene da una famiglia cattolica da madre indonesiana. Ora mi risulta che sia agnostico ma ha un grande rispetto per tutte le religioni.

D. Parlaci più espressamente del profilo umano del leader del PVV, Geert Wilders: ci si può fidare? Qual è il suo rapporto con il Cristianesimo e rispetto ai valori morali?

R. Come già detto Wilders proviene da una famiglia cattolica. È nato a Venlo nella zona cattolica del paese e, per le sue idee anti-Ue, si è fatto molti nemici nelle classi dirigenti del Paese ma, secondo me, tutto quello che sta succedendo in Olanda e in Europa è da riportare ai principi della religione islamica. Secondo me la religione islamica vuole affermarsi su tutto ampliando la sua sfera di ingerenza dalla famiglia alla politica. Non conosce la libertà di pensiero e di opinione, oltre alla libertà di essere e di esprimersi. Tutto questo bagaglio può andare bene per un paese islamico, ma non per i paesi europei ricchi di storia e tradizioni. Forse sarebbe meglio restituire l’Europa agli Europei. A questo proposito vorrei condividere con voi un ricordo di quando sono andata via dal mio Paese. Allora mio padre, che era una persona molto saggia, mi disse una frase che porto tuttora scritta nel mio cuore: «Ama la terra in cui vai ad abitare, accetta quello che capisci e anche quello che non capisci e che, prima o poi, capirai. Cerca di ambientarti più che puoi, ne sarà della tua felicita e di chi ti sta accanto. Non fare mai confronti, perché fra Paesi non è utile fare confronti. Sante Parole!! Io le ho seguite e sono, nonostante tutto, molto felice di essere in Italia.

D. Quali prospettive politiche vedi nell’immediato e in una prospettiva più lunga per il tuo Paese?

R. Non penso che nell’immediato cambierà molto. Mi auguro che gradualmente affiorino dei cambiamenti nell’Ue e che il nuovo governo inizi a difendere quella che io chiamo la “olandesità”, perché se non si farà cosi si andrà da male in peggio. Spero che il governo italiano non incorra negli stessi errori dell’Olanda, del Belgio, della Germania e della Francia. Deve essere richiesta agli immigrati un’integrazione completa e condivisa.

D. Qual è la situazione del matrimonio e della famiglia in Olanda?

R. Bella domanda. C’è un lieve ritorno verso il matrimonio in chiesa ma, da noi, la gente non si sposa più così facilmente. E ciò nonostante in Olanda il divorzio sia molto “breve”, questione di tre o quattro mesi e tutto è fatto. Con le attuali leggi è più comodo convivere e, in effetti, direi che le giovani generazioni di olandesi non si sposano perché non credono proprio nell’istituzione del matrimonio.

D. La posizione della Chiesa olandese rispetto al relativismo che ha ormai influenzato quasi tutta la legislazione e le politiche pubbliche olandesi è di “neutralità”, “attendismo” o “reazione”?

R. Secondo me è di reazione e, del resto, reagire è un atteggiamento che sta nell’indole degli olandesi. O nel positivo o nel negativo ma i miei connazionali sono sempre pronti a rispondere alle sfide. Certamente non sarà facile uscire da questa crisi morale e sociale che stiamo attraversando ma, se Dio vorrà, si potrà cambiare non solo in Olanda ma in tutta Europa. Io personalmente prego ogni giorno per la mia terra.

D. Una domanda ora sull’Italia, conosci il Popolo della Famiglia, come lo vedi? Parlaci anche delle differenze sul nostro sistema politico-culturale e quello olandese.

R. Mi piace il Popolo della Famiglia. Chi difende la famiglia difende il futuro della società. Solo in famiglia si imparano i valori della vita. Come insegnava San Josemaria Escrivà: la famiglia è la scuola delle virtù umane. La Famiglia è il mio cavallo di battaglia, ma la famiglia naturale intendo, delle altre forme di famiglia, che non possono assurgere al vero ruolo di famiglia non posso che riporre le mie motivate apprensioni. Una volta quando facevo incontri sulla famiglia incominciavo sempre cosi: la famiglia è un nucleo di persone che hanno come comune dominatore l’amore l’uno per l’altro e per quello che sono e non per quello che vorrebbero essere. Ora invece aggiungo, la famiglia è un nucleo di persone composta un padre (maschio), da una madre (femmina) e dai figli del sesso loro assegnato dalle leggi della genetica. Dobbiamo essere sempre più chiari nella spiegazione dei concetti. Alla gente si deve far chiamare ogni cosa con il suo nome. Si deve spiegare che il cane non fa parte della mia famiglia, vive con me a casa mia ma non è mio “familiare”. Se qualcuno mi dice che non è cosi, rispondo che non ho figli così pelosi… La famiglia va difesa con energia e tenacia. Mi piace il partito di Mario Adinolfi perché se ci uniamo tutti insieme possiamo davvero (e dobbiamo!) migliorare la società.