Il maschio umano è una specie in via di estinzione? un libro intrigante indaga e risponde

Giovagnoli_coveril timone.org Giovedì 12 gennaio

di Luca Marcolivio

È possibile affrontare con leggerezza e, al tempo stesso, con rigore e profondità, il tema della crisi della famiglia contemporanea? Andrea Torquato Giovanoli, ancora una volta, ci è riuscito. Con il suo brillante volumetto La sindrome del panda. Manuale di maschilismo reazionario (Gribaudi, 2016), lo scrittore milanese completa una trilogia iniziata con Nel nome del padre (2014) enNon più due (2016), approfondendo il medesimo tema, sotto una diversa angolatura.

Il punto di partenza proposto dall’autore è la crisi di identità del maschio odierno, che da almeno quarant’anni a questa parte, sta perdendo la sua autorevolezza e il senso del suo ruolo nella famiglia e nella società. In una cultura iperfemminilizzata, il maschio è diventato “homo inspiens”, una sorta di “bambino troppo cresciuto, che vive ritirato nel suo monolocale in totale simbiosi col divano, compulsando con la playstation e nutrendosi di pizza e di birra (rigorosamente consegnate a domicilio”. Specularmente, la donna ambisce sempre più a ruoli maschili, è spesso aggressiva e prevaricatrice, ma non per questo è felice o realizzata.

La natura, però, determina uomo e donna strutturalmente, biologicamente e psicologicamente diversi, eppure destinati ad avere bisogno l’uno dell’altra. Mentre l’uomo è “custode del Giardino” ed ha la vocazione alla conquista e all’autorità, la donna detiene la “signoria della relazione” e della generatività. Se il cervello maschile elabora in modo lineare, con limitati interscambi tra l’emisfero della razionalità e quello dell’affettività, nel cervello femminile, le interazioni tra i due emisferi sono più frequenti e ciò determina la proverbiale “complessità” della donna.

Come nelle sue opere precedenti, Giovanoli riporta numerosi episodi attinti alla quotidianità della sua famiglia e lo fa con il consueto registro semiserio, oscillante tra l’ironia sferzante e la capacità di stupirsi e commuoversi. Ai confronti, anche vivaci, con la moglie, alle incomprensioni coniugali e le relative riappacificazioni, l’autore affianca l’attenta osservazione del comportamento dei tre figlioletti, con le inevitabili differenze che già emergono in tenerissima età: mentre i due maschietti sono concentrati sul gioco (ad esempio il lego) nella sua funzionalità e progettualità, la sorellina accoglie il momento ludico principalmente come occasione per relazionarsi con i fratelli, per guadagnarsi la loro attenzione.

Dalle problematiche di ogni giorno, gradualmente l’autore risale alle verità ultime della Bibbia e ne coglie aspetti simbolici spesso poco trattati nelle catechesi: mentre l’uomo è creato dalla terra ed è quindi vocato a custodirla e fecondarla, la donna nasce dalla carne e privilegia lo sviluppo dell’affettività. Quando nella Genesi, Dio afferma: “Non è bene che l’uomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli sia simile” (Gen 2,18), troviamo una chiave di lettura fondamentale nella comprensione delle diversità tra i sessi. Il maschio viene creato da solo e parrebbe già accontentarsi della sua solitudine ed autonomia; egli però non sa di aver bisogno di un aiuto; ecco dunque la donna che, al momento della sua creazione è da subito al suo fianco, lieta di sacrificarsi per il compagno.

È per questo che l’uomo, per imparare ad amare, deve vincere il suo naturale egoismo e “morire” per la propria sposa, mentre la donna deve contenere la sua inclinazione al controllo e rispettare la libertà d’azione del suo uomo.

La sindrome del panda è un libro leggero, accessibile a chiunque, eppure rivela la robusta cultura dell’autore, assieme alla sua capacità di attualizzazione del Vangelo e delle Scritture rispetto alle sfide antropologiche attuali che, per quanto complesse ed aggressive, non potranno mai stravolgere del tutto il dato della diversità tra i due sessi e della reciproca vocazione all’amore. Un libro politicamente scorretto che, con ironia dissacrante, demolisce tanti totem mondani, prodotto della mentalità corrente, e restituisce il vero senso del sacro dell’esistenza umana, sul piano naturale, prima ancora che sovrannaturale.