In memoria del prof. Ennio Di Nolfo

ennio_di_nolfoLa Croce quotidiano 10 settembre 2016

Ennio Di Nolfo (1920-2016) è morto da poco dopo lunga malattia: al cordoglio uniamo la grata memoria del suo lascito

di Giuseppe Brienza

Si è spento giovedì scorso nella sua casa di Firenze, dopo una lunga malattia, Ennio Di Nolfo (1920-2016), storico docente alla Scuola di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze (dove insegnava dal 1978), considerato «forse il più importante studioso di relazioni internazionali del nostro Paese» (Matteo Sacchi, Addio a Di Nolfo storico delle relazioni internazionali, in “Il Giornale”, 9 settembre 2016).

Nato a Melegnano, nel milanese, laureato in Scienze politiche a Pavia nel 1953, aveva insegnato fino al ‘77 a Padova. Poi è passato per un breve periodo alla Luiss di Roma prima di approdare definitivamente all’ateneo fiorentino. Di Nolfo ha insegnato all’università di Padova per vent’anni, fino al terribile (a causa dell’intensificarsi dei disordini politico-sociali e del terrorismo nel nostro Paese) 1977. Di questi anni tra le sue pubblicazioni spiccano soprattutto i volumi dedicati alla storia del Risorgimento pubblicati con Rizzoli e una prima panoramica di ampio respiro sulla politica estera italiana nel primo periodo fascista da “Mussolini e la politica estera italiana 1919-1933”, (Cedam, Padova 1960) a “Regionalismo e centralizzazione nella storia di Italia e Stati Uniti”, curato assieme allo storico cattolico Luigi De Rosa, nel quale ricostruisce esaustivamente ideologie e culture del federalismo italiano moderno e contemporaneo (Olsckhi, Firenze 1986).

Di questo periodo, oltre al valore accademico e scientifico di Di Nolfo, va ricordato anche il suo fondamentale ruolo di Italiano e insegnante in cattedra. A Padova, infatti, anche nei peggiori frangenti della contestazione, fu uno dei pochi professori che ebbe il coraggio di opporsi alla prassi del “27 politico”. Tenne duro nonostante minacce e lezioni interrotte.

Di Nolfo è stato chiamato dal Padre Eterno alla veneranda età di 86 anni ma, fino al 2014, lo studioso aveva continuato a lavorare a tempo pieno come vice presidente della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici italiani. Il suo è stato un insegnamento accurato e documentaristico, incentrato nondimeno sull’attento studio dell’attualità politico-culturale. Come è stato ricordato in questi giorni, inoltre, la figura di Di Nolfo è originale e “contemporaneo” anche perché «animatore di ragionamenti e riflessioni sui social network: il suo profilo Facebook è inondato in queste ore di messaggi di ricordo, commozione e ringraziamento, di amici, studenti, ammiratori» (Emanuele Rossi, Addio a Ennio Di Nolfo, storico delle Relazioni internazionali, in “Formiche.net”, 8 settembre 2016).

Lo studioso in oltre sessant’anni ha dedicato la maggior parte dei suoi studi alla storia delle relazioni internazionali, scrivendo uno dei manuali di riferimento sull’argomento, la “bibbia” di tutti gli studiosi di politica e diplomatica, cioè la “Storia delle relazioni internazionali dal 1918 ai giorni nostri”, pubblicato da Laterza nel 2008, aggiornato fino allo scorso anno con un’edizione che parte dalla Guerra Fredda e arriva a focalizzarsi sul consolidamento del fondamentalismo islamico e alla difficile modernizzazione di Africa e Asia (cfr. E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali I. Dalla pace di Versailles alla conferenza di Potsdam 1919-1945, Manuali Laterza, Edizione 2015). Al centro delle sue riflessioni, tra i molti altri temi il reale ruolo del Patto Atlantico. Per Di Nolfo l’alleanza, pur giocando un ruolo fondamentale durante la Guerra fredda era rimasta a lungo solo e soltanto sulla carta.

«Il Patto Atlantico, in quanto alleanza teoricamente difensiva, è esistito come documento. Nella prassi, tuttavia, non ha mai avuto occasione di essere applicato se non dopo la fine della Guerra fredda… La clausola dominante del Patto Atlantico è rappresentata dall’art. 5, un articolo che si presta a tante letture e sul quale c’è una disputa che dura dal 1949. L’art. 5 dice che, in caso di aggressione a uno dei Paesi membri dell’alleanza, gli altri sono solidali con l’aggredito e ciascuno adotta le reazioni appropriate. Il Patto è sottoposto a una condizione seria e molto complessa: la volontà del Senato americano di accettare la decisione relativa ai modi di soccorrere l’aggredito. Questo ha sempre posto il problema della credibilità della garanzia americana…». Fondamentali, e discusse, le sue posizioni sulla Guerra fredda. Rifiutava le semplificazioni che vedeva sottese in questa definizione e preferiva analizzarla episodio per episodio.

«Con la scomparsa di Ennio Di Nolfo – ha scritto in una nota il sindaco Dario Nardella -, Firenze perde uno storico docente universitario, uno studioso appassionato e attento all’attualità politica, con riferimento particolare ai grandi e complessi scenari internazionali». «Ho avuto la fortuna, da giovane studente, di conoscere Ennio Di Nolfo nelle aule universitarie – ha aggiunto il giovane sindaco di Firenze, renziano doc ed ex studente del professore lombardo -. Intere generazioni di studenti si sono formate con le sue lezioni e le sue pubblicazioni e si sono appassionate alla storia delle relazioni internazionali grazie ai suoi libri. Il contributo scientifico di Di Nolfo ha dato una svolta decisiva alla ricerca mondiale in questo campo» (cit. in Lisa Baracchi, Addio a Ennio Di Nolfo, il prof delle relazioni internazionali, in “Il corriere fiorentino”, 8 settembre 2016).

Nelle sue ultime analisi pubblicate soprattutto sulla testata on line “Formiche.net” aveva affrontato i maggiori temi dell’attualità politica globale: le conseguenze della Brexit, la minaccia terroristica in Europa, il ruolo dell’Italia in Libia, le sfide della Russia alla Nato, il ruolo della Turchia nel rapporto con l’Occidente. «È sin troppo chiaro che dal punto di vista umanitario il respingimento dei profughi è una forma di barbarie, una risposta che rivela impotenza rispetto a una crisi imprevista ma prevedibile», ha scritto recentemente affrontando il tema dell’immigrazione e la volontà dei paesi balcanici di costruire muri per isolare i flussi dalla Grecia: «Se la soluzione è questa, occorre dire che l’Unione europea non esiste più». Era febbraio e, ora, l’evolversi delle vicende nel Vecchio continente sembra dargli del tutto ragione anche con le ultime decisioni anglo-francesi riguardo Calais.

L’ultimo libro pubblicato dal prof. Di Nolfo è stato “Il mondo atlantico e la globalizzazione” (Mondadori, Milano 2014, pp. 224, euro 16), saggio in cui lo storico passa in rassegna le ragioni dell’interdipendenza tra Europa e Stati Uniti, ragioni sempre valide ed anzi rafforzate dall’abbattimento del Muro di Berlino e dall’irruzione asiatica, e segnatamente cinese, sulla mappa geopolitica mondiale.

La camera ardente di Ennio Di Nolfo sarà aperta questa mattina, a partire dalle ore 10 (fino alle 18), nella sede della Fondazione di studi storici “Filippo Turati” che ha fondato 40 anni fa (i funerali si terranno invece in forma privata).