Europa confusa

EurabiaItaliani Rivista che ignora il politicamente

n. 180- del 30 Luglio 2016

di Luigi Fressoia

(archifress@tiscali.it)

Ai colpi della cosiddetta crisi (parola che imperversa dagli anni ’70), i popoli europei reagiscono diversamente. I greci incendiano, i francesi si scontrano con la polizia, gli italiani non scatenano la piazza ma mugugnano gli stessi lamenti e soprattutto per vie traverse riescono sempre a impedire ogni riduzione di spesa pubblica. Diverso suona il comportamento di Germanici, Britanni e in genere nordeuropei; i tedeschi già intorno al 2010 si imposero una certa riduzione delle pensioni consapevoli che l’aritmetica è difficile da contraddire, che se la gente campa sempre di più i soldi per le pensioni diventano montagne inarrivabili.

Gli inglesi negli stessi anni procedettero a ridurre di centomila il numero dei dipendenti pubblici, che non è un gran che però li mostra consapevoli delle stesse leggi dell’aritmetica. Cosa sta alla radice dei due diversi comportamenti? Perché i primi si incazzano strillando all’attacco alle conquiste dei lavoratori, e i secondi invece prendono atto? Di che cosa esattamente prendono atto, che i primi non vedono?

La risposta è molto semplice. Germanici e Angli prendono atto che rispetto agli anni ’70, ’80 e ’90, quando l’Europa e l’Occidente erano praticamente soli a contendersi i mercati mondiali, con la crescita economica diffusa molti paesi un tempo fuori gioco ora competono agguerritamente nello scenario globale specie in materia di manifatture: India, Cina, tutto il sud-est asiatico, il Brasile, il Cile buona parte del sud America, l’Europa ex comunista, sono tutti soggetti economici nuovi o recenti che hanno tolto e stanno togliendo agli europei occidentali molti profitti “facili”.

Capire o non capire (vedere o non vedere) questo fenomeno complesso ma semplice è decisivo per decidere il comportamento davanti alle crisi e davanti alla oggettiva riduzione delle condizioni di vita e lavoro del dipendente, cui abbiamo dovuto assistere negli ultimi vent’anni. Non solo dell’operaio, del dipendente in genere, ma pure del vasto ceto medio fino agli imprenditori e industriali: in quanti sono falliti e hanno chiuso?

Non capendo la globalizzazione nascono incomprensioni letali. Se fosse davvero, come dicono Marxisti, Mediterranei e Cattocomunisti, che è tutta una rivincita padronale, altro che cortei e scontri con la polizia, bisognerebbe aspettarli sotto casa, i padroni e i loro lacchè, e sparargli col cannone. Se non vedi il fenomeno complesso ma semplice della globalizzazione è facile cadere preda della retorica dell’attacco alle conquiste, come se il padronato fosse un soggetto sadico che da decenni non aspettava altro che le sue rivincite.

Questa visione è tipica dell’ignoranza marxista (diffusa anche nei paesi anglosassoni ma circoscritta al mondo sindacale e talune frange universitarie) cui è sempre rimasto incomprensibile che le “conquiste” della seconda metà del ‘900 non sono sofferenze inflitte al padronato bensì sono sviluppi socioeconomici propri della maggiore produttività del sistema basato sulla libera competizione.

Non capiscono che lo stesso sistema “capitalistico” comporta e abbisogna di un “proletariato” capace di spendere, sempre meno proletario e sempre più “borghese”. Non capiscono che la dinamica produttivista (tendenza naturale ed universale ad una maggiore produttività del lavoro) crea maggiore ricchezza per tutti, per i padroni e per gli operai, maggiore gettito nelle casse dello stato, più spesa sociale, maggiori investimenti. Che non può esistere nessun interesse in sé del padronato a colpire-diminuire-umiliare le condizioni di vita e lavoro dei dipendenti.

Se non vedi e non capisci, poi sei costretto a vivere la frustrazione suprema nel momento in cui il mare di retorica e ignoranza ti porta addirittura a vincere le elezioni e prendere in mano il governo: come dimostra Tsipras, come fu per Rifondazione e Comunisti Italiani con Prodi e come per tutti gli altri, l’unica cosa che riescono a fare al governo è semplicemente prendere atto finalmente che fuori della capacità di essere competitivi non c’è alcuna prospettiva di benessere, di welfare, di solidarietà, di quel che ti pare.

Se invece vedi il fenomeno complesso ma semplice della globalizzazione, allora ti attrezzi. In primis prendi atto, come abbiamo visto, ma subito dopo ti organizzi per rispondere nella maniera più efficace, farsi più competitivi e in ciò fare sistema. E nel fare sistema accorgersi che ben oltre il Padrone c’è un altro soggetto decisivo in ballo, lo Stato. Se quest’ultimo è minimo e perciò efficace, aiuta l’intera comunità a farsi competitiva; se invece pretende e tutto estorce e comanda, diventa la maggiore causa della impossibilità a farsi competitivi.

Solo con tali consapevolezze si può tornare agli alti standard di vita popolare degli anni ’80. Altrimenti l’unica goduria alle viste è lamentarsi un sacco e una sporta, sbattersi con la polizia e piangersi addosso, proprio una bella goduria non c’è che dire. Hanno avuto maestri migliori, gli Angli e i Germanici, per esempio Churchill un giorno disse: “I popoli che sperano di prosperare tassandosi, sono come quel tizio in piedi dentro un secchio che tenta di sollevarsi tirando il manico”. Una lezione semplice, il denaro non si stampa di notte a piacimento bensì è corrispettivo della capacità di generare scambi mediante offerta di prodotti e servizi ambiti. Ebbero Locke, Hume e Adam Smith.

Invece verso l’azzurro del Mediterraneo sotto l’aura giacobina e palingenetica dell’89, i bei pensatori come Vico o Bastiat o Croce o la Scuola di Vienna sono sotterrati da turbe di cattivi maestri e ciarlatani che nei tg non smettono di solleticare e agitare diuturnamente fantasmi impalpabili e inconcludenti ma suggestivi quanto cento aerostati nel cielo: i Poveri, la Solidarietà, lo Sfruttamento, la Corruzione, l’Egoismo, il Capitalismo, la Finanza e mille altri pretesti per non affrontare la realtà. Ora c’è il Brexit ma il sostrato di cui abbiamo qui detto non tarderà a riemergere e contare più del resto.

* * *

Ora a Nizza hanno appena ripetuto le stragi di Novembre e le altre, poi addirittura sgozzato un prete dentro una chiesa, ma il papa parziale, le boldrine e l’immane esercito marxista e catto-comunista incistato ed egemone dentro le università, dentro le redazioni e dentro lo istituzioni repubblicane continuano la funzione di nemico interno, preziosissima per la strategia islamista. Continuano l’opera di indebolimento e sottomissione dell’Europa mediante i soliti argomenti mafiosi: è colpa nostra, siamo noi che abbiamo armato l’isis (!), le nostre multinazionali fanno anche di peggio (!), le disuguaglianze aumentano, sfruttiamo le  loro risorse, abbiamo abbattuto Gheddafi e Saddam perché pretendiamo il petrolio a prezzi buoni; globalizzazione e capitalismo concentrano in poche mani occidentali e affamano il terzo mondo, l’isis esiste perché siamo lì con servizi segreti, multinazionali ed eserciti, appena ce ne andiamo sparisce l’isis; tutte le religioni hanno fatto sfracelli; è ridicolo che vogliano invaderci, reagiscono alle ingiustizie, dobbiamo lasciare libere quelle popolazioni di autogovernarsi, ci stanno restituendo ciò che gli abbiamo dato… e rosari di consimili sciocchezze cieche e storicamente prive di ogni fondamento ovvero false e depistanti.

Punto primo come premessa. Fossero vere tutte queste argomentazioni, ugualmente dovremmo sterminare ogni sentore di odio contro di noi occidentali per il semplice motivo che noi siamo noi (io sono io) e tanto basti.

Punto due. Quando hanno potuto (per circa quattordici secoli!) ci hanno bastonato, massacrato, convertito a forza, decapitato, rapito, schiavizzato a tutta possa. Le coste italiane sono disseminate di duemila torri di avvistamento per allertare la gente quando arrivavano “i turchi” a razziare. Già tre volte a malapena abbiamo sventato la minaccia incombente (Poitiers, Lepanto, Vienna). Peggio per loro -e assai meglio per noi- se poi hanno perso una cotale “egemonia”.

Punto tre. Nulla impediva nei secoli a quella cultura o culture di sfruttare le loro molte risorse naturali invece di farselo insegnare da noialtri. Il petrolio l’abbiamo elevato noi a risorsa preziosa, a loro gli sporcava i campi. Le multinazionali (che sono imprese come ogni altra, provvida e benefica in quanto tale) pagano in quei paesi stipendi di gran lunga maggiori di quel che sanno guadagnare da soli.

Punto quattro. L’odio contro di noi è insegnato a scuola, è atavico, è imposto fin dall’origine di quella religione chiusa e violenta. Da sempre hanno il sogno di “conquistare Roma” intendendo tutta l’Europa e il mondo. L’isis è il culmine di un processo di revanscismo islamista re-iniziato nel 1922 con i Fratelli Mussulmani, che prescinde da quel che fanno o non fanno la Francia, l’America, le multinazionali, etc. Peraltro nelle rivendicazioni di atti terroristici non si richiamano il petrolio, il capitalismo, il colonialismo… (che sono argomenti inventati dal cattocomunismo nostrano), bensì semplicemente si teorizza la punizione degli infedeli e il dominio dell’islam.

Punto quinto. Gli autori di stragi e violenze islamiste ci odiano perché siamo superiori in tutto, cultura, tecnica, arte, umanità, generosità; musica, scultura, architettura, medicina, sport, cinema, filosofia, letteratura, poesia…. Scoprirsi inesorabilmente inferiori li fa impazzire, preferiscono la morte, sobillata dalla storiella penosa delle settanta vergini (anche in questo sono inferiori: a noi ci tirano quelle ben navigate, altro che vergini). Odiano noi e i nostri fratelli maggiori ebrei, che pure dalla sabbia del deserto sanno/sappiamo tirar fuori ricchezza invece di star accovacciati tutto il giorno a fumare il narghilè.

In un tale contesto evidente e incontestabile parlare di “guerra in atto ma non di religione bensì per il dominio delle risorse” è esattamente lo smarrimento e paralisi dell’Europa: quanto più è vero e innegabile che il primato occidentale ha il suo motore nelle radici cristiane, tanto più il suicidio si avvicina non sapendo/volendo leggere la realtà. Il nostro nemico interno, le serpi che teniamo in seno, cotale immane esercito marxista, paramarxista, proto-brodomarxista e catto-comunista dentro le università, le redazioni e dentro le istituzioni repubblicane, non vede quelle elementari verità storiche e antropologiche per il semplice motivo che la mentalità marxista non dà valore alle cose diverse dall’economia, non dà importanza a tutte le cose anteriori alla rivoluzione industriale, non dà valore alle cose diverse ed esterne alla lotta di classe; per tali signori la Storia comincia con la Classe Operaia senza di che nulla vale nulla.

Per questo della terribile violenza islamista senza dubbio animata da revanscismo etnico-religioso, storicamente ricorrente, vogliono e sanno vedere solo il “connotato di classe”, la frustra storiella degli sfruttati e sfruttatori; peraltro non vedendo che proprio i paesi arabi potrebbero essere ben più ricchi di noi solo che sapessero sfruttare le loro risorse a partire dalla testa, sol che avessero sviluppato università, scienze, creatività, dinamismo… chi gliel’ha impedito se non la loro stessa testa?

Non vedono poiché sono marxisti, anche se sovente si vantano di non essere mai stati comunisti. Portano al collo un crocefisso ma è sghembo, deformato in guisa di falce e martello; innamoratissimi di tale luccicante catena, godono nel profondo nel non voler vedere bensì riaffermare come litania i versetti del loro nuovo credo, rovesciare di 180 gradi la realtà; anziché compiacersi della recente fuoriuscita dalla povertà degli occidentali (un tempo – e da sempre – tutta l’umanità è stata povera e poverissima), gli imputano bizzarramente la naturale povertà di chi è sempre stato povero.

Per tale strabiliante e infondato senso di colpa, ci vogliono riempire di disperati di tutto il globo, che invece esattamente nella loro propria terra devono trovare il modo di realizzare i loro progressi: dove sta scritto che l’unico o il migliore dei modi per aiutarli sia farli venire qui in massa? Ci vogliono riempire ma dolosamente; ostentano umanitarismo ma nascondono il dolo sicuro di ondate inedite e programmate da qualcuno: forse che guerre sparse pel mondo non c’erano anche prima? I poveri e gli affamati non c’erano anche prima? Perché queste ondate enormi e violente? Chi c’è dietro? Quale disegno? Quanto ci guadagnano?

Non bisogna dimenticare che chi è nell’errore ideologico si vende facilissimamente, ieri al sovietismo oggi all’islamismo. Ma queste domande non li riguardano, preferiscono santificare il loro tempo a pascersi di cacasenni sulle nostre violenze, sul nostro passato, sul colonialismo… senza avvedersi che allora anch’io potrei legittimamente piazzare bombe a Vienna per il fratello di mia nonna che morì sul Carso; potremmo piazzare bombe a Madrid per la dominazione spagnola, ammazzare gente a Washington per i bombardamenti della seconda guerra mondiale, i meridionali potrebbero assassinare a sangue freddo settentrionali figli ed eredi degli invasori del Risorgimento, perché no? Cinesi, Indiani, altri Asiatici, Brasiliani e Sudamericani, altri Africani, hanno tutti subito colonialismo europeo però da costoro non provengono terroristi antioccidentali e anticristiani, al contrario si sono giovati moltissimo della contaminazione culturale e oggi primeggiano nella scena economica mondiale, è così difficile costatarlo?

* * *

Grandi dolori – e a lungo – provocherà la violenza islamista così corroborata da paralisi generata dai nemici interni, dalle serpi che nutriamo in seno – quanti stipendi da favola per farci danneggiare! A lungo durerà quel delirio islamista revanchista pur privo di reali prospettive se non il godimento del sangue e della distruzione. Brutta è la situazione non solo per la nostra vulnerabilità quanto per la paralisi indotta da buonismo e serpi in seno (vergognosi i commenti alla rai, loro vera funzione non è l’informazione bensì uno scopo politico: frenare islamofobia, xenofobia e altri sentimenti che – al contrario – essi moltiplicano).

Se vogliamo fare qualcosa di utile dobbiamo azzerare la classe politica e dirigente formata ai miti umanitaristici del dopoguerra perciò incapace di guardare in faccia una realtà diversa, innalzandone una consapevole e determinata sul doppio problema islamismo-immigrazione, due questioni al tempo distinte ed unite.

Volta a volta si affronteranno tutte le questioni, primarie, collaterali, secondarie anche mediante leggi speciali, sospensioni selettive dei diritti occidentali, quel che serve allo scopo, non si fece così durante le guerre mondiali? L’Europa deve essere trascinata alla sua unità su questa consapevolezza, con coscienza umanitaria al posto di pretese umanitaristiche. Ci pare di vedere che in tale Europa ferita e smarrita emergerà la Germania, che troverà qui  il momento del suo riscatto morale; forse un inedito asse russo-tedesco. Ungheresi, Cechi e altri vicini sono già sulla buona strada.

* * *

Compito immane e forse impossibile, è molto più facile che siano le serpi in seno a schiacciare noi e qualsiasi seme di rinascita. Ma è nostro dovere lasciare alle generazioni dei prossimi aspri decenni una prospettiva politica valida: ci vuole una forza politica con quelle consapevolezza e determinazione, che abbia come scopo primo e indefettibile la bonifica delle nostre istituzioni dalla sifilide morale del buonismo, del giustificazionismo, dei falsi storici marxisti-pauperisti e bigottismi antioccidentali.

Bonificare con appositi esami individuali e curricula le tv pubbliche, i tribunali, scuole e università, gli enti pubblici, le forze armate. Sempre libertà per tutti anche per i cattomarxisti di credere quel che gli pare bensì fuori delle pubbliche istituzioni che per l’appunto sono di tutti e non già proprietà di una o qualche setta. Il segreto per la remota possibilità di riuscire in un tale compito così disperato, è sapersi legare al tema interno più importante -altrettanto impossibile ma vincente nel medio-lungo periodo: la lotta al parassitismo, ai piagnistei marxisteggianti, ai cattivi maestri, la vittoria e l’egemonia dei produttori contro il vasto parassitismo di stato.

Sembra un fuori tema ma non lo è. Immigrazione, Islamismo, Parassitismo.