Hillary un lato oscuro “luciferino”

Hillary_ClintonIl Timone n.155 luglio-agosto 2016

La Clinton può diventare la prima donna presidente Usa. Ma le sue origini sono inquietanti, come il rapporto con l’ideologo del radical-comunismo statunitense, Alinsky. Che non disdegnava un apprezzamento per Satana

di Marco Respinti

L’8 novembre Hillary Rodham Clinton cercherà di diventare il 45° presidente federale degli Stati Uniti d’America. Moglie di Bill Clinton, 42° presidente dal 1993 al 2001, senatrice del Partito Democratico dal 2001 al 2009, Segretario di Stato dal 2009 al 2013, è un donna potente, ricca e spregiudicata, grande testimonial di aborto e ideologia Lgbt. Ma non tutti conoscono le origini inquietanti della sua carriera.

Hillary Clinton

Hillary giovane studentessa

Nata nel 1947 in un famiglia conservatrice di Park Ridge, sobborgo middle-class di Chicago, nel 1965 entra al Wellesley College, un istituto femminile di arti liberali del Massachussets, e pure nei Giovani Repubblicani; l’anno prima aveva persino fatto campagna elettorale per il senatore Barry Goldwater (1909-1998), all’epoca caricaturizzato come un “estremista di destra”. Ma presto muta indirizzo.

La sua compagna di stanza al College è lesbica (benché abbia poi sposato un giudice federale) e ha un cognome potente: Eleanor Dean Àcheson, detta “Eldie” o “Elbe”, è infatti la nipote di Dean Acheson (1893-1971), cioè il Segretario di Stato del presidente Harry Truman (1884-1972) entrambi esponenti di spicco dell’universo liberal e “mondialista”. È Eldie ad aprire Hillary alla politica, al Partito Democratico e al mondo omosessuale.

Con il presidente Bill Clinton diventerà poi Sottosegretario alla Giustizia. Responsabile della raccolta di fondi governativi della National Gay and Lesbian Task Force (NGLTF) fino al 2007, oggi è vicepresidente dell’AmTrak (le linee ferroviarie pubbliche) e un’attiva lobbysta della NGLTF al Congresso.

Il diavolo, probabilmente

Ma la vera svolta della nuova Hillary avviene attraverso un libro pubblicato nel 1946 dalla prestigiosa University of Chicago Press, intitolato Reveille for Radicals e scritto da Saul Alinsky (1909-1972). Figlio d’immigrati ebrei russi, Saul David Alinsky lavorò a lungo a fianco dei comunisti prodigandosi persino come fund-raiser per le Brigate internazionali durante la Guerra di Spagna (1936-1939). Resosi conto dell’impossibilità d’impiantare il marxismo negli USA, Alinsky si dedicò allora all’organizzazione delle minoranze e dei “diseredati” diventando uno dei guru più influenti del “Sessantotto” americano (che durò un decennio intero) e un profeta di quella “controcultura” da cui sono venuti tutti i dirigenti del Partito Democratico e i leader del movimentismo di sinistra. Hillary ne viene stregata.

Nel 1968 torna apposta a Chicago per incontrarlo. Lui le offre un lavoro come community organizer, in realtà agit-prop, ma lei declina. Pensa ad altro. Vuole sposare un senatore e tutte le sue biografie sono concordi nel ritenerla animata da un solo scopo: il potere. Decide comunque di scrivere sul “maestro” la tesi in Scienze politiche che sostiene nel maggio 1969 al Wellesley College, “There is Only the Fight“: An Analysis of the Alinsky Model. La frequentazione s’intensifica. In una lettera dell’8 luglio 1971 la giovane Clinton domanda impaziente al “vate” quanto ancora debba attendere per «[…] il compimento della Rivelazione», ovvero l’uscita del suo nuovo libro che del resto non tarda.

A New York lo pubblica la Random House, altro editore di grido, in quello stesso 1971. S’intitola Rules for Radicals: A Practical Primerfor Realistic Radicals. Dopo la “sveglia”, ecco le dodici regole per gli estremisti. La n. 3 ordina per esempio di «[…] aumentare l’insicurezza, l’ansia e l’incertezza», la n. 5 predica l’uso delle minacce e la n. 10 ricorda che spingendo gli avversari a usare la violenza si guadagna il consenso delle masse. Ma è anzitutto la dedica che colpisce: «[…] al primo di tutti i radicali», colui «[…] che si ribellò al sistema e che lo fece così efficacemente da riuscire come minimo a instaurare un regno tutto suo: Lucifero».

Amici e discepoli importanti

Saul_Alinsky

Saul_Alinsky

Il “modello Alinsky” è dunque quello che guida tutta la carriera dell’ambiziosissimo avvocato Hillary Clinton, ma tra gli amici dell’agitatore vi sono anche due importanti esponenti del mondo cattolico. Anzitutto il filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973), che lo definì uno dei pochi uomini veramente grandi di questo secolo.

Il loro legame, iniziato negli anni 1940, è testimoniato dal carteggio Maritain e Alinsky: un’amicizia. La corrispondenza tra il filosofo cattolico e il teorico del radicalismo americano (Il Mulino). Quindi il vescovo di Chicago mons. Bernard James Sheil (1888-1969), grande avversario della battaglia anticomunista (sostenuta però dalla gran parte dei cattolici dell’epoca) del senatore (cattolico) Joseph P. McCarthy (1908-1957).

Nel marzo 1972, in una intervista al mensile Playboy, l’ultima, Alinsky afferma: «Diciamo che se vi fosse una vita dopo la morte […] io sceglierei incondizionatamente di andare all’inferno» perché «l’inferno sarebbe per me il paradiso». Diane Vera, “apostola” femminista del satanismo occultista via Internet, lo definisce un «modello di comportamento per satanisti di sinistra».

Alinsky muore l’anno dopo, ma il suo verbo ha attecchito. Nel milieu di quegli anni sulfurei un altro rampollo di Chicago, allora sconosciuto ma dal futuro radioso, si è ammaestrato sui suoi libri: Barack Obama. Lo stesso slogan politico del primo presidente nero degli Stati Uniti, “Change“, “Cambiamento”, è il leit-motiv di Rules for Radicals.

Una eventuale presidenza Clinton sarebbe solo un passaggio di testimone all’insegna del pensiero del loro maestro, l’uomo che definiva l’organizzatore delle comunità come uno che «[…] in politica è relativista», uno per il quale «[…] la verità […] è relativa e mutevole». Illuminanti a questo riguardo sono Barack Obama’s Rules for Revolution: The Alinsky Model (David Horoivitz Freedom Center, Sherman Oaks [California] 2009) dell’ex radicale e oggi giornalista conservatore David Horowitz, nonché Hell to Pay: The Unfolding Story of Hillary Rodham Clinton (Regnery, Washington 1999) della giornalista conservatrice Barbara Kay Bracher Olson (1955-2001), cattolica, perita nello schianto del volo American Airlines 77 contro l’ala ovest del Pentagono l’11settembre 2001.

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