In difesa del crocifisso, l’Italia s’è desta!

Ag Zenit martedì, 10 novembre 2009

di Antonio Gaspari

ROMA – Gli organi di informazione più potenti non ne danno notizia, ma in Italia si sta assistendo ad una mobilitazione popolare in difesa del crocifisso che non ha precedenti nella storia moderna. Dopo la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che chiede la rimozione dei crocifissi da tutte le aule scolastiche, gli italiani si sono mobilitati in difesa di quello che è riconosciuto come un simbolo di identità nazionale.

In seguito alla decisione della Corte la quasi totalità dei consigli comunali in Italia ha discusso della presenza dei crocifissi nella aule scolastiche e nei luoghi pubblici. Nella stragrande maggioranza hanno votato ordini del giorno o delibere per portare il crocifisso in ogni aula, soprattutto nei luoghi da cui, per motivi diversi, era stato spostato.

Solo in pochi casi le amministrazioni hanno deciso di non fare nulla.Alcuni sindaci hanno risposto con gesti clamorosi. A Montecchio Maggiore un comune in provincia di Vicenza, il sindaco Milena Cecchetto insieme alla giunta si è autotassata ed ha acquistato e installato un crocefisso alto due metri all’entrata del municipio.

Il sindaco Cecchetto ha spiegato che si tratta di “un gesto necessario per difendere ciò che per noi e per il nostro paese è simbolo di una tradizione, alla base dei nostri valori: chi vuole eliminarlo non lo fa per dare spazio alla laicità, ma solo per aprire la strada ad altre forme di espressione religiosa”.

Come ha riportato anche “Avvenire”, Massimo Bitonci, sindaco di Cittadella, in provincia di Padova, ha fatto collocare nell’atrio del Municipio un antico crocifisso ligneo.

A Firenze, un consigliere comunale, Marco Cordone, si è presentato in aula con una vistoso crocifisso appeso al collo, ed una camicia bianca in cui era scritto “il crocifisso non si tocca”.

Massimo Poliedri, consigliere comunale di Piacenza, è intervenuto in aula indossando una maglietta con stampato un crocifisso ed una scritta “Cosa ho fatto di male?”.

Anche il consiglio comunale di Taranto ha approvato un ordine del giorno in risposta alla sentenza della Corte di Strasburgo. Giunta comunale e sindaco sostengono che “il crocifisso è simbolo di pace e di amore tra gli uomini” e che ” far prevalere un’Europa contro le tradizioni e le identità dei singoli paesi che la costituiscono significa venir meno al compito dell’unione, per la quale i padri fondatori l’hanno pensata e che oggi si identifica in Unione Europea”.

Anche a Leonessa, in provincia di Rieti, il sindaco Paolo Trancassini ha firmato un’ordinanza comunale per imporre il crocifisso nelle aule scolastiche. Fabio Callori, sindaco di Caorso in provincia di Piacenza, ha firmato un’ordinanza in cui si dispone che tutti i “crocifissi posti nelle aule di tutte le scuole del territorio non vengano rimossi, a salvaguardia dei valori che appartengono al nostro Paese”.

Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano e governatore del Trentino Alto Adige, Luis Durnwalder, ha ribadito che “il crocifisso avrà sempre un posto nelle nostre scuole” ed ha aggiunto: “La croce non offende nessuno e perciò non accetteremo nessuna indicazione da Bruxelles”.

Continua anche la mobilitazione spontanea degli studenti per portare il crocifisso nelle aule dove non c’era. Ad Agrigento alcune studentesse del liceo classico “Empedocle” il 7 novembre, al termine delle lezioni scolastiche, si sono recate in un negozio per acquistare un crocifisso e, dopo averlo fatto benedire da un sacerdote, sono ritornate in classe ad appenderlo. Le studentesse, anche le non credenti, hanno voluto così esprimere una protesta, hanno voluto far sentire la propria opinione contraria non solo alla Corte di Strasburgo, ma anche a tutti coloro che vedono nel crocifisso solo un simbolo religioso e non il simbolo di una cultura ormai radicata in tutti gli Italiani.

Sempre in Sicilia i giovani dell’UDC hanno organizzato per il 14 novembre, a Palermo, una manifestazione in piazza dal titolo “Io credo!”. Nel volantino in cui viene presentata la manifestazione è scritto: “Vogliamo salvaguardare la nostra identità cristiana, la nostra storia, le nostre radici. Vogliamo che i nostri figli possano conoscere la loro cultura e possano vivere il proprio ‘Credo’ nella libertà costituzionalmente garantita. Siamo dell’avviso che tutte le religioni debbano avere la possibilità di essere professate e un provvedimento del genere non difende i diritti di nessuno ma bensì nega quelli di tutti”.

In Toscana l’associazione di studenti “Lotta studentesca” ha costruito cento crocifissi con il compensato e li ha apposti nelle aule di tutti gli istituti superiori di Massa. Con questa iniziativa hanno voluto ribadire il loro “no” alla sentenza del Tribunale europeo e riaffermare le radici cristiane dell’Italia e del continente europeo. Nel volantino in cui hanno annunciato la loro iniziativa i giovani di Lotta studentesca hanno scritto: “Giù le mani dal crocifisso: riportiamolo nelle aule, difendiamo le nostre radici”.

Iniziative a favore del crocifisso sono venute anche da parte di alcuni imprenditori. A Gavirate, in provincia di Varese, l’imprenditore Giorgio Feraboli ha organizzato un’assemblea con tutti i dipendenti, poi ha investito 1200 euro per costruire e installare nel cortile della propria impresa un crocifisso alto sei metri e largo tre. Feraboli ha dotato il crocifisso anche di un impianto di illuminazione per renderlo visibile anche quando fa buio.

Incessante anche la mobilitazione di parroci e Vescovi. Secondo quanto riportato da “Avvenire” il Cardinale Carlo Caffarra ha definito la sentenza della Corte di Strasburgo una “decisione improvvida che mortifica la nostra storia civile”. Togliere il crocifisso, ha precisato l’Arcivescovo di Bologna, significa togliere “la possibilità all’uomo di stupirsi di fronte alla sua dignità e q quel punto saprete che i barbari sono tornati”.

Il parroco del santuario di Montenero in provincia di Livorno, don Luca Giustarini ha distribuito ai bambini che erano a messa domenica tanti piccolo crocifissi, invitandoli a portarli a scuola, “mostrandoli con orgoglio”.