L’inganno vegetariano

veganiIl Timone n.154 giugno 2016

Ognuno è libero di scegliere la propria alimentazione, ma il tentativo di fondare teologicamente la scelta vegetariana è un pericoloso inganno che trova nell’esempio di Gesù – che ha mangiato carne e pesce anche da Risorto – la più chiara confutazione

di Samuele Cerotti

Anche quest’anno in prossimità della Santa Pasqua abbiamo visto spuntare cartelloni che ci invitavano a non mangiare il tradizionale piatto pasquale, l’agnello. Gruppi animalisti e vegetariani militanti, da anni si dedicano a campagne contro il consumo di carne ovina a Pasqua, stampano cartelli pubblicitari con candidi agnellini, diffondono video strappalacrime sull’uccisione di belanti capretti. Ma non solo: nell’ambito dell’animalismo “cristiano” si pubblicano pieghevoli e libercoli dove si sostengono le più strampalate tesi pseudo teologiche contro l’uccisione degli animali da carne.

Fatta salva la libertà di ciascuno di scegliere come alimentarsi e quindi anche il diritto dei vegetariani di non mangiare carne, non si può tacere il portato ideologico di queste iniziative e ancor meno si può tacere l’uso strumentale che viene fatto della Sacra Scrittura, dei Padri e del Magistero in molto di questo materiale propagandistico (a coloritura cristiana) contro il consumo alimentare degli agnelli, materiale spesso distribuito sin dentro le chiese.

Gli agnelli pasquali

A chi è capitato di avere tra le mani uno di questi pieghevoli od opuscoletti, non sarà sfuggito l’abbondante florilegio di passi scritturistici dell’Antico e del Nuovo Testamento, di alcuni Padri della Chiesa e di citazioni di interventi papali tutti completamente fraintesi e distorti dal loro significato. La predicazione dei Profeti in merito all’offerta a Dio di animali, il giudizio neotestamentario sul sacrificio templare o considerazioni teologiche sull’agnello e l’Agnello sono piegati alla polemica animalista contro l’uccisione di animali a scopo alimentare.

La Scrittura e la Tradizione parlano del culto a Dio ma sono citate faziosamente in merito alla liceità o meno di mangiare l’abbacchio con le patate. Basterebbe allora considerare questo uso rozzamente spregiudicato della Divina Rivelazione per squalificare simili campagne d’opinione tese a convincere i buoni cristiani che è peccato mortale mangiarsi l’agnello arrosto.

Non serve poi essere fini biblisti per sapere che è impresa disperata il voler fondare il vegetarianesimo e l’animalismo sulla Bibbia, anche se non mancano arditi tentativi in tale direzione. Tra tutti il meno strampalato è quello che vede nella dieta vegetariana un segno profetico al pari della verginità per il Regno. Il ragionamento parte dal dato scritturistico secondo cui i Progenitori, nello stato pre-lapsario, si nutrirono esclusivamente di frutta così che i battezzati, liberati da quel peccato che determinò la dieta onnivora, sarebbero chiamati ad abbandonare il consumo di carne per significare profeticamente la ritrovata armonia edenica.

Le obiezioni a simile paralogismo teologico sono molteplici e toccano, ad esempio, la questione del rapporto tra Eden e Regno, tra stato pre-lapsario, post-lapsario, umanità redenta in via e in patria, la questione del peccato originale originato e del battesimo, la questione dei consigli evangelici e della morale supererogatoria. In una battuta si può dire che se l’argomento del vegetarianesimo come profezia fosse valido, ugualmente profetico dovrebbe essere il nudismo dato che l’umanità iniziò a vestirsi solo dopo il primo peccato.

La Bibbia non è vegetariana

Ma la vera confutazione teologica rimanda alla epistemologia del discorso economico (nel senso di economia della salvezza), per cui non è mai lecito fare teologia scavalcando il dato positivo della Rivelazione, la volontà positiva di Cristo così come concretamente datasi nella sua esistenza storica. E nella Rivelazione, tanto vetero quanto neotestamentaria, non vi è alcuna prescrizione morale circa il divieto di macellazione o consumo alimentare di carne, neppure si trova una qualche preferenza morale per la dieta vegetariana.

Anzi, semmai il contrario, la Bibbia ha per protagonisti patriarchi, re, profeti, apostoli gioiosamente carnivori e Dio, a ben vedere, ha più volte parlato a favore dei macellai. Ma il dato più forte e che rende impraticabile qualunque tentativo di fondazione teologica d’un vegetarianesimo cristiano è la Persona stessa di Nostro Signore Gesù Cristo nella sua concreta storicità. Gesù si è alimentato di carne e di pesce, ovvero ha mangiato animali uccisi a scopo alimentare. Se il Figlio di Dio, il Verbo Incarnato, perfetto uomo e perfetto Dio, ha mangiato carne e pesce, ovvero se il Regno di Dio già presente non conobbe il vegetarianesimo, come potrebbe il cristiano profetizzare il Regno rifiutando di cibarsi di carne?

La verginità, assieme agli altri consigli evangelici, è profezia del Regno perché ci assimila a Cristo vergine (o povero, o obbediente sino al dono della vita, etc). Ma il vegetarianesimo a chi ci assimilerebbe? Non certo a Cristo che mangiò carne e pesce tutta la vita, persino da Risorto! Di anno in anno queste campagne d’opinione, queste teorie raccolgono sempre più consensi e spazio nei media, ex ministri vi prestano il volto, se ne parla nei telegiornali e sulla stampa. Ovviamente chi difende la vita indifesa di agnellini, conigli e vitelli non può che apparire buono e nobile … egoista e insensibile chi, per una bella mangiata, fa sgozzare una povera bestiola!

Una ideologia anti-umana

Eppure dietro a tanta “bontà” si cela una ideologia radicalmente anti umana. Nella condanna morale del consumo di carne c’è la negazione della differenza ontologica tra uomo e bestie, c’è l’equiparazione dell’uomo con le altre specie animali, c’è l’antispecismo, ideologia dell’orizzonte trans-umanista.

Non c’è solo una fissazione come altre, una semplice moda culturale radical-chic, c’è una ideologia pericolosa e pervasiva che erode programmaticamente la comprensione ontologica dell’umano, che nega lo statuto personale esclusivo dell’animale uomo, che livella i viventi in una indistinta biosfera. Nulla di più anticristiano, nulla di più contrario all’antropologia biblica, anche se sempre più tale spirito si insinua anche tra i cattolici.

La nostra fede è fede in un Dio Creatore che tutto ha affidato alla signoria di Adamo, è fede in un Dio che ha fatto l’uomo (e solo l’uomo) a propria immagine e somiglianza, è fede in Dio che ha eletto a proprio popolo un popolo di pastori che di carne si sono sempre nutriti, è fede in un Dio che si è Incarnato e proprio quel Dio-Uomo ha mangiato carne e pesce senza problema morale alcuno, anzi ha mangiato (animali all’uopo uccisi) anche da Risorto. Nulla di meno animalista e di più anti­vegetariano d’un Dio Incarnato che mangia animali anche col Suo corpo glorioso!

Di ciò dobbiamo essere consapevoli, come credenti, e non farci ingannare dalle sirene dell’ideologia animalista. Dobbiamo aver ben chiara la dignità dell’uomo, la signoria affidataci sul Creato, la differenza qualitativa della natura umana da ogni altra realtà animale. Dobbiamo rivendicare con fermezza il diritto originario all’uso dei beni naturali, il diritto a cibarci di carne e pesce. Anzi sarebbe una vera pedagogia, anche spirituale, ritrovare il realismo sano e schietto del mondo rurale dove si impara ad amare il Creato con la stessa naturalità con cui si impara a tirare il collo alle galline.

Contadini, pastori, cacciatori sono i veri innamorati della natura, dei campi, dei prati e dei boschi. Il loro è l’amore cristiano per il Creato, un amore verace che non nega i diritti signorili della natura umana, che non idolatra le bestie, che conserva e vive il realismo di una gerarchia negli esseri

QUANTE VARIAZIONI SUL TEMA

Il mondo dei vegetariani ha diverse declinazioni alimentari, che derivano dai princìpi filosofici e religiosi a cui si ispirano. Eccone un elenco:

Latto-ovo-vegetarianismo: esclude gli alimenti che derivano dall’uccisione diretta di animali sia terrestri sia marini, quali carne, pesce, molluschi e crostacei; ammette qualunque alimento di origine vegetale, i prodotti animali indiretti, ovvero latte e derivati, uova e miele, oltre ad alghe, funghi (di cui fanno parte i lieviti) e batteri (come i fermenti lattici). Questo regime vegetariano è il più diffuso nei paesi occidentali.

Latto-vegetarianismo: come il latto-ovo-vegetarianismo, ma esclude anche le uova. È un modello dietetico frequente nella tradizione asiático-indiana, di cui fanno parte le diete yogiche e altre di estrazione induista come, ad esempio, la scelta alimentare dei visnuiti, tra i cui precetti è compresa anche l’astensione dai funghi, dall’aglio, dalla cipolla e dai tartufi.

Vegetalismo o veganismo: esclude tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, molluschi e crostacei, latte e derivati, uova, miele e altri prodotti delle api) e ammette qualunque alimento di origine vegetale, oltre ad alghe, funghi e batteri;

Crudismo vegano: ammette esclusivamente cibi vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 46 °C (è ammessa l’essiccazione). Questo modello dietetico è composto prevalentemente da frutta, verdura, noci e semi, cereali e legumi germogliati.

Fruttarismo: pratica alimentare a base di frutta, frutta secca e semi. Oltre alla frutta intesa come frutto dolce della pianta (mela, pesca, albicocca, ecc.), viene contemplato anche il consumo di ortaggi a frutto come pomodori, peperoni, zucchine e cetrioli. Si basa sull’idea che la frutta sia il cibo elettivo per l’uomo.