Un’eredità’ inquietante

Casaleggio_GrilloIl Timone n. 153 maggio 2016

La morte di Casaleggio, “guru” dei 5 Stelle, ha riacceso l’attenzione sulle sue pericolose idee che attirano consensi ben oltre la politica. L’utopia di una società perfetta solo se si autodistrugge

di Vincenzo Sansonetti

«Onestà!» urlavano in coro i militanti del movimento 5 Stelle la mattina di giovedì 14 aprile, all’uscita della bara di Gianroberto Casaleggio – il loro fondatore – dalla chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie. “Onestà!”, riecheggiava la folla accorsa, per curiosità o per convinzione, riducendo a una sola, un po’ banale e scontata parola-simbolo tutta la perversa e inquietante complessità del Casaleggio-pensiero.

L’appartato e misterioso guru che ha costruito da zero la realtà politica più originale ma anche potenzialmente più pericolosa degli ultimi anni, a partire dall’idea che si deve distruggere tutto ciò che appartiene al passato per imporre un nuovo, spietato modello di convivenza dominato da un’aristocrazia illuminata, non sembra avesse dimestichezza coi proverbi della tradizione popolare. Come quello che recita: “L’onestà sta bene anche in casa del diavolo”. L’onestà è una scelta personale, vale per tutti, non è prerogativa di un partito o un movimento; semmai è la pre-condizione, ovvia, per chi fa politica. Sbandierarla come slogan è fuorviante. Ben altro c’è dietro.

I funerali in chiesa

Casaleggio era affascinato dalle teorie esoteriche del greco-armeno George Ivanovitch Gurdjieff (1872-1949), secondo cui un’elite doveva sottomettere e guidare una massa amorfa e “dormiente” di individui, capaci soltanto di obbedire pressoché ciecamente, al punto di non possedere neppure un’anima in grado di sopravvivere alla morte del corpo. Pertanto solo una ristretta cerchia di iniziati, in cui Gianroberto si collocava, è degna di sopravvivenza ultraterrena. Si spiega forse così la decisione per le esequie religiose, che hanno stupito molti ma su cui poco si è riflettuto?

L’edifìcio ideologico che alimenta (alimenterà ancora?) il successo dei 5 Stelle è in realtà decisamente lontano dai valori cattolici e dall’esperienza cristiana, al punto che uno dei punti fermi è la scomparsa di tutte le religioni e la distruzione dei luoghi di culto, a cominciare dai più famosi: San Pietro a Roma, Notre Dame a Parigi e la Sagrada Familia a Barcellona. Un’interpretazione più benevola vede nella scelta dei funerali in chiesa il segnale di una tardiva conversione, di un cedimento in extremis a un Altro che ci accompagna, negato per tutta l’esistenza.

“Ha lottato fino alla fine, senza mollare di un centimetro”, hanno ripetuto a una voce i suoi seguaci, da Grillo a Dario Fo fino al più sconosciuto dei deputati. A nulla è servito. Ha vinto la morte. Non sta a noi giudicare la persona di Gianroberto Casaleggio, che aveva tra i suoi punti di riferimento, è vero, san Francesco, ma ridotto a sponsor di una disumana ideologia iperpauperista e anticonsumista (il movimento 5 Stelle è stato fondato il 4 ottobre 2009, festa liturgica del santo di Assisi).

Nel suo delirio di onnipotenza il “padrino” di Beppe Grillo aveva “previsto” di morire nel 2040. Ha sbagliato di soli 24 anni, abbandonando l’esistenza terrena a 61 anni anziché a 85 e interrompendo così a metà la sua sistematica opera di corruzione della vita politica italiana e della coscienza di tanti. Ha lasciato in eredità un’agenda di indicazioni operative per andare avanti fino al 2017, quando si presume possano esserci le elezioni anticipate, se il consenso a Renzi, come si ipotizza, cederà di schianto. Ma aldilà della fortuna politica dei 5 Stelle, è utile analizzare brevemente il pensiero di un personaggio che in pochi anni ha messo in circolo nella nostra vita sociale veleni letali.

Swift “indovino”

Jonathan Swift, lo scrittore irlandese vissuto a cavallo tra XVII e XVIII secolo, celebre per il romanzo I viaggi di Gulliver, è anche l’autore di un pamphlet, Aboliamo il cristianesimo!, apparso in Inghilterra nel 1708 (e da poco pubblicato in Italia dall’editore Giubilei Regnani). Il libello smonta con ironia le argomentazioni di chi vorrebbe realizzare lo slogan del titolo. Swift, pastore anglicano, punta il dito su tre mali del suo tempo (e del nostro): il relativismo, l’indifferentismo e l’ateismo. Che caratterizzavano (e caratterizzano) una società apparentemente ancora cristiana ma che in realtà non crede più in nulla. Una lista che possiamo facilmente aggiornare con altri -ismi: ambientalismo, animalismo, immigrazionismo, omosessualismo… Tutti, nessuno escluso, nell’eclettico bagaglio ideologico del Casaleggio-pensiero, che si è nutrito non solo delle idee esoteriche di Gurdjieff ma – nell’era elettronica – vi ha aggiunto le più spinte utopie sul ruolo salvifico di Internet.

Un pensiero che si può sintetizzare in una profezia apocalittica: siamo alla vigilia di crisi ecologiche e di “guerre ideologiche, razziali e religiose”, in cui vedranno la morte i sei settimi degli abitanti del pianeta. Il miliardo di sopravvissuti abolirà “i partiti, la politica, le ideologie e le religioni”, e al loro posto si insedierà “Gaia” (nome che nelle teorie esoteriche indica la Terra come organismo vivente e unica divinità da adorare). Gaia, così si chiama anche un video di propaganda reperibile in Rete, unisce la religione e la politica. Assoggetterà popoli e nazioni servendosi di un “nuovo governo mondiale”, selezionato tramite la Rete, favorevole alla decrescita e alla deindustrializzazione. Esito inevitabile? La dissoluzione dell’umanità così come la conosciamo, e il ritorno a una società quasi primitiva, molto simile alla famigerata, disumana Cambogia di Poi Pot.

I dubbi di Eco

Umberto Eco, il semiologo e scrittore da poco scomparso, aveva colto il legame di Casaleggio e i suoi discepoli con le teorie di Jean-Jacques Rousseau, che voleva sostituire la democrazia rappresentativa con un’assemblea permanente, un’agorà dove tutti i cittadini decidessero senza mediazioni. Con la differenza che l’agorà di Casaleggio è falsa, sosteneva Eco, perché non tutti gli italiani sono utenti del Web, e meno ancora sono gli utenti che capiscono completamente come funziona, per cui tutte le decisioni, che possono riguardare la scelta di un candidato sindaco o qualsiasi altra cosa, “non sono prese dal popolo sovrano”, come si vuol far credere, “ma da un’aristocrazia di blogghisti”, orientati in modo ferreo dallo stesso Casaleggio.

Fortemente critico anche il sociologo e politologo bielorusso Evgeny Morozov, noto per aver denunciato Google, Facebook, Twitter e Wikipedia come sistemi falsamente democratici perché in realtà controllati da quei pochi che, come Casaleggio, ne “conoscono il linguaggio e i trucchi retorici”. Ci sono aziende americane, per Morozov, da cui la Casaleggio Associati ha appreso la lezione al punto di diventare loro concorrente sul piano mondiale, che utilizzano algoritmi e tecniche sofisticate per amplificare certi messaggi su Internet e social network e metterne a tacere altri.

Cattolici “sedotti”

Casaleggio, pur non essendo stato estraneo alle molte, spesso blasfeme provocazioni antireligiose di Grillo, in un preoccupante deserto di offerte politiche credibili è riuscito nello scopo di far avvicinare al Movimento 5 Stelle anche un buon numero di elettori cattolici, sedotti dai suoi slogan anti-politici e dai suoi sogni tecno-esoterici. Un consenso che, a seguito dell’emozione creata dalla sua morte, potrebbe – almeno nel breve periodo – allargarsi. Da un sondaggio effettuato a metà aprile 2016 da Ipr Marketing emerge infatti che quasi un italiano su due (il 46%) dà credito al M5S; nel 2015 era il 28%. Casaleggio sopravvivrà a se stesso reincarnandosi nel mite ed educato Luigi Di Maio, il non ancora trentenne vicepresidente della Camera dei deputati, destinato ad essere il candidato premier dei 5 Stelle alle politiche?

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Per saperne di più

Roberto Dal Bosco, Incubo a 5 Stelle Grillo, Casaleggio e la Cultura della Morte Fede & Cultura 2014