La morte di Pannella e le vittime dell’ideologia radicale

PannellaIl Corriere del Sud 21 maggio 201

Un ringraziamento al card. Bagnasco per il suo saggio “silenzio

di Giuseppe Brienza

Giovedì è morto a Roma Marco Pannella (1930-2016), leader storico del Partito radicale, che era ricoverato in una clinica in quanto da anni lottava contro due tumori.

Il mio primo pensiero nelle prime ore dopo l’annuncio dell’evento e dei commenti che si sono succeduti è stato di ringraziamento al card. Angelo Bagnasco. Sì, di ringraziamento al presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per il saggio “silenzio” che ha voluto mantenere finora. Di fronte al protagonismo mediatico ed all’intervento di alcuni vescovi su un personaggio che, politicamente e culturalmente, ha condotto nella sua vita solo battaglie di morte è secondo me una scelta molto saggia.

Non voglio assolutamente dare giudizi sulla responsabilità morale o sul destino eterno di Pannella ma, dal punto di vista oggettivo e pubblico, non posso dimenticare che lui ed il suo partito sono i diretti responsabili, per non dire altro: 1) della morte civile di centinaia di migliaia di “figli del divorzio” (la legge “Baslini-Fortuna” è per lo più “farina del sacco” dei radicali); 2) della morte di 6 milioni di bambini italiani con l’aborto; 3) della morte del pudore e della dignità della donna con la liberalizzazione della pornografia e della Porn Culture; 4) della morte di decine di migliaia di italiani con le leggi tolleranti il consumo di droga.

Ricordo che Pannella si è fatto arrestare per aver fumato uno spinello in pubblico nel 1975. Anche la sua vita privata è stata in netto contrasto con la visione personalistica e cristiana della società e della morale. «Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella – ha dichiarato lui stesso poco tempo prima della sua morte -, ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c’è stata mai nessuna gelosia».

Pannella non ha avuto nessun figlio dalla moglie ma, oltre alla sbandierata bisessualità, ha ammesso pubblicamente di aver «sparsi in giro per l’Italia» alcuni figli avuti con altre donne, frutto dei suoi «amori giovanili».

Per questi “diritti civili” e per aver testimoniato ed operato in favore di quella “cultura della morte” condannata innumerevoli volte da San Giovanni Paolo II la salma di Pannella è stata onorata dalle massime cariche dello Stato. È stata collocata nella Sala “Aldo Moro” (!) di Montecitorio e, alla camera ardente, sono subito accorsi a rendergli omaggio il presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha appena imposto al Paese le “unioni civili omosessuali” e la presidente della Camera Laura Boldrini, che giusto pochi giorni fa ha reso pubblica una lettera indirizzata alla “ministra” delle Pari Opportunità Maria Elena Boschi per chiedere che intervenga sull’aumento delle sanzioni per le donne che abortiscono clandestinamente e sulla «preoccupante» diffusione dei medici obiettori.

Attestati di stima, di apprezzamento, di riconoscimento dell’“eredità” venuti anche da alcuni nella Chiesa, a chi ha a cuore ancora e si batte con fatica per i principi non negoziabili e la “cultura della vita” sono ferite e fonte di scoraggiamento. Quindi grazie Eminenza! Grazie card. Bagnasco per non aver fatto contribuire la Comunità cattolica italiana, tramite la sua persona e il suo saggio silenzio, a questo clima che rinforza il pessimo panorama politico e culturale cui siamo arrivati. Divorzio a richiesta, “diritto” di aborto, droga libera, “nozze” omosessuali, eutanasia, sono ormai entrate nella mentalità e nel costume di tutti quasi tutti i partiti, i giornali e le associazioni, cattolici e “laici”, di “‘destra” e “sinistra”, appartenenti al mondo economico o no profit.

Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, ha rievocato nell’imminenza della sua morte la «bella eredità dal punto di vista umano e spirituale» di Pannella, ed il suo «impegno totale e disinteressato per nobili cause».

Dichiarazioni che hanno provocato in molti sconforto o rabbia perché, a dire il meno, appaiono imprudenti, gratuite e facilmente strumentalizzabili. Ma anche altri, purtroppo, nella Chiesa italiana, hanno pronunciato più o meno simili frasi e, non possiamo fare a meno di notare, che si tratta delle stesse persone che hanno taciuto e stanno ancora tacendo quando la politica e il Potere legislativo-mediatico stanno violando e minacciano di fare anche peggio se lasciati fare l’innocenza dell’infanzia, la santità della famiglia, la dignità della donna, degli anziani, degli handicappati e di tutte quelle persone che non parlano sui media, e la cui vita è giudicata poco interessante o, peggio, “non degna di essere vissuta”.

Certo, Pannella «aveva stima e ammirazione per Papa Francesco», e il Santo Padre ha giustamente fatto tutto il possibile per aprirgli fino all’ultimo momento della sua vita l’abbraccio materno e misericordioso della Chiesa. Da vero Pastore del Cuore di Cristo. Ma non per dire che Benedetto XVI non lo è stato o la pensasse diversamente. La malattia mortale che ha condotto in pochi anni alla morte Pannella sono stati probabilmente uno dei motivi che hanno spinto il regnante Pontefice a cercare un dialogo con il leader radicale. Un comportamento che non era pensabile per Ratzinger non solo per la diversa contingenza, ma anche per le dure e infondate accuse di “copertura dei pedofili” che Pannella e la sua Radio radicale hanno rivolto moltissime volte nei confronti di Papa Benedetto.

Si può aggiungere in questi giorni che nell’“eredità” di Pannella c’è anche quella di aver portato in parlamento Toni Negri, l’ideologo ed ex leader dell’organizzazione comunista e violenta “Potere operaio” che, condannato a trent’anni, poté uscire dal carcere grazie all’immunità parlamentare. Ha fatto eleggere a Montecitorio la porno-diva Cicciolina, l’ex terrorista di “Prima Linea” Sergio D’Elia etc.

Le dichiarazioni che abbiamo sentito in favore di Pannella sono intollerabili. Perché non tacere, di fronte alla morte di un nemico della “cultura della vita” e della Chiesa? Non vorremmo che, soprattutto da parte di certi ecclesiastici, le imprudenze e le dichiarazioni sul leader radicale siano anche frutto di quel protagonismo che, Papa Francesco, ci insegna a superare con una maggiore sobrietà e una più intensa vita spirituale.

Per riprendere uno dei tanti discorsi in merito del Pontefice, ricordo quello rivolto nella Basilica di Santa Maria in Trastevere ai poveri assistiti dalla Comunità di Sant’Egidio: «Tutto comincia con la preghiera. La preghiera preserva l’uomo anonimo della città da tentazioni che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l’indifferenza, il vittimismo. La preghiera è la prima opera» (15 giugno 2014).

Premesso che a ogni essere umano che muoia è dovuta la “pietas”, c’era proprio bisogno di un commento del “portavoce del papa” su un personaggio così controverso come Pannella? Dire come ha fatto padre Lombardi che Pannella aveva «una grandissima ammirazione» per Papa Bergoglio, non ha fatto altro che alimentare l’astio e le polemiche dei tanti ambienti e personaggi, anche nel mondo cattolico italiano, che stanno impegnando da anni il loro tempo e le loro migliori energie nella critica demolitoria del suo Pontificato.

Marco Pannella, ha scritto giustamente Marco Invernizzi, «è stato un uomo pubblico che ha contribuito a scristianizzare l’Italia come pochi altri. […] Quando, nel 1968, il processo di disgregazione del mondo occidentale sceglie la via di “liberare” la persona dalla sua natura e dai legami della famiglia e della stessa vita, abbandonando invece la prospettiva comunista, Pannella è in prima fila in tutte le battaglie che vanno in questa direzione: divorzio, aborto, droga, ideologia gay, unioni civili oggi ed eutanasia domani» (Pannella e le vittime dell’ideologia radicale, in “Comunità Ambrosiana. Newsletter di Alleanza Cattolica in Milano”, n. 209 – 20 maggio 2016).

Morto Pannella rimangono i radicali, ecco perché è meglio tacere ora. E magari scrivere una biografia del leader radicale ed una storia, anche ad uso di certi cattolici ed ecclesiastici, del suo partito.