L’origine dell’Origine

Rivista di Biologia / Biology Forum 102 (2009), N. 1

Giuseppe Sermonti
gsermonti@hotmail.com

Ho letto con interesse l’Editoriale del dicembre 2008 della Rivista, a firma di Marcello Buiatti e ho il piacere di dichiarare che, salvo il titolo (Il ritorno di Darwin e Lamarck), lo condivido pienamente.Il XX secolo è stato il secolo della Genetica, il XXI si avvia ad essere quello dell’Epigenetica. Se l’Epigenetica è lo studio dei meccanismi che conducono alla manifestazione vitale, c’è stata più epigenetica nell’Ottocento che nel Novecento.

Il secolo in cui siamo nati fu inaugurato dalla riscoperta di Mendel (1900), dominato dalla genocentrica Sintesi Moderna, dal DNA e dal Dogma Centrale e coronato con la decifrazione del genoma umano. Il secolo in cui viviamo si apre con l’eredità proteica (i prioni), l’ambiguità genica (38.000 proteine da un solo gene, apprendo da Buiatti), l’effetto ereditario dell’ambiente (metilazioni, etc.).

Fino a pochi anni fa – commenta l’editorialista – tutti questi concetti sarebbero stati etichettati come lamarckiani e sarebbero stati eliminati come eretici. Perché escludo il titolo dalla mia approvazione? Perché il nome (e la barba) di Darwin è stata l’ossessione della scienza del XX secolo e non si può davvero dire che sia stato “dimenticato” (diverso è il caso di Lamarck). Abbiamo celebrato e officiato un Darwin malinteso, che ha marcato il secolo da cui il Darwin vero è stato esiliato.

In una mia “commedia da tavolo” che intitolai “Darwin dimezzato” e rappresentai all’Università di Napoli (1998), facevo partecipare Darwin a un convegno celebrativo di Darwin. Sul finale, durante la relazione di Monod, il Darwin camuffato (lo rappresentavo io) protesta: Ho l’impressione che mi abbiate “perdonato” le idee alle quali tenevo di più e mi abbiate “concesso” quelle cui alla fine avevo tolto la fiducia. Io ho portato per i lunghi anni della mia vita il fardello dell’esule […]. Lasciate che torni l’esule che ero e rendetevi esuli anche voi… (Riv. Biol. / B. Forum, 1988).

Due miei libri sull’evoluzione, uno in cui esortavo ad andare Dopo Darwin (1980) ed uno in cui invito a Dimenticare Darwin (1999-2003) sono stati relegati nell’apostasia. L’ultimo, sotto-titolato Perché la mosca non è un cavallo?, è un invito alla epigenetica, perché la genetica e il DNA non ci danno la risposta. Non sono le novità biochimiche – scriveva F. Jacob (1977) – che hanno generato la diversificazione tra gli organismi […], che distinguono una farfalla da una balena…

È che del darwinismo si è fatta una questione di teologia e di teodicea, e il dibattito sull’evoluzione è diventata un’alternativa tra Scienza e Fede (v., p. es. P. Odifreddi, In principio era Darwin, 2009). Se uno come me cerca di scansare Darwin, gli viene subito intimato: “Che altra teoria proponi?”. Io non ho un’altra teoria, ma non ho bisogno di improvvisarne una, perché il mio interlocutore me l’ha già assegnata: “Sei un creazionista, o un sostenitore camuffato della Genesi”. E il discorso è chiuso, perché non si discute di teologia in una classe di scienze (1° emendamento).

Ma è poi così vero che il Genesi 1 della Bibbia è mera mitologia, o contiene asserzioni riscontrabili? E possiamo ritenerci sicuri che l’evoluzionismo che pratichiamo sia del tutto esente da mitologia? Così introduce Giorgio De Santillana la sua Storia della Filosofia (1961): Pur non essendo un libro che possa dirsi scientifico, la Bibbia inizia con una teoria circa le origini del mondo.

Una ventina di anni dopo (1983) Jerome Lejeune incalza: La Bibbia è il primo libro evolutivo, perché evidenzia le tappe della creazione. […] In uno scorcio assolutamente folgorante, enumera gli esseri viventi secondo l’ordine in cui li ritroviamo negli strati geologici.

L’origine dell’Origine

Anticipando i tempi de L’Origine delle Specie, il Genesi 1 risale all’apparizione della luce, all’origine della materia, alla formazione del firmamento e dei luminari del cielo, collocando l’èra che noi chiamiamo “Cambriano” al terzo “giorno” della creazione.

Il Genesi 1 (testo sacerdotale) non è stato scritto da trogloditi al primo impatto col mondo, ma da saggi ebrei dopo il ritorno dall’esilio babilonese, 2500 anni fa, nel V secolo avanti Cristo, che è il secolo di Pitagora, di Eschilo e di Eraclito. Fu durante la perdita del centro prodotta dall’esilio che scoccò l’ora veramente grande in cui il tema della creazione divenne il tema dominante (Ratzinger, Roma 1985).

Fu allora che apparve agli uomini che il mondo non è l’arena dei demoni, bensì proviene dalla ragione, dalla ragione di Dio e poggia sulla parola di Dio (ibidem). Anche Darwin ha affidato le origini alla ragione, espellendo il buon Dio e riaprendo l’arena dei demoni (struggle for life).

Dell’evoluzionismo moderno potremo affermare quel che ha scritto Fritjof Capra (Il Tao della Fisica, 1975) in merito alla Fisica moderna: (Essa) porta oggi a una concezione del mondo che […] in qualche modo ritorna alle sue origini, a 2500 anni fa.

Tra i sacerdoti che curarono la stesura del Genesi 1, si è imposto un Darwin ante litteram, assertore della emergenza successiva delle Classi viventi, dopo i rivolgimenti cosmici e tellurici. Oserei dire che egli marcava un punto di vantaggio rispetto al Darwin dell’Ottocento, quello di non ritenere che la balena potesse derivare dall’orso per modifiche graduali e di aver optato per l’emergenza punctuated dei Taxa.

Quei Darwin e Lamarck biblici sono tornati sulla scena dopo due millenni e mezzo. In questo senso più vasto potremmo accettare il titolo di Buiatti e l’idea di un loro epocale revival.