Derive del sacro, l’esoterismo, lo gnosticismo nella musica contemporanea

Religioni e Sette nel mondo n2 /2005-2006 trimestrale di cultura religiosa

Intervento al convegno

“La metamorfosi del sacro nella società post-moderna. Strumenti e modalità di comunicazione”,

Gubbio , 17-18 giugno 2007

concerto_rock

di Adolfo Morganti (presidente del Gris di Rimini)

1. Natura sacrale e funzione psicotropa della musica

Fin dai tempi di Fiatone, la musica è stata considerata la più elevata delle arti in quanto essa non si limita a riprodurre alcuni aspetti della realtà sensibile come è il caso delle arti figurative (pittura e scultura), ma è in grado di creare una realtà diversa ed autonoma da quello che, uditivamente, è possibile percepire in natura.

Nel contempo, e il nesso fra queste due caratteristiche non è affatto casuale, lo stesso Fiatone riconosce alla musica, grazie alla sua azione profonda sulla mente umana, una potenza tutta particolare definendola “psicotropa”, ossia in grado di “muovere la psiche” e generare pertanto stati della mente particolari sia nei campo della produzione di immagini interiori (immaginazione) che della produzione dì stati emotivi, non di rado tradizionalmente riconnessi con il Divino.

Questa coscienza è riconosciuta “…più o meno esplicitamente in tutte le culture musicali tradizionali attraverso il concetto di ethos dei suoni – termine proprio della tradizione ellenica, corrispondente alla potentia musicae della teoria (musicale) medievale e al rasa della teoria indù” (1).

In effetti, un’analisi comparata delle tradizioni religiose dell’umanità a noi note, come quella compiuta negli ultimi decenni da una scienza del tutto laica come la “Storia delle religioni” comprova oltre ogni possibilità di dubbio come sia da sempre strettissimo il nesso fra la musica e il Sacro; inoltre, ed in modo particolare, i progressi negli ultimi decenni degli studi antropologici ed etnologici hanno sottolineato in modo univoco l’importanza di questo nesso all’interno delle grandi esperienze religiose dell’umanità intera, ed in modo ancor più specifico la crucialità del rapporto fra l’espressione musicale e la cosmogonia, la creazione del mondo. Il mondo è creato dal Suono.

Dalla protostoria europea e non solo, connotata dalla diffusione dell’esperienza sciamanica, la musica è stata vissuta come uno strumento rituale, un mezzo per creare “stati alterati di coscienza” tali da far entrare in contatto con la divinità.

Si rammenti, come unico caso – per nostra brevità – all’interno del contesto culturale e spirituale della Grecia precristiana, il caso delle Baccanti; per mezzo della musica esse entravano in uno “stato alterato di coscienza” che con grande esattezza il vocabolario greco definisce col termine enthousiasmos, termine che nel suo stesso etimo ci riconduce alla radice sacrale di quell’esperienza: la presenza attiva e trasmutante del Dio nel miste (2).

Un siffatto legame fra musica, canto e invasamento del divino nell’uomo giunge pressoché fino ai tempi storici nello sciamanesimo nordeuropea tardo-medievale, trasmettendosi in parte e fondendosi all’interno dell’Evangelizzazione cristiana di quelle popolazioni: ricordo qui solamente il caso delle “Pie Cantiones” dell’area finlandese, in cui sopravvivono cospicue testimonianze dell’uso sciamanico del tamburo, divenuto singolare sottofondo della musica sacra corale e cattolica del tempo. Ancor più vicino ai nostri giorni questo legame risulta evidente all’interno dello sciamanesimo centro- e sud-americano ed asiatico (3).

Nel contempo, fin da prima di quanto i nostri mezzi di indagine storica ci permettono di giungere, la musica è parallelamente – e non a caso – il mezzo tradizionale per creare ed eccitare il furor guerriero: mi riferisco alla lunghissima tradizione della “musica da guerra” che nell’Europa contemporanea ha uno degli esempi più longevi ed antropologicamente interessanti nella musica delle popolazioni celtiche, in cui l’uso di strumenti come la cornamusa e diverse forme di tamburi ritorna a questo particolare uso della musica.

All’interno dei cosiddetti “popoli senza scrittura” è largamente attestata la credenza secondo cui attraverso la musica e la danza il ceto guerriero poteva raggiungere un progressivo distacco dalle normali reazioni corporee, fino a raggiungere il trascendimento della fatica e del dolore. Non si creda che si tratti solamente di idee vacue: nel corso delle guerre coloniali degli ultimi tre secoli sovente gli eserciti delle potenze occidentali hanno impattato con fenomeni di questo tipo, che andavano al di là del confine di quello che noi oggi chiamiamo comunemente “paranormale” (4), sia in Asia che in Africa che nelle Americhe.

In ambito cristiano contemporaneo, anche se non cattolico, sopravvivono interessanti forme di utilizzo della musica a scopo estatico: ricordiamo solamente l’oramai secolare abitudine della cultura religiosa protestante nordamericana nell’utilizzo di tipiche forme musicali nate da complessi processi di inculturazione con le minoranze etniche deportate in quel continente – soprattutto negri africani -, allo scopo di generare nel partecipante alle celebrazioni un effetto psicotropo: dall’utilizzo pseudosciamanico dei ritmi percussi-vi africani nelle cosiddette “orge indiane” fra gli shakers, membri di congregazioni protestanti statunitensi del XVIII e XIX secolo, fino allo spiritual contemporaneo ed alla tradizione blues, dall’interno della quale, sempre negli Stati Uniti d’America – non sarà inutile rammentarlo – nasce negli anni ’50 del secolo scorso la musica rock.

Di passaggio, sarebbe ottima cosa approfondire quanto di queste pratiche estatiche sia passato dal protestantesimo statunitense all’interno della prassi liturgica e di preghiera di alcuni Movimenti ecclesiali cattolici contemporanei: ma si tratta di una pista che diverge eccessivamente dal nostro tema odierno.

2 Cosmogonia e creazione per mezzo della musica

Sia pur rapidamente, non è possibile qui non accennare più in profondità alla crucialità del rapporto fra l’espressione musicale e la Cosmogonia, la creazione del mondo. Il mondo è crealo dal Verbo, dal Suono di Dio, E non si tratta solamente di una concezione cristiana né unicamente abramitica, bensì è comune alla grande maggioranza delle cosmogonie a noi note, rivelandosi essere uno degli elementi portanti di quella “grammatica del Sacro” che la Storia delle Religioni constata appartenere all’universalità dell’Homo Religiosum, e accanto a ciò il Cattolico sa essere il frutto dell’azione del Logos increato nella storia precedente l’Incarnazione.

Da un lato si pensi al racconto della creazione nel Genesi: è la Parola di Dio, il Logos divino che crea il mondo materiale attraverso una successione di distinti atti creativi, nella narrazione scanditi in “giorni””.

Lo stesso Logos increato si Incarna nella persona di Gesù Cristo, di cui ben sappiamo che Giovanni dice:

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio
e il. Verbo era Dio.
Questi era in principio presso Dio.
Tutto per mezzo di lui fu fatto
e senza di lui non fu fatto
assolutamente nulla di ciò che è staio fatto.
In lui era la vita e la vita era la luce degli, uomini,…(6)

Ma non si creda che la tradizione biblica sia in ciò isolata: paralleli assai interessanti potrebbero esser fatti sia riguardo la tradizione Indù (7) che europea precristiana (8).

Tuttavia, una delle esplicitazioni più chiare e poetiche di questo nesso fra la parola, il suono e la creazione la dobbiamo non ad un teologo ma ad un romanziere contemporaneo, per quanto assai particolare e probabilmente unico nella sua vastissima preparazione filologica e storica, ed oltre a ciò profondamente cattolico: John Reuel Ronald Tolkien, che tutti conoscono oramai come lo scrittore de Il Signore degli Anelli. In un suo testo purtroppo meno noto, II Silmarillion, egli rinarra la creazione del mondo da parte dell’Unico Dio, e all’interno di questo evento fondante, svela l’origine della nascita del male e della storia (9).

Proprio questo testo tolkieniano è stato al centro dell’attenzione degli studiosi che m aggiorni ente, anche in Italia, hanno colto lo spessore simbolico e spirituale dell’opera tolkieniana, a partire da Mario Polia [nota].

In breve, il racconto tolkieniano della Creazione si articola in alcuni snodi fondamentali:

a) II Dio Unico, Ilùvatar, per creare il mondo emette un’articolazione di suoni, una armonia.

b) Esso invita la Gerarchla angelica primeva, gli Ainur, a variare ed abbellire questo tema musicale primordiale.

c) Questo tessuto musicale diviene luce e quindi, materia. Inizia in tal modo la concretezza, e quindi la storia del mondo.

d) Proprio sul piano dello sviluppo dell’armonia divina si colloca l’apostasia di quello che noi cristiani chiamiamo Lucifero, Melkor, che oppone una propria melodia a quella divina, scatenando il caos nel cosmos appena generato e contagiando alcuni fra gli Ainur.

e) L’Unico non impedisce a Meikor di continuare a ripetere la propria melodia. L’affrontamento fra il bene e il male, fra Luce ed Ombra si sposta quindi nel mondo e nella storia.

f) Tuttavia l’Unico ammonisce Meikor: alla fine dei tempi egli si renderà conto di come ogni suo tentativo di corrompere l’armonia del cosmo con la propria musica, in realtà sarebbe stato all’interno del piano divino. Si tratta della più drastica e diametrale negazione dell’illusione di autonomia da Dio e dall’ordine delle cose che è all’origine del male e del peccato nella storia.

3. Musica e neospiritualismo contemporaneo

Poul Poupard

Venendo finalmente al nostro tema d’attualità, possiamo partire dalla sintesi delle parole di Sua Eminenza il Cardinale Poul Poupard il quale, nella sua prolusione in occasione dell’istituzione della Cattedra su “Religioni e spiritualità non convenzionali” recentemente attivata presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, l’8 giugno scorso [2006], ha inquadrato in modo veramente stimolante la situazione culturale ed esistenziale dell’uomo occidentale contemporaneo, protagonista del crepuscolo terminale della modernità; guardando alla società contemporanea S.Em. il Cardinal Poupard ha sottolineato come da un lato non possano che permanere “le inestinguibili aspirazioni dello spirito umano verso la trascendenza e il senso religioso, caratteristica costante della storia dell’uomo”; nello stesso tempo, la “diffusione del relativismo e dell’indifferenza verso la fede cristiana” ha prodotto il dilagare di “religioni e spiritualità non convenzionali, fenomeni conosciuti come New Age, esoterismo, magìa, occultismo, comunicazioni con l’aldilà”, tutte nuove “forme dignosi… che combinano intuizioni spirituali e metodi ecletticamente presi dalle religioni tradizionali e da antiche pratiche esoteriche con metodi scientifici o pseudoscientifici di guarigione, di ricerca del benessere fisico e mentale”.

In questo contesto di “pluralismo” spirituale, o detto in termini più realistici, di frammentazione consumistica dell’utilizzo del bisogno umano di Sacro, l’utilizzo di forme musicali per la propaganda, la diffusione e l’arruolamento di adepti è mezzo sovente adoperato proprio per la capacità della musica di generare stati emotivi ed immaginativi. In questa sede ci concentriamo solamente su alcuni filoni, quali quelli del new age e del satanismo, e limiteremo il nostro periodo d’indagine partendo dalla seconda metà del XX secolo, fino ad oggi.

Il nostro scopo non è quello di compilare cataloghi, più o meno esaustivi, di gruppi musicali legati al satanismo o al New Age, anche perché siffatti cataloghi esistono da tempo anche in italiano; al contrario, ciò che ci preme è aiutarci a comprendere le motivazioni di questo utilizzo, e del suo successo soprattutto a livello giovanile.

Beninteso, rammentiamo per inciso come l’utilizzo di forme musicali “di moda” a scopo di propaganda di dottrina settarie e neospi-ritualiste non nasca dopo il 2° conflitto mondiale. Anche se in occasione del 250° anniversario della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart si è a mio parere troppo insistito sulla sua personale e convinta adesione alle dottrine massoniche (adesione sulla cui profondità ho sempre più dubbi, ritenendola più che altro un’adesione strumentale ad una moda culturale particolarmente in voga fra i ceti dominanti del suo tempo, soprattutto a fine di lavoro), non c’è invece alcun dubbio che durante buona parte del XVIII secolo la musica colta sia stata uno dei canali di maggior diffusione all’interno delle élite politiche del tempo di un complesso di fantasiose ideologie e ricostruzioni egittizzanti e neopaganizzanti di evidente ispirazione massonica, la cui ampiezza esorbitò abbondantemente l’ambito musicale, e che è stata brillantemente studiata da Jurgis Baltru-saitis nel suo celebre saggio La ricerca dì Iside (10).

Anzi, credo possa sostenersi fondatamente che sia stata proprio la Massoneria europea, nel contesto di un ampio progetto di “rigenerazione del reale” prolungatesi per più di due secoli, tra XVIII e XX secolo, a comprendere ed utilizzare ampiamente il canale della musica, sia colta che successivamente popolare, allo scopo di diffondere nel corpo sociale a tutti i livelli la propria visione del mondo e della storia.

Ma veniamo ai nostri tempi. Il nesso tra musica, esoterismo e gnosticismo emerso nel corso del Novecento ci riconduce nel vivo dei cambiamenti della cultura giovanile – dapprima anglosassone, e poi genericamente occidentale – dopo gli anni ’60 del secolo scorso, grazie alla diffusione di nuove mode provenienti sempre e comunque dal contesto statunitense: si tratta di un fenomeno assai noto e normalmente celebrato come una fase di grande liberazione dei giovani europei dalle pastoie della cultura “repressiva e sessuofobica” precedente; sfugge ai più il singolare paradosso in cui l’esigenza di libertà di un’intera generazione di giovani europei si è insabbiata nell’adesione acritica ad una cultura impostasi quasi per via coloniale dagli Stati Uniti d’America, attraverso i canali della manipolazione del consenso e dei media.

E nel contesto di questo cammino di anticonformismo pregno di un nuovo conformismo che si comincia a leggere alcuni autori che ritroviamo regolarmente quando si analizza l’intersezione fra satanismo e cultura giovanile europea, dalla beat generation USA ad oggi.

L’autore fondamentale che accomuna un po’ tutte le diverse anime del satanismo contemporaneo è un curioso personaggio che chiamava se stesso, in maniera molto autocelebrativa “la Grande Bestia 666”: si tratta ovviamente di Aleister Crowley, un mago inglese fondatore e frequentatore di una serie di sette dedite alla pratica di diverse forme di magia, fra le quali quella sessuale in tutte le sue forme. La più famosa fra queste sette segrete è stata l’O.T.O., l’Ordo Templis Orientis, che attualmente è frammentata in numerosi rivoli fra loro quantomeno polemici.

Aleister Crowley per un breve periodo negli anni venti soggiornò anche in Italia, in Sicilia, da dove fu espulso dal governo di allora per gli eccessi commessi; Crowley, che è morto di sifilide e tossicomania, è di fatto il fondatore del satanismo contemporaneo (11).

Nell’ambito della musica pop contemporanea la figura di Crowley è presente in luoghi veramente inaspettati. Ad esempio, chi di voi abbia la ventura di possedere il vinile del vecchio disco dei Beatles Sergeant Pepper… lo apra, e vedrà all’interno un fotomontaggio di figure che riproducono moltissime facce. In alto a sinistra, una posizione cioè simbolicamente pregnante nell’ottica satanista, si può vedere il volto di un omino calvo, con un occhio un po’ corrusco: si tratta appunto di Aleisteir Crowley, ben riconoscibile anche senza didascalia.

Ricordiamo infatti che alcuni fra i Beatles, in primo luogo John Lennon, assunsero ripetutamente e pubblicamente posizioni fervidamente anticristiane. Ma il caso di Lennon non è isolato: una buona parte dei cantanti rock più marcatamente anticristiani sono scivolati progressivamente verso forme di adesione ai diversi filoni del satanismo contemporaneo, soprattutto attraverso alcune formulazioni di questo “politicamente corrette”: è un paradosso, ma esiste anche un satanismo politicamente corretto.

Chi desideri ripercorrere in modo analitico i percorsi di affiliazione ideale o militante al satanismo di molti grandi nomi della musica pop e rock contemporanea, può fare riferimento a alcuni saggi oramai di larga diffusione (12)

4. Satanismo e musica contemporanea

Pur senza voler esagerare artificialmente la pericolosità sociale del rock cosiddetto satanico e senza cadere nella paranoia tipicamente protestante dei messaggi subliminali nascosti nelle canzoni rock – messaggi che, beninteso, tuttavia esistono e grazie a studiosi come Paolo Baroni ben conosciamo (13) -, non c’è dubbio che un filone musicale come quello del dead metal, oppure del “metallo pesante”, una forma di rock particolarmente duro, abbiano dentro di se potenti filoni culturali fortemente anticristiani dove l’iconografia blasfema è dilagante; l’”appartenenza” ai ranghi dei fan di questo genere musicale si evidenzia anche attraverso codici esteriori di comportamento ed atteggiamento: un certo modo di vestirsi di nero, di usare pendagli, croci rovesciate e simboli occultistici.

Uno sfoggio che può rimanere — come nella maggior parte di ragazzi rimane -una pura ribellione adolescenziale puramente esteriore, superata la quale la persona butta via i pendagli e comincia a vivere più decentemente.

Ma in una frangia di questa ampia popolazione giovanile – quantitativamente marginale finché si vuole, ma esistente ed operante – l’adesione ai codici culturali blasfemi ed alla violenza anticristiana diffusissima nei suddetti prodotti musicali non si ferma ad una semplice adesione estetica, all’assunzione di una “divisa” per riconoscersi in un gruppo di consimili, ma diviene scelta ideologica e spirituale; ed è attraverso una serie di contatti progressivi sempre più estremi che si passa da una generale attenzione verso questo mondo all’effettiva frequentazione di ambienti di tipo satanista.

Ma, ripetiamolo, non tutti i ragazzi la prendono in maniera così estrema: molti giovani semplicemente giocano su questi simboli, altri sublimano le loro insicurezze vestendosi di nero, di pendagli e borchie.

Nell’ambito dei diversi filoni in cui si scompone il Satanismo contemporaneo, concentreremo pertanto la nostra attenzione sul ed. “Satanismo acido”, nato intorno agli anni 1960/70 negli Stati Uniti nei movimenti “beat” e “hippy”, proprio in quanto è il filone maggiormente legato al fenomeno della musica e della droga.

Si chiamò “acido” proprio perché coniugò l’utilizzo dell’acido lisergico (o LSD, droga utilizzata dai cosiddetti “ricercatori spirituali” del tempo, a partire dal suo “profeta”, Timothy Leary) con la musica rock o metal. Tra i rappresentanti più significativi della categoria ricordiamo il famoso gruppo The Family di Charles “Satana” Manson, responsabile del massacro di Sharon Tate nel 1969.

L’ideologia di questi ambienti musicali mostra di possedere una caratteristica di fondo: quella di comunicare valori di morte. All’inizio, per chi si avventura in questo mondo è sufficiente una curiosità, una voglia di giocare con l’orribile partecipando, per esempio, ai rituali della musica heavy metal o al rock satanico.

Poi, per chi non si ferma al semplice interesse, c’è la conversione ad uno “nuovo modo di essere”. Ci sono, in questo senso, gruppi pronti ad accogliere adepti con un programma di regole da seguire che costituisce un autentico percorso di condizionamento operante.

I gruppi del “satanismo acido” come le oramai famigerate “Bestie di Satana”, anche in Italia sono composti prevalentemente da giovani che prediligono le azioni violente, l’uso di droga, le orge sessuali. A questi gruppi si ricollegano attività di profanazione e rituali sacrificali; sono stati spesso riscontrati appartenenti ai gruppi satanisti più elitari che entrano in questi gruppi giovanili per osservare, manovrare, ordinare e sostenerli anche finanziariamente.

Beninteso, coloro che appartengono ad una setta siffatta sono normalmente affetti da dipendenza psicologica, con frequenti disturbi della personalità. Spesso sono giovani, o addirittura minori, che stanno ancora maturando o sono bisognosi di sostegno familiare. Negli adulti si registra invece una personalità sottosviluppata e l’assenza minima di valori appropriati, spesso uniti a scarsa autostima.

La risposta alle stimolazioni musicali è quindi spesso accentuata e ancor più potente. Citiamo un solo esempio: abbiamo avuto nella mia zona, tra Romagna e Marche, più di dieci anni fa, uno dei gruppi rock satanisti più malfamato d’Italia. Il gruppo veniva da Pesaro a profanare i cimiteri della periferia sud della Diocesi di Rimini. I Death SS usavano i reperti trafugati per le loro lugubri atmosfere.

Così pure compivano riti magici con vittime animali nei loro show. La storia di questo gruppo di persone è quella di chi comincia con la musica, poi passa alla droga, fino a far diventare l’ideologia satanica una pratica di vita tale da arrivare all’uccisione di vittime, in questo caso, animali. Naturalmente sono stati inquisiti, alcuni sono anche stati arrestati e, dopo lo scandalo, si sono trasferiti a Firenze dove tuttora suonano la stessa musica, cercando di far dimenticare le proprie vicissitudini giudiziarie.

Di norma, tutte queste congreghe sono soggette a ripetute frammentazioni che producono la nascita di altri gruppi, unioni estemporanee spesso a loro volta soggette a ri-frammentazioni, in base alle aspirazioni dei capi – o apprendisti tali – a comandare o imporre tecniche particolari: tra costoro vi sono elementi criminali e psicopatici che possono trascinare il gruppo a violare la legge, con il supporto di abuso di sostanze psicoattive e una sorta di “contagio” dei propri deliri.

Anche in queste sette c’è’ un capo carismatico che espone le dottrine, un capo che impartisce gli ordini (il quale non sempre coincide col capo carismatico), un segretario che tiene i rapporti con gli adepti; il cerchio esterno degli adepti è il braccio, quello che esegue i lavori più pesanti ed esposti; a questi atti spesso presenziano anche i capi.

Per la diffusione di questi ambienti un’importanza essenziale è rivestita dalla risonanza ad essi generosamente e gratuitamente assicurata dai nostri mass media: Marco Dimitri, fondatore dei “Bambini di Satana” ha visto aumentare considerevolmente il numero dei contatti internet, delle richieste d’informazioni ed anche degli adepti dopo aver partecipato più volte al Maurizio Costanza Show.

Mi permetto di chiedere: un effetto imprevisto o programmato e voluto? Questi ci riconduce al vetusto problema delle complicità che qualsiasi aggregazione settaria o neospiritualista che si ponga in diretta polemica con la Chiesa Cattolica oggi immediatamente ottiene, al di là di ogni valutazione obiettiva relativa alla pericolosità sociale di queste stesse aggregazioni. Mi scuserete se non riesco a fare a meno di cogliere in questa attiva ed efficace -anche sul piano giuridico – opera di partenariato la persistenza di una eco del volterriano e massonico “Ecrasez l’infame!”.

5. Musica rock e neopaganesimo

È questo un fenomeno che non equivale ovviamente al satanismo acido, ma di fatto si intreccia ad esso all’interno della rete di riferimenti simbolici e spirituali di un vasto mondo legato alla musica giovanile estrema: e pertanto è particolarmente diffuso e ci sembra ancor più indicativo: alludiamo qui al recupero di simboli, immagini e stilemi provenienti delle tradizioni precristiane del nord Europa (germaniche e celtiche) come chiara risposta del mondo musicale giovanile alla putrefazione del protestantesimo ridotto a “religione di stato”, specie in Scandinavia ed in Inghilterra.

Non a caso esattamente da questi paesi proviene la maggior parte dei gruppi musicali “neopagani”, la cui ideologia religiosa è -come ogni neopaganesimo – unicamente una ricostruzione pseudoarcheologica di una religiosità estinta e ripensata illudendosi di poterla ricreare con i propri sforzi di volontà. Ma deve anche essere sottolineato come nel brodo lungo di questo neopaganesimo musicale, larga parte degli ingredienti provenga in realtà da quel “lungo Medioevo” in equilibrio fra storia ed immaginario, su cui ci ha spiegato utilmente molte cose un medievista del calibro di Franco Cardini (14).

Con un paradosso solamente apparente, credo che uno sguardo cattolico (in ciò ben differente da uno sguardo protestante) possa vedere in queste realtà giovanile dei nuovi spazi di apostolato, nella misura in cui questo bisogno di “tornare alle radici” della propria identità storica e culturale non pretenda di ritagliare dalla storia dei popoli del Nord Europa interi secoli – se non addirittura millenni -di civiltà cristiana indivisa, dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente alla frammentazione riformata. Parliamo del “lungo Medioevo”, quindi di un tempo profondamente impregnato di cultura e spiritualità cattoliche.

E diciamoci finalmente la verità: il Medioevo affascina ancor oggi milioni di persone perché è cattolico! I suoi archetipi (il Re, il Monaco, il Cavaliere, l’Artigiano), i suoi miti (la Cerca del Graal in primo luogo), i suoi simboli (il Castello, la Cattedrale) costituiscono il midollo spinale del cattolicesimo europeo. Probabilmente è necessario riappropriarci di ciò che è nostro, di questa cospicua fetta della nostra identità storico-culturale e spirituale, per poterla poi riproporre con tutta la sua carica di energia e di intensità a giovani generazioni che, con qualche ragione, non ne possono più dei brodini tiepidi del buonismo moralistico e filantropico.

6. Sulla musica New Age

Infine, consentitemi una nutazione sulla funzione della musica all’interno di un filone neospiritualista apparentemente del tutto diverso: il New Age.

Benché oramai sia una moda passata – anche se le sue conseguenze negative permangono, a partire da una diffusa accettazione di fantasie sincretistiche e relativistiche divenute parte integrante della cultura dominante della fine della modernità – tutti la ricordiamo perfettamente; e rammentiamo quanto una certa produzione musicale sia stata parte viva ed integrante della proposta pseudo-spiritualistica del new age, e nel contempo un utile canale di proselitismo e di diffusione sociale.

Ed in effetti, l’invenzione della “musica new age” è un eccellente esempio di come questa moda fondata su uno smaccato consumismo spiritualistico abbia costruito i suoi cataloghi di vendita per corrispondenza e i programmi dei suoi centri.

In primo luogo, va ricordata l’assoluta importanza che la musica ha assunto nella predicazione new age, esattamente grazie alle sua capacità psicotrope e immaginative; non esiste luogo, negozio, palestra, sito internet o catalogo cartaceo collegabile col new age che non diffonda e/o venda musica “nobilitata” col marchio, appunto, new age, soprattutto a fini terapeutici e di rilassamento.

Scendendo tuttavia nel merito delle tipologie musicali che sono state ricoperte di cotanta etichetta, veniamo a scoprire una cosa interessante: che la “musica new age” in realtà è la riproposizione sotto un nuovo marchio commerciale di una pluralità di filoni, esperienze e tipologie di ricerca musicale del tutto eterogenee e non di rado ben poco compatibili fra loro.

Un primo elenco di questi filoni vede infatti mescolati:

a) Musica folkloristica celtica, soprattutto simil-irlandese.

b) Ambient music nel filone statunitense inaugurato decenni fa da Brian Eno.

c) Riproposizioni ed imitazioni della Kosmische Mitsik tedesca degli anni ’70.

d) Musica etnica di ogni tipo, dagli Indiani d’America a quelli d’India.

e) Registrazione di rumori naturali (acqua, vento, animali etc.) O Infine… le incisioni musicali di un buon numero di guru,medium e santoni, le quali nel loro complesso… non passeranno alla storia della musica del XX secolo.

In sintesi, una colossale insalata mista, costruita secondo il tipico gusto sincretistico tipico del new age, mirante a venire incontro ad una serie di gusti assai eterogenei, ma accomunati dal medesimo marchio e della medesima funzione: essere prodotti sugli scaffali del Supermarket del sacro. In fondo, la cifra del new age si conferma appunto essere la riduzione del sacro a mercato, e in questo la musica non fa eccezione.

Non a caso alcuni importanti esponenti della musica celtica tradizionale, come Maire Brennan, si sono sentiti in dovere di demistificare la pretesa new age di assorbire al proprio interno i tesori musicali della tradizione culturale irlandese, le cui secolari radici medievali e cattoliche dovrebbero essere oramai note a tutti: vale la pena di citarla in extenso: “Ho studiato molto la storia cristiana celtica e ho visto quanto il cosiddetto movimento New Age ha rubato dalla cultura Celtica che è molto spirituale. Non so perché l’abbiano fatto. Si sono persino impossessati della parola Natura al punto tale che se uno vuole meditare la grandezza di Dio – che creò la Natura! – rischia di essere etichettato New Age!” (15)

Conclusione

Al termine di questa troppo frettolosa carrellata attorno ad un argomento immenso quanto affascinante, ci sembra risulti chiara la radice culturale che unifica l’utilizzo psicotropo della musica sia in ambito new age che all’interno del ribollire del calderone satanista: un fondamentale errore antropologico, la confusione e quindi la miscela fra il livello psichico e quello spirituale nell’uomo (16): un errore antico, che si riporta ai primi secoli dopo Cristo, ed ai fondamenti spirituali e culturali della lotta del Cristianesimo contro il Manicheismo.

Non sembri questa nostra una dimostrazione di inutile erudizione: la memoria della condanna dell’eresia messalianista nei Concili ecumenici del III secolo d.C. che il celebre Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’utilizzo delle tecniche meditative d’origine orientale in ambito cristiano ha autorevolmente rinnovato (17) ci dimostra come la memoria degli errori del passato serva sovente ad illuminare quelli del nostro presente.

Ed è esattamente questa confusione che va combattuta, come la radice prima di una miriade di errori e perversioni pscudo-spiritualiste che continuano ad assediare la storia dell’uomo.

Note

1) E. Mainoldi, “Musica, immaginazione, simbolo“, in Avallon 44, Rimini 1997, pag. 63.
2) Sull’enthousiasmos vedi introduttivamente M. Polia, Furor. Guerra, poesia, profezia, Rimini 1983.
3) In generale, attorno al fenomeno sciamanico vedasi M. Eliade, Lo Sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Roma 1974, e Aa.Vv., “Il tamburo e l’estasi. Sciamanesimo d’oriente ed occidente”, Avallon n. 49, Rimini 2001.
4) Sul furor e i suoi equivalenti in altri contesti culturali europei arcaici, cfr. M. Polia, Furor, op. cit.
5) Cfr. Genesi, 1.-2.3. È forse il caso di sottolineare come, fino in fondo al processo della Creazione, anche la Benedizione finale con cui Dio consacra al riposo il Settimo Giorno o azione del Logos, etimologicamente bene-dicere.
6) Giovanni, 1, 1-4.
7) Sul tema, vedi P. Filippani Ronconi, Vak. La parola primordiale, Bologna 1973.
8) Cfr. introduttivamente L.G. De Anna, “Forme dello Sciamanismo boreale”, in Aa.Vv., “Il tamburo e l’estasi. Sciamanesimo d’oriente ad occidente”, Avallon n. 49, Rimini 2001, pagg. 41 e segg-, e la bibliografia ivi elencata.
9) J.R.R. Tolkien. Il Silmarillion, trad.it., Milano 1978; vedi anche M. Polia, Omaggio a J.R.R. Tolkien. Fantasia e Tradizione, Rimini 1980, part. pagg. 35 e segg.
10) J. Baltrusaitis, La ricerca di Iside. Saggio sulla leggenda di un mito, trad. it. Milano 1985.
11) Su Aleister Crowley e il satanismo contemporaneo, vedi C. Gatto Trocchi, “Chi era Aleister Crowley, la Grande Bestia”, in Aa.Vv., Il Satanismo contemporaneo, “Religioni e Sette nel mondo” n. 8, Bologna 1996, pagg. 122 e segg.
12) Cfr. ad es. P. Baroni, I Principi del tramonto. Esoterismo, satanismo e messaggi subliminali nella musica rock. Rimini 1997.
13) Cfr. I Principi del Tramonto, cit.
14) Attorno al concetto di “Lungo medioevo”, vedi F. Cardini, “Medioevo per sempre”, in Aa.Vv., Centra Studi Nuovo Medioevo – Repubblica di San Marino (Presentazione), San Marino 2005, pagg. 11 e segg.
15) Su questa tematica cardinale vedi A. Morganti, De Anima et Spiritu. Itinerario nella confusione contemporanea, in Avallon n. 29, Rimini 2002, pagg. 7 e segg.
16) M. Brennan, cit. in “A Perfect Time for Maire Brennan”, in Morning Star News n. 2, Firenze 1998, pag. 7.
17) Trattasi del documento Istruzione nulla meditazione cristiana curato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1989.