La retorica terzomondista di Alex Zanotelli

Alez_ZanotelliRagionpolitica.it, 30 maggio 2008

l solito ritornello terzomondista del prete no global ormai smentito dai fatti ma ancora buono per le solite strumentalizzazioni

di Anna Bono

Riportate dall’agenzia di stampa missionaria MISNA (24/5/2008), ecco fresche fresche le ultime esternazioni di Alex Zanotelli, il noto missionario comboniano che all’epoca del primo governo Berlusconi aveva affermato di preferire l’esilio volontario piuttosto che vivere in una nazione dominata dalla destra e che tuttavia, visto che è ancora qui, in seguito deve aver deciso che la sua presenza in patria era indispensabile: in prima linea, sul fronte interno che cerca di minare le fondamenta dell’Occidente e «riportare pace e prosperità nel mondo».

Già nel 2002, spiega Zanotelli, la sua reazione alla legge Bossi-Fini era stata: «Mi vergogno di essere italiano e cristiano». Ma ora – questo è il contenuto delle sue più recenti dichiarazioni – è letteralmente «agghiacciato dal montante razzismo e dalla pervasiva xenofobia, dalla caccia al diverso e dalla fobia (sic!) della sicurezza», «cavalcati dalla Lega e incarnati nel governo Berlusconi»: e si vergogna di appartenere «a un paese che dà la caccia ai rom» e «il cui governo ha varato un pacchetto-sicurezza dove essere clandestino è uguale a criminale», a «un popolo che non si ricorda che è stato fino a ieri un popolo di migranti», a «una società razzista verso l’altro, il diverso, la gente di colore e soprattutto il musulmano che è diventato oggi il nemico per eccellenza». Per questo si sente di dire: «Oggi doppiamente mi vergogno di essere italiano e cristiano».

Invece non si vergogna di riproporre, a sorpresa, un argomento un tempo molto usato dai militanti no global, ma che sembrava ormai abbandonato per sempre a causa della sua evidente insensatezza. «Il 20% dell’umanità consuma l’80% delle risorse mondiali», si diceva fino a qualche anno fa incolpando l’Occidente della povertà dilagante nel cosiddetto «Sud del mondo».

Adesso, peggio ancora, secondo Zanotelli è l’11% della popolazione mondiale a consumare l’88% delle risorse e questo lo induce a dire: «Ritengo che non è un crimine migrare, ma che invece criminale è un sistema economico-finanziario che forza la gente a fuggire dalla propria terra per sopravvivere. L’Onu prevede che entro il 2050 avremo per i cambiamenti climatici un miliardo di rifugiati climatici. I ricchi inquinano, i poveri pagano».

Il motivo per cui l’argomento ripreso da Zanotelli non regge è che omette l’essenziale: vale a dire che quel «20 (o 11)% di umanità» sotto accusa produce l’80 (o l’88)% delle risorse mondiali, e poi eventualmente le consuma; e in realtà non le consuma mai tutte, ma ne risparmia quantità enormi destinandole, oltre che a nuovi investimenti, ad assistere chi ne ha bisogno, vale a dire quell’80 (o 88)% dell’umanità che la retorica terzomondista dipinge come vittima di spoliazione a causa dell’ingordigia e dell’egoismo dei «potenti del pianeta».

Il missionario del Pime Padre Piero Gheddo per primo, e dopo di lui innumerevoli altre voci di persone di buona volontà e ottima preparazione scientifica, hanno contestato Zanotelli e i suoi simili.

Non per questo le ideologie anti-occidentali, assecondate da una certa scienza di comodo, hanno rinunciato a dipingere i ricchi come egoisti e ingordi e quindi pur sempre responsabili della povertà altrui.

Un esempio: Riccardo Moro, direttore della fondazione «Giustizia e solidarietà», in un’intervista rilasciata all’emittente Radio Vaticana il 27 maggio, ha spiegato che l’attuale aumento dei prezzi dei generi alimentari di base è «soprattutto un problema di cattiva distribuzione del prodotto sia tra Nord e Sud del mondo che a livello regionale e locale», ribadendo la teoria di una più equa ridistribuzione delle risorse come rimedio alla povertà, teoria che vale effettivamente a livello locale laddove le leadership del «Sud del mondo» si accaparrano ogni ricchezza e ne dispongono a discrezione lasciando nella miseria i loro connazionali.

C’è un altro appunto da fare a Zanotelli. Emigrare non è un crimine e andrebbe ricordato che a impedire l’espatrio sono stati e continuano a essere i governi autoritari, primi fra tutti quelli comunisti, che negano questo diritto fondamentale: così come lo negano di fatto, se non per legge, altri governi, ponendo condizioni tali al rilascio dei documenti necessari da rendere praticamente impossibile esercitare tale diritto alla maggior parte dei loro concittadini privi degli indispensabili canali clientelari di accesso agli uffici statali e comunque troppo poveri per pagare un passaporto e soprattutto le mance richieste dai funzionari corrotti con cui devono trattare.

È quel che succede, ad esempio, in Kenya, come ben sa Zanotelli che in quel paese ha svolto la propria attività missionaria. È superfluo (o dovrebbe esserlo) dire che, nonostante il diritto a emigrare, per entrare in casa d’altri senza destare sospetti è meglio chiedere permesso e aspettare di ottenerlo.