Renzi e la cultura

RenziItaliani. Rivista che ignora il politicamente corretto n. 174- del 30 Novembre 2015

Di Luigi Fressoia

(archifress@tiscali.it)

Prendo alla lettera il premier Renzi quando dice che il terrorismo islamista va affrontato coniugando sicurezza e cultura. Pur facendomi tra i denti le solite risate (mentre gli altri agiscono noi torniamo a cincischiare rafforzando l’antica diceria sugli italiani furbastri e infingardi, cui mai basteranno a rimediare tutti i partigiani o i repubblichini di questo mondo), decido di condividere. Ma con un piccolo distinguo: Renzi per cultura intende che i fanatici dell’estremismo islamista debbano in qualche modo (misterioso) essere raggiunti e “toccati” da nostre azioni e parole di cultura, io al contrario penso che siamo noi italiani e europei a necessitare di una profonda modifica culturale.

Mi dà ragione ciò che scrive –si legge nei giornali- un magistrato di nome Balsamo in forza in qualche tribunale di Pisa; respinge l’idea di un collega che il terrorismo islamista sia di origine religiosa e argomenta che gli attentati di Parigi non sono diversi dalle stragi che i colonialisti hanno perpetrato nei paesi via via soggiogati. Forse intendendo che sì, gli attentatori hanno in bocca parole di religione (“infedeli”), ma la vera motivazione è la ritorsione per torti subiti. Ritorsione che dunque avrebbe tutti i crismi della giustificazione se non giudiziaria, almeno storica e morale.

Il magistrato non è solo, gli fanno eco con argomenti simili fior di intellettuali; tale Piketty aggiunge che le differenze (presumo economiche) alimentano il deprecabile terrorismo. Fa eco anche il Pontefice che accomuna nei suoi discorsi terrorismo e povertà (cioè che ad essere poveri ci si dispone fatalmente a gesti disperati, penso ai nostri nonni e scuoto la mia testa). Non è la prima volta, da una vita sentiamo spiegare/giustificare il terrorismo (delle brigate rosse, dell’ira, dei separatisti corsi, catalani…) con questo tipo di argomenti storici o sociali, tutti accomunati senza distinguo.

Altri si rifanno al disagio delle periferie, le famose banlieue, la disoccupazione, il lavoro precario, forse anche la ragazza che ti ha lasciato (chissà quante bombe nei ristoranti di Napoli e Roma dovrebbero mettere i giovinastri di Scampia…). 2 Se potessi incontrare il magistrato Balsamo gli chiederei: se io mettessi bombe a Vienna, potrei giustificarmi dicendo che mio nonno dovette combattere la prima guerra mondiale? Gli spagnoli tennero diversi secoli buona parte d’Italia, posso menare strage a Madrid? I francesi non potrebbero vendicare l’occupazione tedesca del 1940-44? Perché i sudamericani non piazzano bombe a New York? Gli indiani non potrebbero terrorizzare Londra? Gli stessi libici, i marocchini, gli egiziani e tutto il nord Africa, non potrebbero vendicare le conquiste araba prima e turca poi?

Chiederei inoltre: ha mai avuto notizia di come la religione islamica si espanse e conquistò a fil di spada tutto il nord Africa, il medio Oriente e parte dell’Europa a partire dal 632 dopo Cristo? Gli spagnoli che impiegarono otto secoli per liberarsene, sono autorizzati a gesti di ripicca vero paesi arabi e/o mussulmani? I greci che ne impiegarono quattro, sospinti tra molti altri dal nostro Ugo Foscolo, possono anch’essi legittimamente vendicarsi? I siciliani che ebbero dominazione Fenicia, Greca, Romana, Araba, Normanna, Spagnola, Francese e piemontese, con quanti se le possono/devono prendere? Io umbro dell’ex Stato Pontificio posso cavarmi lo sfizio di piazzare una mina al Vaticano?

Ha cognizione il magistrato che tornando indietro nella storia tutti hanno motivo di avercela con tutti? Perché si ferma al solo “colonialismo”? Qui presumo il magistrato esiterebbe un po’ frastornato, al che gli fornirei io stesso la risposta: lei si limita al colonialismo ottocentesco (che coincide grossomodo con la rivoluzione industriale, fine Settecento più tutto l’Ottocento) perché per Marx la Storia comincia col formarsi della classe operaia e tutto ciò che viene prima è “preistoria” ovvero conta poco o nulla nel senso che non inferisce sul presente, quindi non vale prenderlo in considerazione se non come erudizione. Invece l’eterno ritorno pesa eccome sulle vicende umane, più di tutto il resto.

Ha mai saputo che nel mondo islamico la pulsione alla conquista del mondo è consustanziale e fortissima fin dall’inizio? Ha mai sentito parlare di Poitiers? Di Lepanto, di Vienna, di Giovanni Sobiesky e tanti altri? Ha mai saputo a cosa servivano oltre 2.000 torri militari disseminate lungo le coste italiane? E’ così difficile vederne analogie colle rinnovate pulsioni contemporanee, dai Fratelli Mussulmani (1922) in avanti ai giorni nostri, le Torri Gemelle eccetera fino all’aereo russo del mese scorso le stragi di studenti in Mali e nel Kenia?

Ha mai notato il magistrato quanti degli attentati del fanatismo islamista sono rivolti contro ambienti mussulmani però non “ortodossi” ? E le eventuali “ragioni” degli attentatori bastano a giustificare, a giustificare la remissività europea? Forse la Germania di Hitler non aveva le sue buone ragioni sui torti subiti nella pace di Versailles? E poi perché solo adesso tale terrorismo islamista presunto anticoloniale, ora che il colonialismo è finito da settant’anni, perché non prima, quando c’era davvero? Quanto alle “differenze” evocate dal sig. Piketty, dal momento che un operaio della Wolfswagen guadagna tra € 2.500 e 2.700/mese e uno italiano oscilla tra 900 e 1.700 (il che mi pare una bella differenza), possiamo noi italiani piazzare bombe a Berlino? E qualora non arrivassimo a tanto, è giusto avere rancore coi tedeschi oppure quella differenza è solo colpa nostra?

E ci sono più differenze (non solo economica ma anche giuridica) all’interno delle società occidentali oppure dentro società di altra impronta culturale, indiana, islamica, etc? Di disuguaglianza (come fosse un disvalore, addirittura una colpa di qualcuno) ve n’è tante pel mondo, perché in questa fase storica solo i fanatici islamisti armano un terrorismo di così vasta scala? Anzi, proprio tantissimi popoli arabi e mussulmani ricchi di petrolio da noi occidentali scoperto, lavorato e profumatamente pagato, non potrebbero essere ricchi più di molti europei solo che avessero un senso sociale (cristiano?) come il nostro? Se le loro monarchie petrolifere non diffondono ricchezza tra le popolazioni, cosa dobbiamo fare 3 noi occidentali acquirenti del carissimo petrolio, riprendere la dottrina Bush circa “l’esportazione della democrazia”?

Fine del colloquio immaginario con l’algido magistrato, torniamo a noi, gente normalmente avveduta. Come spiegare tanta sconcertante dabbenaggine? Donde tanta ignoranza storica, grossolana superficialità, ottusità logico-razionale, da parte di gente (i marxisti, i progressisti, quelli di sinistra) peraltro adusi a spaccare il capello in quattro? Cos’è quest’evidente Chernobyl culturale? La risposta è duplice, il marxismo e l’amor proprio. Il marxismo come dice un mio conoscente “intacca la sostanza” ovvero è come un virus del computer, rende invalidi, inverte gli elettrodi dell’intelligenza, abolisce i basamenti logico-razionali del discorso inducendo straordinarie inversioni della realtà, come quell’automobilista ubriaco che infila contromano l’autostrada e sterzando convulso ad ogni auto che gli viene addosso, esclama: “oggi tutti matti sull’autostrada!”.

Poi c’è l’amor proprio. Come rinnegare pur a fronte dell’evidenza storica un’intera vita passata con idee storte? Per di più rivestendo ruoli istituzionali dietro una cattedra, uno scranno, una tribuna di tribunale, dietro un altare? L’amor proprio è peraltro il motore dello stesso fanatismo islamista. Non è difficile immaginare in quei deficienti fanatizzati (già “cittadini francesi” o “belgi” o “inglesi”) -come fu per Bin Laden ex studente gaudente nelle università americane, un sentimento incontrollabile di frustrazione, di inferiorità, riferite alla propria origine, civiltà, provocato proprio dal contatto più profondo e inclusivo con le società occidentali (viverci dentro, studiare, lavorare, divertirsi), delle quali non può balzargli agli occhi il palese primato scientifico, tecnologico, filosofico, culturale, artistico, sociale, solidaristico, creativo, sportivo.

Moltissimi immigrati da paesi arabi e mussulmani si sono fatti una ragione delle grandi differenze, lavorano e investono sia qui sia nei paesi d’origine, e -volendo- trovano comunque nel proprio intimo le ragioni dell’orgoglio delle proprie origini. Però altri pur pochissimi in percentuale ma devastanti in cifra assoluta, reagiscono male e prendono strade di morte e gli viene bene prendere a pretesto una religione che già di suo scherza poco, insomma reagiscono con l’unica (remota) soluzione per colmare il gap: distruggere la nostra civiltà, cosa teoricamente molto più facile che far progredire le loro.

E’ facile capire questi meccanismi psicologici elementari ma sempre presenti in ciascuno di noi perfino nei rapporti interpersonali. Il guaio –tornando al terrorismo islamista- è questo: come si comporterebbe la massa degli immigrati islamici a fronte di eventuali “vittorie” e “avanzamenti” delle armate islamiste? Rifarsi alle stragi dei “colonialisti” oppure vedervi il disperato tentativo di distruzione e jihad, sono due letture completamente opposte, inconciliabili. Ma a un esame appena approfondito non c’è partita.

E’ curioso al riguardo vedere la reazione mezzo disperata – questa sì- di tutti i progressisti adusi alla falsa lettura del terrorismo islamista, si veda in particolare il ruolo estremo da ultimo assegnato al comico Crozza, nonché -si osservi- la funzione preziosa, insostituibile della Tv. Ottimo quando imita Razzi o DellaValle, il comico subito dopo sente il dovere civico e morale (ma in verità politico, puramente politicoideologico) di fungere da ultima spiaggia accidiosa e insonne della “lettura” di sinistra e si accolla l’onere eroico e solitario, prometeico, di confutare l’evidenza della violenza etnicoreligiosa dei giovani deficienti islamisti, cosa impossibile ai partiti di sinistra pure estrema: solo il contesto “comico” consente forzature altrimenti inaccettabili, ma ciò basta a salvare psichicamente la baracca.

Giorni fa è arrivato a dire che Oriana Fallaci non è stato profeta inascoltato bensì ascoltatissimo poiché “voleva bombardare l’islam” e noi abbiamo bombardato Bagdad con le guerre di Bush, il che è come dire che il golpe in Cile del ’73 gli americani lo ordirono poiché Allende era mormone, o massone, o evangelico… Ben invece sia in Cile che in Iraq gli interventi militari si fanno prosaicamente, come dalla guerra di Troia, per interessi vari.

Si pensi al ruolo preziosissimo e insostituibile della tv: senza di essa il vasto popolo progressista sarebbe sperso, calpesto e ormai deriso; il comico ha in questo momento il compito carismatico di ripassare tutti i “buoni argomenti” di cui il mattino dopo, al bar e al lavoro, i disperati di sinistra hanno un disperato bisogno. Gli altri invece, quelli che la pensano all’opposto della sinistra, non hanno bisogno della Tv per vedere il propagarsi della propria lettura, anzi, la Tv né il maggior freno e diga. Potenza dell’amor proprio.

Quei giovani deficienti assassini e suicidi hanno ammazzato decine di ragazze che avrebbero potuto addirittura flirtare sol che avessero amato andare al bar pure loro. E invece no, hanno preferito la morte, perfino la propria. V’è conferma del sospetto che il vero motore degli umani non sia la ragione bensì umori e passioni di cui la ragione è lo strumento più acuminato. La ragione per studiare nei minimi dettagli l’efficacia di un attentato. Ne danno prova –di tale oscuro pozzo nero della natura umana- sia i fanatici dell’islamismo che gli orgogliosi progressisti, protesi senza se e senza ma a chiudere le orecchie per impedirsi di udire il sogno folle di “conquistare Roma e riprendersi l’Andalusia…”.

Ecco premier Renzi l’offensiva culturale di cui abbiamo bisogno. Se fosse l’altra, offrire la cultura ai fanatici deficienti, la lascio volentieri da solo in compagnia del suo ministro armato di “mediazioni culturali”.