Un aborto ogni quattro neonati le cifre

abortoAvvenire 5 gennaio 2008

Le statistiche parlano chiaro: dal ’78 non c’è stato un calo ma un incremento

di Pier Giorgio Liverani

Quando la legge 194 fu promulgata, nel 1978, i nati furono 720.822 e gli aborti, secondo le stime più attendibili (prof. Bernardo Colombo, Università di Padova), un numero più vicino ai 100 che ai 200mila: ipotizziamo 150mila. Quattro anni dopo, nel 1982, gli aborti legali raggiunsero il picco di 234.593 e quelli clandestini, secondo una stima di fonte abortista, centomila.

Le nascite crollarono a 634.794. Impossibile non attribuire questo calo anche all’aumento degli aborti. Oggi – dati del 2006 – gli aborti legali sono 133mila e le nascite 554.000. Vuol dire che nel 1978 gli aborti erano poco più del 20 per cento delle nascite mentre ora, con quelli clandestini che l’Istituto Superiore di Sanità stima in 20.000, sono saliti a oltre il 27 per cento: più di un aborto su quattro concepimenti.

Ebbene il giorno in cui fu resa pubblica la relazione ministeriale sull’applicazione della 194 nel 2006, la Repubblica titolò a tutta pagina: «Aborti, mai così pochi in Italia ». Davvero 150mila aborti in un anno sono “pochi”? In questi 29 anni soltanto quelli legali sono stati quattro milioni 750mila, con un “tasso di recidiva” (aborti ripetuti) del 18 per cento. Nonostante ciò il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani si chiede, sul Corriere della Sera di ieri, «se chi ha ostacolato la 194 riconosce o no che gli aborti si sono dimezzati».

La realtà è che gli aborti legali e clandestini, dopo essere aumentati nei primi anni di vigenza della 194, sono andati calando fino a raggiungere la stessa quantità di prima della legge (ma in realtà sono molti di più). Il che significa che la legge è stata meno che inutile: 4.736.760 aborti legali contro i 4.350.000 che sarebbero stati praticati senza la legge.

Ma, si potrebbe dire, gli aborti prima della legge erano di più. Vediamo: giovedì, tramite Ansa, una “esperta” dell’Istituto Superiore di Sanità faceva sapere che, prima della legge, gli aborti erano 350.000. Questo numero è stupefacente, perché le cifre che allora giravano andavano da 50.000 a 150.000, a 800.000 l’anno, attribuiti al Ministero della Sanità e all’Unesco.

Le proposte di legge parlavano di 1.250.000 e persino di due o tre milioni (onorevoli Faccio, Righetti e Agnelli, dati attribuiti all’Università di Padova e a un congresso di Ginecologia a Bologna); infine quattro milioni, attribuiti a «uno studio dell’Oms». In realtà nessuno degli enti citati aveva mai pubblicato tali cifre, anche perché quattro milioni di aborti annui significherebbe che tutte le donne abortirebbero 11 volte nel corso della loro vita. Non basta: altre tre proposte di legge (Banfi, Brizioli e Fortuna) asserivano che “non meno di 20-25 mila donne” morivano ogni anno di aborto clandestino.

Attenzione: negli anni tra il ’71 e il ’75 il numero annuo delle donne in età fertile morte per qualsiasi causa era fra 13 e 15 mila (dati Istat). Oggi secondo la stessa fonte Iss citata (Angela Spinelli, secondo la quale la legge avrebbe evitato complessivamente 3.300.000 aborti) «prima della legge morivano per aborti clandestini 10 (dieci) donne l’anno» e, quindi «sono state potenzialmente salvate oltre 300 donne». Quale affidamento si può fare su dati del genere?

È invece il caso di tenere presente la strage che si compie con l’uso della pillola del giorno dopo che provoca, se il concepimento c’è stato, un aborto precocissimo. Elaborando studi di medici abortisti in materia di contraccezione d’emergenza (numero di cicli femminili, di pillole e di spirali vendute, di concepimenti statisticamente attesi e non verificatisi) tali aborti sarebbero in Italia centinaia di migliaia l’anno.