Elezioni in Austria. Vince l’erede di Joerg Haider

partito libertà_AustriaIl Borghese anno XV n. 11 – Roma novembre 2015 (p. 48)

di Giuseppe Brienza

I partiti di destra continuano a mietere consensi in tutta Europa. L’ultima vittoria si è avuta in Austria, dove il Partito delle libertà fondato dal compianto leader liberal-nazionale Joerg Haider (1950-2008) è divenuto il primo partito del Paese. In caso di prossime elezioni politiche generali, quindi, la coalizione attualmente al governo a Vienna, fra socialdemocratici e popolari, non avrebbe più la maggioranza.

Il successo dei partiti nazionali ed anti-immigrazione non è limitato solo in Austria. Nella vicina Svizzera, infatti, un recente sondaggio ha indicato che lo Swiss People Party di Christopher Blocher è ormai il primo partito col 28 % dei voti. I risultati delle elezioni federali del 18 ottobre, poi, gli hanno fatto come noto superare di gran lunga quelli ottenuti nel 2011.

Il verdetto delle elezioni austriache di domenica 27 settembre è stato chiaro: crollo verticale dei partiti tradizionali, Spoe (socialdemocratici) e Oevp (popolari) e trionfo dell’Fpoe che, grazie al nuovo segretario Heinz Christian Strache, ha superato il 30 per cento dei voti, con un balzo in avanti del 16 per cento. E’  la prima volta che il partito nazional-liberale raggiunge una tale percentuale al di fuori dalla Carinzia, da sempre roccaforte storica della destra austriaca.

Nel risultato della recente consultazione amministrativa non è mancato naturalmente l’effetto-migranti in Stiria (capitale Graz), la regione austriaca nella quale si è votato, nella quale l’Fpoe ha triplicato i suoi consensi anche per il suo atteggiamento fermamente contrario al fenomeno degli “scafisti di terra”, cioè austriaci di sinistra che si sono organizzati per andare a prendere i rifugiati alla stazione ungherese di Keleti e portarli nella capitale austriaca, a 300 chilometri di distanza da Budapest (cfr. Angela Mayr, Austria. “Portiamo i profughi da Budapest a Vienna”, in il manifesto. Quotidiano comunista, 4 settembre 2015)

Il movimento Mensch sein in ÖsterreichEssere persone in Austria, contro l’orientamento di buona parte del popolo austriaco, ha promosso questa iniziativa per rompere la politica “delle frontiere blindate”, anche se i convogli hanno costituito un’azione penalmente perseguibile da parte dell’Ungheria. L’Fpoe di Hans Christian Strache ha reagito organizzando dei turni di militanti e simpatizzanti del partito per fotografare le targhe austriache di automobili partite per l’Ungheria per accompagnare gli immigrati, sebbene il ministero degli interni austriaco si sia precipitato a rassicurare che il “soccorso alla fuga” senza fini di lucro non sia reato, sebbene possa essere punito con una multa fino a 1000 euro.

Per questo nella campagna elettorale condotta con intelligenza e determinazione dal segretario nazionale dei liberalnazionali Hans-Christian Strache, ovviamente il tema dominante è stato «la gestione dell’invasione dei clandestini, tanto che, come recitava un manifesto dell’Fpoe, “i cittadini si sentono stranieri nel loro Land» (Domenico Bruni, Austria, effetto-migranti e No-Ue fanno volare il partito che fu di Haider, in Il Secolo d’Italia, 28 settembre 2015).

E la mala gestione dell’Europa sta sempre più dando una mano all’Fpoe, tanto che i quotidiani austriaci, a cominciare dal Kronen Zeitung, prevedono un effetto traino per la destra nelle prossime politiche e tempi difficili per la formazione di un governo nel Land, dato che la coalizione Popolari-Verdi non ha più i numeri per governare.

Il principale candidato dell’Fpoe in Stiria, Manfred Heimbuchner, si è dichiarato positivamente sorpreso dal risultato delle elezioni, poiché alla vigilia aveva detto che il 25 per cento sarebbe stata già una grande vittoria per il partito. Heimbuchner ha detto quindi che adesso l’Fpoe si proietta verso «delle vere responsabilità di governo e vuole trattare alla pari con tutti».

Secondo un sondaggio nazionale condotto dal settimanale Profil, il 39% degli austriaci sarebbe favorevole ad una partecipazione dell’Fpoe a un governo federale, mentre il 53% è per il no (cfr. La destra in Austria: il partito che fu di Haider primo nei sondaggi, in Il Secolo d’Italia, 6 giugno 2015). Quest’ultimo va però interpretato in relazione a quanto accaduto l’ultima volta che l’Fpoe entrò in un governo a Vienna. Era nel 2000 e, allora, Haider era ancora il leader del partito. A causa del suo euroscetticismo, però, la demonizzazione fu tanta che costò all’Austria inedite sanzioni da parte dell’Unione europea (cfr. Annibale Silverio, Il caso Jörg Haider: nuovo scenario nelle relazione europee?, in Rivista della cooperazione giuridica internazionale, 2000, fasc. 5, pp. 75-79).

Haider non è stato mai ben visto dall’eurocrazia politically correct anche per il suo atteggiamento contrario alla dittatura del relativismo. Per esempio nel 2005, quando l’allora ministro della giustizia austriaco Karin Gastinger lanciò la proposta di un nuovo «Zivilpakt», cioè un “patto di solidarietà civile” comprendente le convivenze sia etero sia omosessuali da equiparare al matrimonio, il Governo di centro-destra guidato da Wolfgang Schuessel, per ferma convinzione di Haider si dissociò completamente dalla proposta che, allora abortì completamente (cfr. Austria. Ministro propone i Pacs: unanime il rifiuto, in Avvenire, 16 settembre 2005).

Ancora oggi, anche se con minore sicumera, l’UE cerca di imporre l’ideologia del politicamente corretto come valore supremo che definisce la “nuova libertà”. Chi non pratica questo pseudo-valore viene bandito. Il boicottaggio verso l’Austria di Haider è rimasto un passaggio fondamentale in questa deriva, anche se i popoli hanno però come visto la memoria lunga. Non c’è che dire, dalla “vecchia” mitteleuropea questo autunno potrebbero forse esserci delle grosse sorprese. Da questa area potrebbe arrivare il colpo di grazia all’Unione Europea e alle lobby mondialiste che stanno distruggendo le Comunità nazionali e gli Stati sovrani europei, a partire dall’Italia.