L’enigma Maria Valtorta

ValtortaLa Roccia, settembre-ottobre 2015

 don Ernesto Zucchini

Presidente della Fondazione Maria Valtorta

Molti certamente conoscono gli scritti di Maria Valtorta. Dire il vecchio nome di quei dieci volumi che raccontano la vita di Gesù: “Il Poema dell’Uomo Dio”, è come far scattare una molla in tensione nella mente di tanti. Il nome di questa serie di libri è cambiato. Ora è «L’Evangelo come mi è stato rivelato». Ma il contenuto è pressoché identico.

Maria Valtorta (marzo 1897 – ottobre 1961) è la mistica viareggina che ha scritto 13.193 pagine di quaderno in circa cinque anni (1943-1947) senza mai correggersi. Considerata da tutti una bravissima scrittrice per le sue capacità inventive che i suoi testi mostrano, è stata accusata anche dall’Osservatore Romano nel gennaio 1960 d’aver scritto una “vita malamente romanzata di Gesù” con chissà quali svarioni storici, ambientali e letterari. E all’incirca così è stato pensato da molti fino al marzo del 2012. Come dire: bel romanzo, peccato che sia tutto inventato e privo di coerenza. Certamente suscita anche forti emozioni spirituali, ma niente è vero, pura fantasia.

Poi, d’un tratto, nel marzo 2012, tutto è cambiato. Un ingegnere francese, da poco in pensione, pubblica in Francia “L’Enigma Valtorta”, con un sottotitolo provocatorio: “Une vie de Jésus Romancée?”. E quello che moltissimi avevano intuito, ma che erano altresì incapaci di provare, finalmente aveva visto la luce. Cos’è successo? La moglie di Jean-François Lavére quasi costringe il marito ad ascoltarla intanto che a letto legge a voce alta la versione francese dell’Evangelo di Maria Valtorta.

Sulle prime si mostra un po’ tra l’annoiato e l’infastidito, ma poi è attratto da alcuni particolari apparentemente secondari: il nome dei luoghi, i fiori e le piante, la posizione del sole, della luna ecc., che l’autrice testardamente continua a citare senza neppure rendersene tanto conto. A un certo punto decide di verificare la validità storica, geografica e astronomica di questi dati. Sono coerenti o sono messi a casaccio, senza logica e quasi casuali?

Intanto scopre che un altro francese, Jean Auligner, seguendo gli scritti di Maria Valtorta e verificando le sue indicazioni astronomiche, è riuscito a descrivere giorno per giorno la vita di Gesù, senza mai cadere in errore. L’ing. Lavére comincia le sue analisi. Così scopre e fa scoprire ai suoi lettori, qualcosa di sorprendente e assolutamente inaspettato.

Maria Valtorta non sbaglia mai i nomi di luoghi, dati geografici e astronomici, coltivazioni, perfino circa 200 sui 705 nomi delle persone citate sono rintracciabili storicamente. In altre parole, come il fotografo “Secondo Giuseppe Felice Pia” che scattò la prima foto alla Sindone di Torino, scoprì che il negativo dava la visione precisa e dettagliata del corpo su cui era stata avvolta, così gli scritti valtortiani indicano dati sorprendenti e coerenti in tutto. Maria Valtorta descrive il mondo vero della Palestina prima della distruzione di Gerusalemme del 70 dopo Cristo. Strade, fontane, scalinate, persone, ville, rituali liturgici e quant’altro, sembrano risorge.

Quello che gli esegeti biblici con grande fatica hanno scoperto dopo il 1950, Maria Valtorta lo mostra senza dubbi o errori. Vista la dimensione dell’opera valtortiana stampata ci si deve domandare come ha fatto. L’avesse scritto un Biblista del Pontificio Istituto Biblico, saremmo ora colpiti dall’erudizione, dalle citazioni precise, dettagliate – fotografate – del suo dottissimo autore. Ma qui la situazione è totalmente diversa.

Maria Valtorta scrive “L’Evangelo come mi è stato rivelato” dotata solo di una cultura media. Scrive tra il gennaio 1944 e l’aprile del 1947 a Viareggio (LU) intanto che sulla sua cittadina scorre la terribile Linea Gotica. La guerra si ferma lì per quasi un anno con ogni sorta di bombardamenti. Ad aprile è dato anche l’ordine di sfollare a tutti i Viareggini e anche lei, già invalida e bloccata in un letto dal 1934, deve obbedire. Viene così trasportata in un primo piano di una piccola e disagiata casetta a Sant’Andrea di Compito nella collina viareggina.

Strazio incredibile cui si aggiunge, nel primo mese di permanenza, una notte oscura spirituale. Nonostante disagi e malattie di ogni tipo, Maria Valtorta scrive. E ancor più sorprendentemente tra il gennaio e l’agosto di quel terribile 1944, scrive i vari episodi (saranno 652 i capitoli finali) a “incastro” cioè passa da un punto all’altro della vita di Gesù senza mai sbagliare nulla.

Nessuna indicazione è sbagliata o fuori luogo o non coincidente. I risultati sono a dir poco straordinari se non miracolosi. Nel 2014 un professore italiano del CNR, Liberato De Caro, riprende in mano l’Evangelo e verifica anche lui la validità dei dati astronomici. I risultati sono perfettamente in linea con quelli di Auligner e Lavére. Maria Valtorta non sbaglia mai. In un secondo volume che prosegue il lavoro del primo, Lavére giunge a questa conclusione: elaborando i dati della cronologia astronomica scritti nell’Evangelo, e applicando ad essi un modello matematico, si scopre che la probabilità che Maria Valtorta non sbagliasse nulla era una su miliardi di miliardi (per l’esattezza, 10 alla 84a, cioè 1 seguito da 84 zeri)!

Dunque bassissima, eppure lei non sbaglia mai! Mai! Certo, incredibile. Sì, ma anche verissimo! Da questi fatti oggettivi l’invito a riprendere in mano il caso Maria Valtorta per farle quella giustizia che le è dovuta.

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