Una notizia che NON troverete sui giornali

20 dicembre 2004

Come si può definire un paese le cui istituzioni, invece di prendere atto dell’esistenza di una (o più) comunità con valori DIAMETRALMENTE OPPOSTI (*) a quelli che da noi si e’ obbligati a rispettare e di agire di conseguenza per neutralizzarla, investe ingenti somme di denaro nell’approntamento di “campi nomadi”, pagati ANCHE dalle tasse di quelle madri che si vedono rapire i loro figli?

Gian Paolo Cardelli

E’ accaduto sabato scorso, ma nessun quotidiano, neppure nell’edizione locale, l’ha riportata: ne e’ stata testimone oculare una mia collega.In un Centro Commerciale romano, un urlo di una madre ha fatto immediatamente capire a tutti i presenti che un bambino “si era appena smarrito”.Con una prontezza degna dei migliori film polizieschi americani, il servizio d’ordine del centro ha immediatamente chiuso tutti gli accessi ed ha iniziato la ricerca del bambino, che e’ stato trovato pochi minuti dopo dentro uno dei numerosi servizi igienici.

C’era solo un problema: non era solo.

Due zingari, con una rapidita’ d’azione che fa capire chiaramente la non estemporaneita’ del fatto, lo avevano gia’ anestetizzato, rasato a zero, sporcato adeguatamente e rivestito con abitini sudici, pronti a portarlo via con loro e a farlo “sparire”, secondo un copione noto a molti, ma che si evita accuratamente di commentare/affrontare/”correggere”, visti i fatti.I due zingari sono stati immobilizzati dal Servizio d’Ordine e “consegnati” alla Polizia, debitamente allertata ed rapidamente accorsa.

 Vista la mancata pubblicità all’evento, molto probabilmente non sapremo mai che fine faranno questi due campioni di umanità, ma la presenza di sempre piu’ numerosi campi nomadi (pagati dai contribuenti) non induce a pensare ad una loro possibile/eventuale punizione/”rieducazione”…

Ricordo un episodio analogo, riportato dai quotidiani dell’epoca, MA RAPIDAMENTE FATTO SPARIRE, del negozio di abbigliamento “alternativo” Babilonia, adiacente al Parlamento Italiano, dove una ragazza, già imbavagliata, legata come un salame ed in procinto di essere letteralmente inscatolata in un cassa con su scritta già la destinazione: BEIRUT, fu salvata solo dalla prontezza di riflessi del suo fidanzato, irrotto nel retrobottega insieme ad alcuni vigili urbani.

Rimettendo insieme i due episodi, alcune domande mi sorgono spontanee:

1) come si può definire un paese le cui istituzioni, invece di prendere atto dell’esistenza di una (o più) comunità con valori DIAMETRALMENTE OPPOSTI (*) a quelli che da noi si e’ obbligati a rispettare e di agire di conseguenza per neutralizzarla, investe ingenti somme di denaro nell’approntamento di “campi nomadi”, pagati ANCHE dalle tasse di quelle madri che si vedono rapire i loro figli?

2) come si può definire un paese le cui Istituzioni, invece di neutralizzare chi commette atti che definire barbarici e’ riduttivo (tanto per trattenersi nel trovare aggettivi più adeguati), trova mille giustificazioni sociali, morali, giuridiche per RIMETTERE IN LIBERTA’ gli individui che li compiono?

3) quale reazione “civile”, “moderata”, “tollerante” si puo’ avere dopo aver visto il proprio figlio scomparire in questo modo (quel bambino e’ stato fortunato, ma come ho scritto prima, la “professionalità” dei due zingari fa capire fin tropo bene che questi episodi sono SISTEMATICI, non casuali), e dopo sentirsi dire dalla suddette Istituzioni che, nonostante quanto ti e’ accaduto, devi continuare a pagare le tasse, ad essere rispettoso delle leggi, ad avere fiducia nelle Istituzioni ecc. ecc. ecc.?

Lascio ad ognuno di voi riflettere sul modo in cui la nostra collettività, ogni giorno di più, sta estinguendosi e soprattutto a riflettere su CHI, con il suo modo di pensare, con il suo modo di giustificare tutto e tutti (o quasi…), si da, più o meno consapevolemente, da fare per arrivare allo sfascio finale.

(*) un inciso a precisazione: da noi vige la tradizione “se ti muore un figlio, fanne un altro (se puoi)”, da loro vige invece il detto “se ti muore un figlio, rapiscine un altro”. Questo per esplicitare meglio a quali differenti “valori” faccio riferimento…