Francesca Cabrini

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Francesca Cabrini

di Rino Cammilleri

Penultima degli undici figli di un contadino benestante di Sant’Angelo Lodigiano, nacque nel 1850. Diplomata maestra, a ventidue anni era già direttrice e, per giunta, autorizzata dal sindaco di Vidardo a insegnare religione, cosa vietatissima nell’Italia anticlericale di allora. Ma la Cabrini voleva fare la missionaria.

Cercò di entrare come suora in vari istituti ma non la prendevano perché troppo gracile e cagionevole. Dopo qualche esperienza come direttrice di orfanotrofio e di laboratorio femminile, riuscì a fondare le Missionarie del Sacro Cuore. Nel 1887 ebbe l’approvazione ufficiale e l’autorizzazione di aprire una casa a Roma. Ma erano gli anni in cui l’Unità d’Italia pagava le sue guerre civili con il lastrico per milioni di disgraziati che finivano emigranti dopo aver vissuto per secoli in un dei luoghi più prosperi del mondo.

Il vescovo di New York aveva chiesto al suo collega di Piacenza, il beato Giovanni Battista Scalabrini, preti per assistere gli immigrati. E lo Scalabrini aveva mandato anche le suore della Cabrini. Quest’ultima, provvista della benedizione di Leone XIII, sbarcò a New York nel 1889. Scoprendo che nessuno la voleva, neanche il vescovo.

È impossibile riassumere qui tutto quello che questa piccola donna riuscì a fare negli Usa in cui gli italiani erano disprezzati sia perché poveri e ignoranti (sennò non sarebbero emigrati) sia perché cattolici: ospedali, scuole, orfanotrofi, mense, laboratori. Anche nel Sud America. Anche a Sing Sing, dove gli italiani, a quel tempo, erano per forza di cose numerosi. Morì a Chicago nel 1917

Il Giornale 22 dicembre 2005