La rivoluzione e il Sillabo (Note e rif. bibliografici)

di Alfonso Martone

NOTE

1) [DeMattei], p. 160.
2) [CorrêaDeOliveira], p. 93. Per indicare questo utilizzeremo la maiuscola nel testo, pur rispettando per amor di precisione l’uso della minuscola nelle citazioni anche qualora vi si indichi lo stesso concetto.
3) E, più precisamente, un ente metafisico non ontologico che si manifesta in forme contingenti diverse a seconda del momento storico, pur mantenendosi invariata nella sua essenza devastatrice.
4) JEAN-JOSEPH GAUME, Cit. in [DeMattei], pp. 161-162. Secondo mons. GASTONE DE SÉGUR la Rivoluzione non è solo una rivolta, ma «una rivolta elevata a principio e a diritto. […] È la teoria della rivolta, è l’apologia e l’orgoglio della rivolta, la consacrazione legale dello stesso principio di ogni rivolta. […] Non è solo la rivolta dell’individuo contro il suo superiore legittimo, rivolta che si chiama semplicemente disobbedienza; è la rivolta della società in quanto società; il carattere della rivoluzione è essenzialmente sociale e non individuale [e pertanto] dal punto di vista religioso la si può definire: la negazione legale del regno di Gesù Cristo sulla terra, la distruzione sociale della Chiesa» (cit. ibid., pp. 160-161). «La Rivoluzione è […] satanica nel suo principio; essa non può essere veramente finita, uccisa, sterminata che dal principio contrario, che bisogna soltanto liberare (è tutto ciò che l’uomo può fare); poi esso agirà da solo» (JOSEPH DE MAISTRE, cit. da GIOVANNI CANTONI nel saggio introduttivo a [CorrêaDeOliveira], p. 41). «La peculiare dimensione mariana della spiritualità cattolica dell’epoca può essere compresa soltanto nell’ambito della lotta alla Rivoluzione, che per il Pontefice è – senza dubbio alcuno – satanica» ([Vannoni], pp. 32-33).
5) Tanto più ferma la convinzione, tanto maggiore la violenza nel passare dalle idee ai fatti.
6) Così indicata in tutto [CorrêaDeOliveira], non senza sapore polemico, ma neppure immeritatamente. È Negri a spiegare come la Riforma sia perfettamente nella linea della Rivoluzione: «Dobbiamo innanzitutto sfatare un equivoco: la Riforma protestante non è una vera e propria riforma. Questo perché la Riforma non è un atteggiamento che nasce con Martin Lutero, o alla fine del XV secolo. La riforma è una categoria permanente della chiesa, è un atteggiamento fondamentale dell’esperienza cristiana, in quanto implica un ritorno all’autenticità del messaggio evangelico; implica una rimessa in discussione della vita dei singoli e delle comunità, di fronte alla parola del Signore, di fronte all’avvenimento di Cristo. In questo senso la più matura esperienza medioevale aveva creato un assioma […]: “Ecclesia semper reformanda”. Dunque la riforma è un atteggiamento che percorre tutti questi secoli di esperienza cristiana (il Benedettinismo, la riforma dei Domenicani, dei Francescani, ecc.). Il protestantesimo è un tentativo di riformulare l’esperienza cattolica dentro il quadro descritto prima. Giustamente c’è nel Protestantesimo il rifiuto di certi limiti di carattere morale e dottrinale, cui era arrivata l’esperienza della Chiesa in quei tempi; ci sono senz’altro degli eccessi da riformare, ma quello che ne risulta è che la vicenda di Lutero, al di là delle sue intenzioni, è stata un’esperienza assolutamente individuale di approccio al fatto cristiano, che si giustifica all’interno della sua vicenda personale. […] L’esito principale della riforma protestante è una traduzione in senso moderno della fede, cioè una soggettivizzazione» ([Negri], p. 93).
7) Esito del pensiero illuminista, perfettamente nella linea della Rivoluzione. «Perché […] sono state giustiziate le suore di clausura? Perché sono stati distrutti i monumenti della Francia cristiana? Perché è stato sostituito al culto religioso cattolico il culto della dea ragione? Perché il vero nemico non era la nobiltà, ma la Chiesa. Bisognava distruggere le basi religiose dell’antico ordine, sostituendole con basi totalmente razionali su cui fondare un nuovo ordine, sostituendole con basi totalmente razionali su cui fondare un nuovo ordine. La Rivoluzione francese è, dunque, il primo tentativo consistente di distruggere l’Europa cristiana e di sostituirla con l’Europa atea, espressione della modernità» ([Negri], p. 112).
8) Più in generale, del progetto ateistico di costruzione dello Stato assoluto, società senza Dio. «Lo Stato concepito come sostanza dell’umanità, sia sul piano personale che sul piano sociale, è un’alternativa alla religione; anzi è la religione dei nosti tempi, il fattore coagulante e totalizzante, la ragione adeguata della vita dei singoli e dei popoli. È questo Stato, liberal-borghese prima, fascista o nazista dopo, e poi marxista, che pretenderà di fissare l’inizio e la fine della vita e che pretende di dare all’uomo il suo diritto, cioè la sua identità. […] Il volontarismo ottimistico rinascimentale e il pessimismo protestante si sintetizzano nell’idea di una scienza e di una tecnologia della politica» ([Negri], pp. 124-127).
9) I cui contorni non sono ancora ben definiti, se non da alcuni indizi «profetizzati» dagli stessi autori della III Rivoluzione. Cfr. i primi quattro capitoli di [CorrêaDeOliveira], pp. 63-80 e la terza parte ibid., pp. 167-197.
10) Secondo GUIDO DE RUGGIERO, cit. in [DeMattei], p. 163, il principio protestante del libero esame è «la fonte non solo della libertà religiosa ma di tutto il liberalismo moderno. Nessun interprete tra l’uomo e i libri santi, nessuna mediazione ecclesiastica tra i credenti e Dio: della stessa solitudine della sua coscienza l’individuo attinge un intimo senso di fiducia e di responsabilità. Questo medesimo atteggiamento lo ritroviamo nella filosofia moderna che, tra la ragione e il proprio oggetto speculativo, rimuove ogni autorità e tradizione intermedia e ricostruisce da sé il suo mondo ideale».
11) Si ricorda qui che i tratti caratteristici del pensiero moderno sono all’esatto opposto del pensiero classico (dove il metodo veniva imposto dall’oggetto e non dal soggetto), per cui appare ulteriormente pregnante la definizione di Rivoluzione: l’uomo misura di tutte le cose, di tutta la realtà, pretende ultimamente di costringerla entro i confini delle proprie idee, pretende che ciò che non è adeguato alle proprie idee non sia reale. «Il terrorismo psicologico dei “progressisti” si fonda sull’equivoco per cui, conferita una connotazione quantitativa ad un termine qualitativo, ciò che non rientra in tale accezione viene espunto dalla totalità del reale. Il processo si svolge in due fasi, logicamente contraddittorie ma pragmaticamente efficaci: 1) “tutto ciò che non deve esistere non è reale” (fase della menzogna); 2) “tutto ciò che non è reale non deve esistere” (fase del terrore). È la tecnica in virtù della quale gli oppositori non vengono più destinati alla prigione, ma all’ospedale psichiatrico» ([Vannoni], p. 42).
12) «Dice il teologo Yves Congar che a quel tempo, infatti, rivoluzione significava “assai più che soppressione dei privilegi” e “repubblica altro e assai più che un insieme di condizioni di vita e una sensibilità simpatica a certi valori”» ([Cammilleri], p. 48). Gli stessi massoni chiamavano il Sillabo la «maledizione del progresso» ([Spadolini], p. 13).
13) “La stampa cattolica tentava inutilmente di far notare che gli stessi liberali, perseguitando la Chiesa, vanno contro i loro stessi principi poiché non riconoscono al cattolico la libertà di essere tale. Tale contraddizione non faceva problema ai liberali poiché «il grande bersaglio della Rivoluzione è, dunque, la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, maestra infallibile della verità, tutrice della legge naturale e, in questo modo, fondamento ultimo dello stesso ordine temporale» ([CorrêaDeOliveira], p. 161).
14) Cfr. lo studio della [Pellicciari] sul periodo 1848-1860. «Ma la cosa più grave è che il mondo intellettuale (letterati, uomini di scienza, storici, filosofi) guadagnati dal razionalismo e dal positivismo, la cui influenza si sostituisce al romanticismo, diventano sempre più estranei non solo alla chiesa, ma alla fede cristiana e alla stessa religione. Il successo della Vie de Jésus di Renan (1863) è sintomatico, ma è soprattutto lo spiritualismo alla Jules Simon che reca danni intorno agli anni 1870. È verso la stessa epoca che la massoneria, fin’allora spiritualista, adotta in Francia l’orientamento fondamentalmente antireligioso, che le diventerà proprio: le sue logge, il cui numero passa da 244 a 392 dal 1857 al 1870, diventano cenacoli attivi dell’ideale laicista, cne non vuole più soltanto liberare la società dal “giogo clericale”, la liberare lo spirito umano dalle strettoie del dogma e dal miraggio del soprannaturale, grazie ai progressi della scienza» ([Jedin], p. 226). La Vie de Jésus, «Vita di Gesù», fu il capostipite dei testi «demitizzatori» secondo cui i Vangeli sono pressoché invenzioni fantasiose.
15) Si vuole qui citare almeno il Diritto di Torino, che si permetteva di titolare: «L’ultimo fine della rivoluzione italiana è la distruzione della Chiesa» ([Cammilleri], p. 29).
16) Infatti «…ancora nel 1929 c’era chi, come [monsignor F.] Olgiati, poteva scrivere [nel suo libro La questione romana e la sua soluzione a celebrazione della Conciliazione]: “La questione romana non è mai stata una questione politica, un problema di territorio più o meno vasto, una proclamazione di diritti d’un sovrano spodestato in nome del legittimismo; è sempre stata – e fu sempre come tale in modo esplicito dichiarata dalla Santa Sede – una questione religiosa”» ([Cammilleri], p. 49).
17) Cfr. nota qui a p. 7.
18) GIANNI BAGET Bozzo, nella nota introduttiva a [DonósoCortés], pp. 9-10.
19) Come sottotitola il suo saggio. E addirittura, nel risvolto di copertina dello stesso, esordisce con «Avremmo potuto intitolare questo libro così: Il cervello cattolico più lucido del secolo scorso. Ma non avrebbe reso l’idea, perché Juan Donoso Cortés fu molto di più. […] Egli previde il matrimonio della Russia col socialismo in un tempo in cui neanche il liberalismo sembrava dovesse avere un futuro certo. […] E fu lui ad organizzare in stringati sillogismi le idee portanti del Sillabo».
20) Ancora ambasciatore, all’amico e compagno di pellegrinaggi Veuillot confidava di voler entrare nei gesuiti (cfr. [DonósoCortés], pp. 150-151).
21) DONOSO CORTÉS, in [Vannoni], pp. 112-113. In [DonósoCortés] è presente un commento a questa lettera con ampie citazioni, mentre in [Vannoni] è riportata per intero.
22) Ma si potrà dirlo ancora di più per il XX secolo.
23) DONOSO CORTÉS, in [Vannoni], p. 111.
24) Del resto nella storia della Chiesa il Magistero è costellato da simili generiche condanne («se qualcuno dice/nega che… allora sia scomunicato»), da cui il cattolico può comprendere senza rischio di equivoci cosa credere e cosa no.
25) [DonósoCortés], pp. 146-147.
26) [DonósoCortés], p. 72. Il titolo del primo capitolo dell’«Ensayo sobre el Catolicismo, el Liberalismo y el Socialismo» suonava infatti, letteralmente, «De cómo en toda gran cuestión polìtica va envuelta siempre una gran cuestión teológica».
27) DONOSO CORTÉS, in [DonósoCortés], p. 158.
28) Il che è come una definizione implicita di Rivoluzione.
29) [Vannoni], pp. 13-14.
30) [Vannoni], pp. 23-24.
31) Il gesuita Justo Collantes si appella, come Vannoni, alla mancanza dell’esplicita volontà di definire, per suggerire la stessa posizione da un diverso punto di vista: «Parecchi autorevoli competenti lo considerarono alla stregua di una decisione ex cathedra, ma tale opinione non è stata generalmente seguita, perché non consta la volontà di definire, condizione indispensabile perché un documento sia definitorio. Non c’è dubbio che si tratti nondimeno di un atto autentico del magistero; quanto alla valutazione delle singole proposizioni, bisogna tener conto dei documenti originali dai quali provengono e del loro contesto storico, per non correre il rischio di falsarne il senso» ([Collantes], pp. 63-64).
32) [DeMattei], pp. 180-182. La questione diventa scottante in modo particolare sulla cosiddetta «libertà religiosa», condannata esplicitamente già da Gregorio XVI e confermata nell’infallibilità di Pio IX, che dopo circa un secolo dietro le quinte riappare nella dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II, una sorta di «anti-Sillabo» destinato a «mutare il tradizionale insegnamento della Chiesa a proposito della libertà religiosa» (cfr. ibid., p. 179; p. 182).
33) [DeMattei], p. 171.
34) «Ed è ancor più singolare che il Papa condanni “socialismo” e “comunismo” non come dottrine economiche e neppure politiche, ma come concezioni della famiglia, come visioni della morale domestica antitetiche a quella cristiana, come strumento “per ingannare e corrompere l’improvvida gioventù”, staccandola dal dominio della Chiesa e subordinandola ai soli interessi della vita sociale. Il vero nemico di tutto il Sillabo è infatti il liberalismo» ([Spadolini], pp. 18-19).
35) [Jedin], p. 454.
36) [Cammilleri], p. 19.
37) FRANCO CARDINI, in [Cammilleri], p. 5.
38) Il cui successo rendeva ben chiaro quanto fosse pericolosa la libertà di stampa (cfr. [Jedin], p. 450). «Lo stesso insospettabile Renan ammise: “Il Sillabo venne a dimostrare che, effettivamente, liberalismo e cattolicesimo sono inconciliabili”» ([Cammilleri], p. 65)
39) [Cammilleri], p. 26.
40) Nel 1870 saranno 89 ([Cammilleri], p. 100). «Nell’anno del Sillabo [1864] 43 vescovi erano in esilio, 20 in carcere, 16 erano stati espulsi e altrettanti erano morti per le vessazioni subite, centinaia di sacerdoti e frati languivano in galera, 64 preti e 22 monaci erano stati fucilati nel sud» (ibid.).
41) ANTONIO Socci, La Chiesa e la questione risorgimentale italiana, in [Cardini], pp. 424-426. La proposizione XXXIX del Sillabo recita infatti «lo Stato, in quanto origine e fonte di tutti i diritti, gode di un diritto non circoscritto da alcun limite».
42) Da JACQUES CRÉTINAU-JOLY, in [DeMattei], p. 25. L’ossessione di un Papa «secondo i nostri bisogni» aveva del parossistico: assurgendo al trono pontificio Pio IX era stato insistentemente definito «il Papa buono», il «Papa della colomba» ([Vannoni], p. 31); circolarono più volte fotomontaggi di Pio IX «massone» ([Cammilleri], pp. 58-59); la sua presunta appartenenza alla massoneria veniva ancor discussa nel 1876 (cfr. ibid.). Parossismo presente del resto anche all’interno della Chiesa, tra quei «cattolici liberali» per i quali le «riforme» politiche sono più importanti della Chiesa stessa: «Stimo assai più i Turchi [musulmani] che amano le riforme e i miglioramenti, dei cristiani che le ripulsano… Stimerei più un diavolo riformatore che un angelo retrogrado» (da una lettera del sac. Vincenzo Gioberti a C. Dalmazzo, dell’ottobre 1847, citata in [DeMattei], p. 27).
43) [Cammilleri], pp. 48-49. Lo spirito perfettamente «moderno» della Massoneria si evince dal famoso «segreto» massonico dei primi tempi, che «…consiste nel costruire insensibilmente una Repubblica universale e democratica, di cui la Regina sarà la Ragione e il Consiglio supremo, l’Assemblea dei Saggi» (ibid., p. 62).
44) [Cammilleri], p. 63.
45) ANTONIO SOCCI, in [Cardini], p. 415.
46) [Jedin], p. 180.
47) [Spadolini], pp. 5-6. «Considerato che Maria è invocata come debellatrice delle eresie, [nel 1851 la Civiltà Cattolica] suggeriva che si condannassero tutti gli errori recenti nella stessa bolla che si stava redigendo per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione» ([Collantes], pp. 62-63): Pio IX raccolse l’invito ma desistette quando ottenne nella prima indagine un certo numero di risposte «contrarie alla mescolanza della definizione solenne di un dogma mariano con l’elencazione di errori di ogni genere».
48) [Cammilleri], pp. 26-27.
49) Dal giornale L’Unità Cattolica, citato da [Cammilleri], p. 29.
50) Fra cui Juan Donoso Cortés e monsignor Pie, vescovo di Poitiers ([Vannoni], p.21). Fornari morirà appena due anni dopo, nel 1854, molto prima della pubblicazione del Sillabo; sarà sostituito dal cardinal Caterini (ibid., p. 23).
51) Intitolata Instructions sur les erreurs du temps présent [istruzione sugli errori del tempo presente].
52) Quest’abbozzo preliminare ebbe il nome di Sillabus errorum in Europa vigentium [Sillabo degli errori vigenti in Europa] e conteneva 79 proposizioni.
53) Cfr. [Spadolini], pp. 11-12. Quanto al «rigoroso silenzio», se il riserbo delle prime commissioni fu ferreo, con questa improvvisa e larga diffusione vedremo come trapelò più di qualche indiscrezione (cfr. anche [Jedin], pp. 449-450).
54) [Spadolini], pp. 10-11. La petizione di «conciliazione» presentata dal sac. Carlo Passaglia era firmata da ben novemila sacerdoti, indizio molto significativo per giudicare la penetrazione delle idee liberali negli ambienti cattolici.
55) [Spadolini], pp. 13-14. «Inoltre i vescovi francesi si opposero al progetto, temendo che, data la sua genesi, venisse considerato emanazione dell’autorità di un vescovo locale» ([Collantes], p. 63).
56) [Cammilleri], pp. 24-25. «La Santa Sede era, a quel tempo, come l’ambasciata americana a Mosca prima della perestrojka: un colabrodo. Mille occhi infiltrati ne spiavano i più minuti movimenti e sospiri, anche nei meandri più angusti i muri avevano orecchie. Mistero nel mistero: al vescovo di Nimes, Plantier, in un’udienza dal papa qualche giorno prima della pubblicazione del Sillabo, venne consegnata una copia con alcune proposizioni poi scomparse nel testo ufficiale (il prelato se ne accorse solo molto tempo dopo» (ibid.). Fra queste proposizioni mancanti abbiamo, notevolmente, «…quelle che toccavano da vicino la questione del trono e dell’altare, cioè: “Il regime della Chiesa istituito da Cristo non è realmente monarchico”; “In qualunque società politica non è necessaria l’esistenza di un potere per diritto divino”; “I principi per i quali qualunque supremo Principe non è altro che il primo deputato del popolo sono gli stessi della sana teologia” e “L’istituzione del principato ereditario si oppone ai principi del diritto naturale e allo spirito del Vangelo”» (ibid., p. 52). Cfr. anche [Vannoni], pp. 28-29, che commenta così: «La scomparsa di questo blocco teologico-politico pone degli inquietanti interrogativi. Perché non si volle colpire lo spirito rivoluzionario nelle sue espressioni più salienti e macroscopiche?».
57) [Cammilleri], p. 24.
58) [Spadolini], p. 27.
59) «Al serpente infernale», «faro di divina luce», «i pasti velenosi e le acque mortali», «la ribellione contro il cielo», «tutti i guardiani della vigna del Signore».
60) [Spadolini], pp. 45-47.
61) Analogo provvedimento era stato preso in Francia il l’ gennaio, perché il Sillabo vi sarebbe stato visto come «contrario alla costituzione» e «strumento di sedizione» ([Spadolini], p. 38).
62) [Spadolini], pp. 42-43.
63) [Cammilleri], pp. 44-45.
64) [Cammilleri], p. 31.
65) [Cammilleri], pp. 28-29.
66) [Cammilleri], pp. 28-29.
67) [DeMattei], p. 101.
68) [DeMattei], p. 103.
69) Nel 1869 si tenne a Napoli un «anticoncilio» massonico per rispondere polemicamente al Concilio Vaticano I (RINO CAMMILLERI, I mostri della ragione. Dai Greci al Sessantotto: viaggio tra i deliri di utopisti & rivoluzionari, Ares, Milano 19973, p. ).
70) «Il 20 settembre 1870 (e la data della breccia fu scelta appositamente perché in quella notte in Loggia si dà inizio all’anno di lavori massonici) un colporteur di cui la storia ci ha tramandato il nome – Luigi Ciari – fu il primo civile ad entrare dietro i bersaglieri nella Roma non più papale, con un carretto di Bibbie protestanti trascinato da un cane che rispondeva al nome di “Pio nono”. Quel Ciari era valdese e non a caso, poiché sia i “risorgimentali” laicisti italiani che i protestanti stranieri puntavano su questo solo gruppo di evangelisti “indigeni” per dare avvio alla Grande Riforma Italiana» (VITTORIO MESSORI, cit. in [DeMattei], nota a pp. 111-112).
71) [DeMattei], pp. 105-112.
72) [Vannoni], pp. 17-18.
73) «La protesta contro il “fatto compiuto” [dell’invasione dello Stato Pontificio] rimase, più o meno vibrante, modulata dalle falangi laicali di un movimento cattolico-intransigente che si andò sempre più configurando come movimento clericale, incentrato sulla parrocchia, intento a raccogliere l’obolo di San Pietro, a organizzare processioni, turni di comunione e tridui di riparazione» ([Vannoni], p. 12). Invece «i militanti controrivoluzionari affermano la subordinazione della politica alla teologia, e la dignità e la vocazione cavalleresca del laicato» (ibid., p. 19).
74) [Cammilleri], p. 63.
75) [Negri], pp. 129-130.
76) Con o senza violenza, a seconda delle necessità contingenti: «La formula della religione “affare privato” […] evidentemente è una formula politica immediata, che può esser fatta propria come formula di compromesso, in quanto non si vuole scatenare una guerra religiosa, né ricorrere alla forza materiale ecc. […] Neanche per i liberali la religione è un affare privato in senso assoluto, ma liberalismo ha sempre più significato un metodo di governo e sempre meno una concezione del mondo e pertanto è nata la formula come formula “permanente”» (ANTONIO GRAMSCI, Quaderni del carcere, cit. in [Vannoni], p. 13).

77) LUIGI GIUSSANI, Un avvenimento di vita, cioè una storia, ed. Il Sabato, Milano 1993, pp. 425-426

.RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

[DeMattei] ROBERTO DE MATTEI, Pio IX. Con il testo integrale del Sillabo, Piemme, Casale Monferrato, 2001.
[Vannoni] GIANNI VANNONI (a cura di), Sillabo, Cantagalli, Siena 1977.

[Cammilleri] RINO CAMMILLERI, Elogio del Sillabo, Leonardo – Mondadori, Milano 1994. Invito alla lettura di Franco Cardini.
[DonósoCortés] RINO CAMMILLERI, Juan Donoso Cortés. Il padre del Sillabo, Marietti, Genova 1998. Nota introduttiva di Gianni Baget Bozzo.
[Pellicciari] ANGELA PELLICCIARI, Risorgimento da riscrivere. Liberali & massoni contro la Chiesa, Ares, Milano 19983. Prefazione di Rocco Buttiglione; postfazione di Franco Cardini.
[Cardini] FRANCO CARDINI (a cura di), Processi alla Chiesa, Piemme, Casale Monferrato 19953.
[Negri] LUIGI NEGRI, La Chiesa nel mondo. Materiali per una comprensione della sua storia dalle origini ai giorni nostri, Itaca, Rimini 1993.
[Spadolini] GIOVANNI SPADOLINI, L’opposizione cattolica da Porta Pia al ’98, Le Monnier, Firenze 19726.
[Jedin] HUBERT JEDIN (a cura di), Liberalismo e integralismo tra stati nazionali e diffusione missionaria 1830-1870. Risorgimento italiano – movimenti cattolici – ultramontanismo, Jaca Book, Milano 19932, volume VII/2 della collana «Storia della Chiesa».
[CorrêaDeOliveira] PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Cristianità, Piacenza 1977. Terza edizione italiana accresciuta, con saggio introduttivo di Giovanni Cantoni.
[Collantes] JUSTO COLLANTES (a cura di), La fede della Chiesa cattolica. Le idee e gli uomini nei documenti dottrinali del Magistero, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993.
[Denzinger] HEINRICH DENZINGER, Enchiridion symbolorum definitionum et declaraionum de rebus fidei et morum. Edizione bilingue a cura di Peter Hiinermann, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 20003.

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