Il progressismo cristiano errori e deviazioni (Parte 2)

Padre Julio MEINVIELLE

(il testo che segue è apparso per la prima volta in una serie di articoli pubblicati dalla rivista Relazioni, venendo poi dalla stessa pubblicati in un volumetto per i tipi delle edizioni Mediterranee, alla vigilia dell’ultima sessione del Concilio Vaticano II, senza indicazione di data ne’ luogo. La traduzione in italiano è stata rivista a fondo da Totus tuus network nel 2002 e 2003)

Il progressismo di Emmanuel Mounier

Maritain aveva anche elaborata tutta una teoria del personalismo, che alimentava il mito della nuova cristianità. Emmanuel Mounier avrebbe costituito per la Francia il profeta di questo nuovo messianesimo.

Con la sua rivista, Esprit, egli prese ad ispirare tutto un movimento generazionale cattolico che avrebbe dovuto infondere un nuovo spirito, quello del progressismo cristiano, alle opere di apostolato cattolico in Francia ed in Europa.

Il progressismo cristiano, oggi egemone in ambito cattolico francese e mondiale, può considerarsi opera di Mounier. Mounier ha influito in modo decisivo su alcuni importanti gruppi di teologi, sociologi e gesuiti: pertanto, non è esagerato assegnargli un’influenza di primo piano nella corrente progressista che oggi domina gli ambienti cattolici e che ha creato una poderosa struttura, alla quale devono piegarsi, volenti o nolenti, a volte anche i vari Vescovi.

L’opera di Mounier prende le mosse dal rivalorizzare la nozione di progresso come idea sostanziale del cristianesimo. E’ certo però che egli incorre in un equivoco perché, per quanto sia certo che esiste un progresso ed una crescita del Corpo Mistico di Cristo fino a raggiungere la pienezza dell’età perfetta, ciò non significa che ci debba essere anche un progresso nella civiltà che sopporta questo progresso del Corpo Mistico.

Mounier non effettua tale distinzione permanente e nel suo studio Il cristianesimo e la nozione di progresso mantiene l’equivoco, come se il progresso dovesse tradursi nella stessa realtà temporale. In questo coincide completamente con Lamennais e Maritain. Su questa idea equivoca di progresso Mounier elabora tutto il sistema del suo personalismo, che dovrebbe dar corso ad una nuova civiltà o cristianità andando a sostituire la civiltà nata dal Rinascimento.

Per capire il significato costituito dalla rivoluzione del personalismo di Mounier bisogna portare l’attenzione verso le realtà contro cui lotta. E la sua azione si sviluppa soprattutto contro il mondo del capitalismo, della borghesia e del denaro. Sono quelle le figure principali che vuole contrastare; è contro il capitalismo che Mounier punta le sue armi poderose. Nella stessa maniera con cui condanna duramente la borghesia ed il capitalismo, rivolge anche forti critiche contro il fascismo.

Ma la durezza che Mounier mostra verso il capitalismo e il fascismo non somiglia affatto a quella che ha verso il comunismo, verso il quale mostra una significativa compiacenza. In innumerevoli pagine egli dà l’impressione che il comunismo eserciti su di lui una vera suggestione, come se si trattasse di un autentico umanesimo.

Nel primo volume delle sue opere, a pag. 515, si legge: “La denuncia fatta dal marxismo dell’idealismo borghese e della sua ideologia sociale, era o avrebbe potuto essere un considerevole apporto all’umanesimo che cerchiamo. Essa costituiva un’indicazione capitale, sulla quale specialmente i cristiani si sentivano uniti da una fratellanza storica”.

In merito alla sua posizione verso il comunismo, niente è più suggestivo di quello che scrisse ad André Dumas, il 9 ottobre del ’49, a proposito del decreto del Santo Uffizio del 13 luglio dello stesso anno, con il quale si applicavano severe sanzioni a coloro che avessero prestato la loro collaborazione al comunismo. Mounier insinua essere questo un atto abusivo, di ingerenza mondana della Chiesa nella quale essa incorre seguendo le orme di Costantino e di Gregorio.

Scrive testualmente: “Così, attualmente, tutti questi cattolici militano per la cristallizzazione di una certa difesa della civiltà cristiana, di certa glutinazione della Chiesa e dell’occidente capitalista e americano, della quale la Chiesa non è totalmente responsabile, ma lo fu solo per un primo periodo. Che le forze provenienti da questa tendenza diffamatoria spingano nel senso dell’atteggiamento attuale della nostra Chiesa verso il comunismo, é fuor di discussione. Non c’é il minimo dubbio che essa sia angustiata, tra le altre, dalle minacce che al comunismo fa pesare il suo potere post‑costantiniano o post‑gregoriano. E tale potere va combattuto senza reticenze”.

Mounier fu il primo ad inventare questo carattere costantiniano (alludendo a Costantino) e questo carattere gregoriano (alludendo a Gregorio VII), per qualificare l’impegno della Chiesa nel difendere la civiltà cristiana. Per Mounier, la civiltà cristiana, città cattolica, ordine sociale cristiano, non sono altro che invenzioni abusive della cristianità costantiniana e gregoriana che devono essere combattute, così come va combattuto l’imborghesimento della Chiesa. Questa lettera ad André Dumas, sopra citata, termina con questo suggestivo saluto: “Con tutto il cuore in Cristo (e non nella civiltà cristiana)”.

La teoria elaborata da Lamennais e Maritain e diffusa da E. Mounier, ha finito per imporsi negli ambienti cattolici. Non si può lavorare per la civiltà cristiana, non ci si può impegnare perché siano riconosciuti i diritti della Regalità di Cristo sulla scuola, i sindacati, i gruppi sociali, il potere pubblico, perchè tutto l’ambito temporale rimanga nelle mani del laicato cattolico. Secondo i progressisti, se tutto quest’ordine temporale è caduto nelle mani del liberalismo, del socialismo e del comunismo bisogna lasciarlo dov’é, perché ciò non sarebbe avvenuto senza acquisizioni di progresso nella maggioranza delle età della società attuale, passata dall’antico stato infantile ed ingenuo – attraverso lo stesso carattere sacro costantiniano e gregoriano -, ad una perfetta maturazione dell’età adulta e dell’attuale società moderna.

Pertanto, pervenuti infine alla disistima dell’autentica civiltà cristiana e di un ordine sociale pubblico adeguato al Vangelo, che sostiene la Cristianità da sempre, si diffonde l’idea che il comunismo, senza il suo ateismo, possa essere un sistema compatibile con la fede cattolica. Si vuol far dimenticare che il comunismo è intrinsecamente perverso, anche come sistema sociale, così come ha detto con parole irreversibili e definitive Pio XII nel suo messaggio natalizio del 1955: “Rifiutiamo il comunismo come sistema sociale, in virtù della dottrina cristiana”.

Al contrario, dobbiamo sostenere la necessità imposta dalle esigenze cristiane, di combattere il comunismo e di far fiorire una società cristiana nel quadro sociale: questo vuol dire lavorare per la civiltà cristiana. Il progressismo cristiano consiste precisamente nell’affermazione contraria, cioè nel non fare ciò che è necessario per le esigenze cristiane: lavorare per il fiorire di una società cristiana, contro la tesi progressista secondo cui il cristianesimo potrebbe propagarsi ugualmente, anzi forse meglio, in una società dove impera il comunismo.

Le idee di Mounier alimentaranno i movimenti dei cristiani progressisti di Mandouze, che acquistarono una forza particolare dopo il 1948; queste idee influiranno anche sul gruppo di teologi riuniti attorno a Jeunesse de l’Eglise dell’ex domenicano Montuclard e, soprattutto, attraverso questi, sul movimento dei Preti Operai, la cui condanna da parte di Pio XII doveva avere una risonanza mondiale.

Il progressismo di Teilhard de Chardin

Teilhard de Chardin costituisce oggi la figura massima del progressismo cristiano, ma la sua traiettoria segui un itinerario diverso da quello di Lamennais, Maritain e Mounier.

Sebbene la ragione fondamentale del suo progressismo consista dalla forte passione che lo muove ad unire in un solo insieme due fedi, la fede del cielo e quella della terra, Teilhard de Chardin è un innamorato del mondo e soprattutto del mondo moderno. Nel suo caso, in modo particolare, questo amore per il mondo diventa quanto mai forte verso la scienza moderna in generale e la scienza biologica in particolare. Da qui, seguendo la corrente imperante di questo tipo di scienze, confesse decisamente di essere partigiano dell’evoluzionismo e dell’evoluzionismo universale. «Credo nell’evoluzione è la sua prima professione di fede scientifica. Credo che l’evoluzione vada verso lo spirito, credo che l’evoluzione vada verso il personale, credo che il personale supremo culmini in Cristo».

Teilhard de Chardin, per la stessa ragione per cui crede nell’evoluzione universale, crede nel progresso. Progresso che va dal primitivo pulviscolo del cosmo fino ai primi elementi dell’atomo, dall’atomo fino alla molecola, dalla molecola alla grande molecola, da questa al virus, dal virus alla cellula, dalla cellula ai protozoi, da questi agli animali ed alle piante più complete, per finire all’uomo. Il cammino del progresso evolutivo non si arresta mai, fino al raggiungimento di forme più complesse di organizzazione collettiva e planetaria fino al “punto omega”. E’ tutto un processo progressivo di cosmogenesi, biogenesi, noogenesi e cristogenesi.

Però la specialità di Teilhard de Chardin era la paleontologia, che egli presume fornisca il fondamento scientifico e rigoroso a tutto il suo evoluzionismo. E’ perciò necessario esporre il pensiero di Teilhard de Chardin su questo punto. Teilhard ha felicemente riassunto il suo pensiero nell’articolo su “La questione dell’uomo fossile”, pubblicato in Psyche, numero 99 e 100, nel secondo volume delle sue opere complete. Il de Chardin stabilisce in quella sede che il suo evoluzionismo universale ha come fondamento l’evoluzione dell’uomo.

Infatti, in tale studio trae una conclusione che suona così: «E’ anche chiave per il futuro: se corrisponde a verità è anche scientificamente vero che da un centinaio di migliaia di anni l’uomo non ha mai cessato di muoversi (senza retrocedere mai è sempre in testa alla vita) verso degli stadi costantemente crescenti di organizzazione e di coscienza: non c’è quindi nessuna ragione per supporre che tale movimento si sia attualmente arrestato. Al contrario, il gruppo dell’homo sapiens è tuttora intorno a noi nel pieno del suo vigore (per non dire nella sua piena gioventù), del suo sviluppo. Così sono giustificate e precisate su una solida base scientifica la nostra speranza e la nostra fede moderna nel progresso umano. L’antropogenesi non è certo chiusa. L’umanità avanza sempre e continuerà ad avanzare per altre centinaia di milioni di anni, con la convinzione di saper conservare lo stesso ritmo di marcia dei nostri predecessori verso una sempre maggiore coscienza e complessità».

Che valore ha il fondamento paleontologico di Teilhard de Chardin? Per esaminarlo spieghiamo brevemente la sua teoria. Per Teilhard de Chardin l’uomo appare nell’età quaternaria. Egli ammette che l’ascendente dell’uomo attuale è l’Homo Sapiens che appare nel pleistoceno superiore. Però prima appaiono forme intermedie rappresentate soprattutto dal Sinantropo, un presunto anello di animale / uomo verso l’uomo di Neanderthal e di questo verso l’Homo Sapiens. Ma bisogna rilevare che non esiste questa gradazione progressiva sulla quale si appoggia Teilhard de Chardin.

Effettivamente si sono trovati pezzi di Homo Sapiens anteriori all’uomo di Neanderthal e bisogna porli nel pleistoceno inferiore. Nell’era preistorica di Fonte‑Chevade nella Charente, Germaine Henri Martin ha fatto conoscere nell’agosto del 1947 una calotta cranica comprendente, in connessione anatomica, una parte dell’osso frontale, i due parietali, una parte del temporale sinistro ed una parte dell’occipitale. L’interesse di queste scoperte poggia su quelle conformi al tipo di Homo Sapiens, di data anteriore al Musteriense, ossia bisogna porle nel pleistoceno inferiore. Pertanto, risulta chiaramente che, prima dell’uomo di Neanderthal, visse in Europa un tipo di Homo Sapiens.

Per di più, il famoso Sinantropo o Uomo di Pechino, che costituisce per Teilhard de Chardin un vero animale umano, non ha valore. La questione è stata studiata in forma completa dal Reverendo Patrick O’ Connell in “Science of to Day and the problems of Genesis”. L’argomento merita di essere trattato a lungo, cosa che non è possibile qui. Tratteggiamo tuttavia alcuni aspetti di cui occorre tener conto.

Punto primo: bisogna tener presente che nel corso degli scavi di Choukoutien si è sostenuto che siano stati scoperti circa 30 crani interi o incompleti, 11 mandibole e 147 denti del preteso Sinantropo. Ma tutto ciò è ovviamente sparito.

Punto secondo: è stata nascosta al pubblico l’importanza dell’industria trovata a Choukoutien, cosa che lascia ben supporre l’esistenza in loco di uomini con lo sviluppo tipico dell’Homo Sapiens.

Punto terzo: il Dott. Pei trovò nel 1934, tre crani umani del tipo moderno ed i resti di scheletri presumibilmente umani. Weidenreich, che diresse gli scavi dopo la morte di Black, nell’esposizione illustrativa dei ritrovamenti, nel numero di Paleontologia Sinica del 1939 (che ripeté nella sua conferenza agli studenti dell’Università della California nel 1945) sentenziò testualmente: «Negli scavi chiamati del livello superiore di Choukoutien, che portarono alla luce i resti del Sinantropo, furono ritrovati 3 crani ben conservati, vari frammenti di altri crani e ossa di scheletri di circa 10 individui, che sembravano appartenere alla stessa famiglia. I 3 crani erano di un uomo maturo, di una donna di età media e di una donna più giovane. Benchè della stessa famiglia, avevano alcune caratteristiche diverse: il cranio dell’uomo era del tipo mongolo con alcuni tratti del Neanderthal; il cranio della donna di età media sembrava di un eschimese, mentre quello della donna giovane apparteneva ad un abitante della Melanesia».

Il quarto fatto da tener presente è che i crani del presunto Sinantropo mostravano tutti un buco nella parte posteriore, aperto per succhiare il cervello.

Da tutti questi fatti deriva la validità dell’affermazione del grande paleontologo Marcellin Boule nella sua Antropoloaia, in cui scrive: «A questa ipotesi tanto fantasiosa quanto ingegnosa (cioè quella del Padre Teilhard de Chardin circa il Sinantropo) mi permetto preferire questa che mi sembra più conforme alla connessione delle nostre conoscenze; il cacciatore era un uomo vero del quale è stata trovata la figura tipica e che ha fatto del Sinantropo la sua vittima».

Ancora Boule: «Mi sembra temerario considerare il Sinantropo come il monarca del Choukoutien dato che appare nei depositi nei quali è stato trovato mentre caccia assieme ad altri animali».

Tutto ciò è utile per sgombrare e far chiarezza nel campo della Paleontologia, dal quale gli evoluzionisti traggono le loro argomentazioni fondamentali. Infatti, se sconfiniamo nel terreno della biologia, è facile dimostrare che tanto per il concetto di “specie” come per quello di “eredità” e quello dei “caratteri acquisiti” e della “genetica”, l’evoluzione è inverosimile. Le parole della “Enciclopedia” francese (tomo V, 1938) scritte da Paul Lemoine, restano tuttora valide. Vi si legge: «Il volume quinto dell’enciclopedia francese segnerà sicuramente una data nella cammino delle nostre idee sull’evoluzione: emerge dalla sua lettura che questa teoria sta quasi per essere abbandonata».

«Da quest’espressione risulta che la teoria dell’evoluzione è impossibile. In fondo, nonostante le apparenze nessuno crede ancora in essa e si dice, senza darle un’importanza particolare, ‘evoluzione’ intendendo ‘incatenamento’; ‘più evoluto’, ‘meno evoluto’, nel senso di ‘più perfezionato’ o ‘meno perfezionato’, facendo parte tutto ciò di un linguaggio convenzionale, non solo ammesso ma quasi obbligatorio nel mondo scientifico».

«L’evoluzione è una specie di dogma nelle quale non credono nemmeno i sacerdoti, che però la mantengono per il popolo. Bisogna avere il coraggio di dire tutto ciò perché gli uomini della futura generazione orientino le loro ricerche in un’altra direzione».

L’idea di progresso in Teilhard de Chardin manca dunque, ovviamente, di basi scientifiche serie. Ma nemmeno possono esserle offerte basi filosofiche. Ciò che conviene sottolineare ‑ e qui si capisce perché il comunismo è impegnato nel favorire e propagandare il teilhardismo negli ambienti cattolici ‑ è che per Teilhard bisogna operare attualmente per la congiunzione e l’unione di cristianesimo e marxismo. Infatti, nel suo articolo “Il cuore del problema”, presente nel 5° volume delle sue opere, propone come soluzione all’umanità una combinazione risultante da oy che rappresenta la tendenza cristiana o la fede tendente in alto, con ox che rappresenta la tendenza comunista o marxista, cioè la fede nel futuro o la fede nel mondo.

Scrive Teilhard: «Due forze religiose sino a questo momento sono state contrapposte una all’altra nel cuore di ogni uomo; due forze, come abbiamo visto, che si debilitano e languiscono se vengono isolate; due forze conseguentemente (questo è quello che mi rimane da dimostrare) che non sperano che una cosa: non che si faccia una scelta tra le due ma che si trovi il modo di unirle». (in L’Avvenire dell’uomo, ed. fr. pag. 343; ed. sp. Taurus, pag. 324).

Il Progressismo ed il Concilio Vaticano II

Per formulare un giudizio definitivo su questo punto bisogna aspettare le conclusioni definitive alle quali arriverà il Concilio. Ma un Concilio è opera dello Spirito Santo e lo Spirito non si mostra realmente se non nelle conclusioni alle quali perviene l’unanimità dei Padri Conciliari sotto la direzione del Romano Pontefice.

Tuttavia, fin da ora, bisogna dire quanto segue:

1) Il Concilio è, nella mente della Chiesa, un grande atto di carità della Chiesa stessa, che cerca oggi di salvare il mondo moderno e di unire tutti gli uomini nella fede e nella carità di Cristo.

2) Questo grande atto di carità della Chiesa per salvare dallo stato di indigenza spirituale il mondo moderno, avviene proprio nel momento in cui questo mondo, orgoglioso, si esalta per le sue conquiste scientifiche e tecniche e tenta di riorganizzarsi respingendo Dio ed affermando un ateismo militante su scala mondiale, con il quale non farà che portare alla distruzione ed alla rovina la specie umana: un mondo senza Dio è un mondo distruttore dell’uomo. Ecco perché la Chiesa ha voluto, vuole e vorrà sempre mettere questo mondo in contatto con le energie vivificanti e permanenti del Vangelo. Il mondo ha bisogno di essere salvato dalla Chiesa. Non è la Chiesa, come immaginano i progressisti, che deve essere salvata dal mondo moderno.

3) Questo grande atto di carità della Chiesa vedrà il mantenimento intatto ed integro della Verità della Chiesa, perché nella Chiesa la carità sgorga dalla Verità. Lo Spirito Santo procede dal Verbo, che è Verità.

4) Questo grande atto di carità della Chiesa coincide con una grande confusione e con un’ansia non sempre legittima di cambiamenti e di progressi, che sta agitando il mondo cattolico da più di 30 anni.

5) Il movimento progressista, al quale abbiamo fatto riferimento, sta operando con trenta organizzazioni in tutto il mondo, in Francia, Belgio, Olanda e Germania ed ora vuole approfittare della grande Assemblea Conciliare per imporre la sua idea di pericoloso progressismo a tutto il popolo di Dio.

6) Il comunismo non è estraneo a questo proposito sinistro. Nella primavera del 1963, il Cardinal Segretario di Stato del Pontefice Romano ha fatto conoscere al Nunzio Apostolico a Parigi, perché lo facesse sapere all’Episcopato ed ai Superiori Maggiori Religiosi residenti in Francia, i propositi sinistri del movimento Pax (nato in Polonia e diretto da Piasecki, un cattolico progressista polacco), che ha come obbiettivo lo sviluppo del progressismo in Francia e cerca di approfittare della grande Assemblea Conciliare per insinuare dialettica tra gli stessi Padri Conciliari. Questo movimento comunista Pax dispone di fondi inesauribili per esercitare la sua influenza sui mezzi mondiali di comunicazione. Sta insinuando dialettica con il fare apparire i Padri Conciliari divisi tra di loro in due gruppi diversi, buoni e cattivi, progressisti ed integralisti, di attitudine aperta e di attitudine chiusa, innovatori e reazionari. In realtà, in un’assemblea di quasi 3.000 persone, sono molti i gruppi e le sfumature, e queste sono parecchio elastiche, di modo che non si ha diritto di dividerli precisamente in due tendenze antagoniste, e solo in due, come esige la dialettica comunista. Tutto ciò sta venendo messo in atto con propaganda mondiale la quale, nello stesso tempo, fa apparire come divisi in due gruppi antagonisti di progressisti ed integralisti tutti i cattolici del mondo.

7) Questa guerra psicologica, sviluppata con uno spiegamento dell’apparato pubblicitario mondiale, ha come fine il produrre un atteggiamento di vergogna e timore, già ben visibile in molti, di poter venire qualificati come reazionari, cavernicoli, ristretti ed integralisti,

8) Il cattolico non si dovrà lasciar prendere da complessi, ma dovrà mantenere la sua fedeltà al Magistero della cattedra romana, perché questa è la condizione della fedeltà autentica alla fede di Cristo.