Alberto Magno vescovo e dottore della Chiesa

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Alberto_magno

di Rino Cammilleri

Pochi sanno a Parigi che piazza Maubert porta il nome del grande santo domenicano, festeggiato oggi. Maubert deriva da Magnus Albert, Alberto il Grande, il dotto maestro di teologia, di filosofia e di scienze naturali che, per la grande affluenza di studenti alle sue lezioni presso l’università parigina, fu costretto a insegnare sulla pubblica piazza, che porta tuttora il suo nome.

Alberto nacque a Lauingen (Baviera) verso il 1206. A sedici anni uno zio lo condusse a Padova perché completasse i suoi studi universitari. Qui incontrò il superiore generale dei domenicani, il beato Giordano di Sassonia, che lo avviò alla vita religiosa.

Nel 1229 Alberto vestì l’abito dei frati predicatori e fu mandato a Colonia, dov’era la scuola più importante dell’Ordine. Vero genio enciclopedico, fu in grado di spaziare con straordinario acume nei più differenti campi dello scibile umano, dalle scienze naturali a quelle speculative.

L’interesse universale per la cultura, secondo lo spirito dell’epoca nella quale la filosofia scolastica raggiunse la massima fioritura, convisse in perfetta armonia con l’impegno ascetico della, perfezione interiore: «Signore Gesù, – pregava – invochiamo il tuo aiuto per non lasciarci sedurre dalle vane parole tentatrici sulla nobiltà della famiglia, sul prestigio dell’Ordine, su ciò che la scienza ha di attrattiva».

Insegnò a Hildesheim, a Friburgo, a Ratisbona, a Strasburgo, a Colonia e a Parigi. Ebbe tra i suoi alunni S. Tommaso d’Aquino, di cui indovinò le grandi doti di pensatore. Eletto superiore provinciale della Germania, abbandonò la cattedra parigina e volle essere costantemente presente nelle comunità affidate alle sue cure e percorse a piedi le regioni germaniche, mendicando lungo il tragitto il cibo e un ricovero per la notte. Convocato a Roma, dovette accettare la nomina a vescovo di Ratisbona.

Divenne proverbiale il suo totale distacco dagli agi che l’alta carica poteva assicurargli: «Nelle sue casse non c’era uno scudo, non una goccia di vino nella botte e una manciata di grano nel suo granaio». Resse la diocesi due anni soltanto, poi chiese ed ottenne di essere esonerato dall’incarico, tornando a vivere la vita comune nel suo convento di Wúrzburg e ad insegnare a Colonia.

Ormai vecchio e stanco, per prepararsi a ben morire, si fece erigere la tomba, davanti alla quale tutti i giorni si recava a recitare l’Ufficio dei defunti. Morì a Colonia il 15 novembre 1280. Canonizzato nel 1931, Pio XII lo proclamò patrono dei cultori di scienze naturali. Ha meritato l’appellativo di Grande e di «Dottore universale».

15 novembre