Adriano di Nicomedia

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Adriano_Nicomedia

tratto dal volume di Rino Cammilleri Un santo al giorno edito da PIEMME

Il patrono dei fabbricanti d’armi e degli agenti di custodia era un ufficiale nelle legioni di Diocleziano. Comandava il corpo dei soldati preposti alle carceri. La moglie, Natalia, era cristiana, e il suo esempio silenzioso aveva già fatto breccia nel suo animo. Adriano stesso non capiva il senso della persecuzione.

Dicevano che i cristiani erano nemici dell’Impero, ma quelli che conosceva – sua moglie per prima – erano cittadini integerrimi che servivano con lealtà e fedeltà le istituzioni. Non capiva, ma ubbidiva. Un giorno dovette arrestare un gruppo di ventitré, che si protestarono innocenti fino all’ultimo. Solo una cosa confessarono con coraggio e fermezza: erano cristiani e tali intendevano rimanere anche se ciò doveva costar loro la vita. Temevano più Dio che Cesare.

Adriano rimase colpito. Per un pagano, che cosa c’era di più importante della vita? Per un pagano la morte era morte e basta: si andava nel regno delle ombre, dove c’era solo tristezza e rimpianto. Che divinità era mai, quella, che dava ai suoi una forza così grande da superare perfino la paura della morte? Accadde così che Adriano si convertì.

Privato delle insegne del suo grado e messo in carcere, veniva confortato dalla moglie. Sapeva che cosa lo attendeva: che addirittura un ufficiale tradisse gli ordini imperiali non sarebbe stato sopportato. Fu posto sopra un’incudine, legato e ucciso a colpi di maglio. Si cercò di bruciarne i resti, ma una pioggia violentissima spense le fiamme. Il cristiano Eusebio andò a seppellirne il corpo presso Bisanzio. Natalia lo seguì e visse per sempre accanto alla tomba del marito.